NOTTE DI STELLE CADENTI

 


Guardo dallo specchietto retrovisore.
Il Monviso appare netto, solenne, in tutta la sua magnificenza, allineato alla catena alpina come un guardiano antico. Eppure, Torino è ormai vicina.

Davanti a me, una massa grigia ristagna sulla città. È compatta, densa, opprimente. Superga emerge da quella coltre polverosa come un’isola sospesa, sopra la vita di più di ottocentomila persone che respirano senza vederla.

Torno a guardare nello specchietto: il cielo è azzurro, le montagne portano ancora qualche traccia dell’ultima nevicata, l’aria è limpida. Poi lo sguardo torna avanti. Devo guidare. E non posso evitare la sensazione di affondare, consapevolmente, in quell’aria pesante.

Attraverso la città. Al Valentino la vita scorre lieve: coppie, famiglie, passi che corrono, corpi che si muovono nella luce. Tutto sembra normale. Fa bene camminare, correre, sedersi su una panchina e parlare del più e del meno. Non fa bene, invece, l’aria che riempie i polmoni, silenziosa e invisibile.

Sto per parcheggiare e la mente ritorna a ieri sera. A 1550 metri il cielo era un tappeto di diamanti e io ne ero felice.

Il cielo notturno, così bello da togliere il fiato, mi riportava alla Notte stellata di Van Gogh. Cercavo le stelle cadenti. Sono arrivate, improvvise, luminose. Ogni stella che cade porta con sé un desiderio.

Io ne ho affidati alcuni al silenzio, personali. E uno solo, enorme, collettivo: pace.

Mi chiedo se ieri sera, in qualche punto del pianeta, più di otto miliardi di esseri umani, in tempi diversi, avessero espresso lo stesso desiderio, se, unendo i nostri sguardi al cielo, unito i nostri cuori, avremmo potuto ottenere l’unica cosa sensata da chiedere sempre in ogni tempo e in ogni luogo: pace.

Ma la maggior parte di noi vive in città dove le stelle non si vedono più, cancellate dallo smog. Alcuni guardano il cielo solo per temere le bombe. Altri ancora sono sommersi dall’acqua, dalla terra che trema, o rinchiusi dietro mura.

Quanti sono, davvero, gli esseri umani liberi di alzare gli occhi e perdersi in un cielo stellato, quanti quelli che chiedono la pace?

 

 

 

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