sabato 29 settembre 2018

PREFERISCO DI NO




Quest’anno il titolo della XIV edizione di Torino Spiritualità mi è subito piaciuto, "Preferisco di no". Ho ascoltato la presentazione del programma e ho deciso che volevo proprio immergermi per alcuni giorni in questo mondo nel quale si incrociano i punti di vista, le idee, i progetti di artisti, teologici, filosofi, poeti, scrittori, musicisti, psicoanalisti, sportivi e chissà quanti altri da me non incontrati e nominati, intorno ad un avverbio monosillabico potente: NO.
Difficilissimo scegliere tra i 131 eventi, tra cui ne cito alcuni: Massimo Recalcati, Enzo Bianchi, Vito Mancuso, il parroco di Aleppo, la giornalista Hamira Hass,e moltissimi altri (156 ospiti).
Ho scelto di frequentare dei laboratori, per sperimentare l’arte del dire di no, che spesso per eccesso di buona educazione e gentilezza, per paura del conflitto, si è tentati di contenere. Attraverso la musica, il gesto e la scrittura ho potuto riflettere sui No della mia vita, ma di questo non scriverò. Nominerò però un giovane scrittore per ragazzi, Daniele Aristarco, curatore di un laboratorio, scrittore che non conoscevo e che apprezzo per lo sforzo di portare con le sue storie di resistenti, di ribelli, la speranza nelle giovani generazioni che dire di no, avendo un progetto, un no pacifico, non solo è possibile ma è auspicabile.
Già, ma” no” a cosa?
Cosa evoca a te lettrice/lettore il no? Prova ad immaginare ora, mentre leggi, qualcuno che ti dica “ No”. Cosa provi?
Il No spesso evoca violenza, emarginazione, barriere e quindi rabbia, evoca divieto, impedimento ma possiamo  pensare al No come consapevolezza, come netta posizione nei confronti del conformismo, dell’indifferenza, come rifiuto di un’ingiustizia.
Proviamo a pensare ai No nelle religioni.
Gesù si è opposto a regole ataviche che riteneva profondamente ingiuste.
Quindi il No potrebbe essere un atto molto coraggioso, controcorrente, rivoluzionario.
Pensiamo ai No  delle regole presenti in tutte le religioni: Non uccidere,(l’esempio è una mia idea) per esempio, è una regola, un divieto,  che “ci abbraccia” come direbbe  Asha Phillips, perché ci permette di prenderci cura di noi stessi e degli altri. Una definizione che ho trovato affascinante, come non pensare ai No che diciamo come genitori ai nostri figli per prenderci cura di loro quando pensiamo che un comportamento sia rischioso.
Il No è una pausa, diventa una parola gentile. Così, all’interno della Chiesa di San Filippo Neri, abbiamo potuto riflettere con Asha su un modo di declinare il no, un no gentile.
Subito dopo, al Carignano, Gino Strada ci ha ricordato che quest’anno cade il 70esimo anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, documento che è un chiaro No alla barbarie perpetrata durante la II Guerra Mondiale.  Però, i principi racchiusi nella Carta sono ancora disattesi: dal 1945 si contano 259 guerre. Dire No alla guerra può essere considerata un’utopia, come nel 1700 poteva sembrare un’utopia l’abolizione della schiavitù. L’uomo è progredito nella scienza e nella tecnica, ma non nell’etica. L’individuo può dire No a tutto questo: Gino Strada lo ha detto operando come medico chirurgo nelle zone di guerra. Emergency in 25 anni ha curato 9milioni di esseri umani. Una testimonianza preziosa, un modo coraggioso di non ignorare la sofferenza e di portare a tutti le cure. Una storia che conosco bene, quando insegnavo raccontavo ai miei alunni la storia di Emergency, ma non mi stanco mai di ascoltare Gino Strada.
Ho voluto poi incontrare il Dott. Berrino, autore di diversi libri che mirano a sviluppare la consapevolezza dell’importanza del cibo  per la salute dell’uomo. Qui i no che si debbono dire sono ad alcuni cibi, alla fretta, alla sedentarietà. Con lui Daniel Lumera: entrambi propongono di dire no alle cattive abitudini e di trovare il coraggio del cambiamento.
Ho ascoltato Corrado Pensa, maestro di meditazione Vipassana, tracciare in una lezione la sintesi chiara e completa del buddismo: il no questa volta è un no alla sofferenza e un sì ad un cammino che ci conduca alla felicità.
La strada è più semplice di quello che si possa pensare, bisogna avere costanza e pazienza e presto si possono notare i cambiamenti nella propria vita.
Ogni relatore ha donato la propria diretta esperienza con  rispetto verso noi ascoltatori. Tutti hanno dimostrato con la loro vita che se coniughi la conoscenza con la virtù (fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza) il risultato della tua vita è grandioso, diventi un costruttore di pace, un portatore di pace.
Ho concluso la mia carrellata sugli incontri di 4 su 5 giorni di Torino Spiritualità con Guccini attraverso i personaggi mai allineati delle sue canzoni, che sono poesie, ricche di figure retoriche e rime, come ha spiegato Gabriella Fenocchio.
Torino spiritualità è molto di più: offre l'opportunità di praticare yoga per due giorni, di incontrare monaci buddisti e praticare con loro, di camminare per sentieri contromano alla ricerca di storie di umana resistenza al male.

Sono più ricca oggi, dopo quattro giorni di ascolto e di laboratori, sono ricca di spunti, sono ricca di riflessioni, ricca di nuovi libri da leggere, di nuove domande e nuovi dubbi.
Grazie al curatore di Torino spiritualità, Armando Buonaiuto per l’argomento scelto e per i testimoni invitati.



martedì 4 settembre 2018

NON MI SONO MAI ARRESO: una settimana per Bruno Segre



Tornare in città vuol dire partecipare al movimento culturale e sociale che solo le città possono offrire, incontrare persone che lasciano segni nella vita di molti, magari anche nella tua.
Ieri sono andata a festeggiare l’Avvocato e giornalista, Bruno Segre che oggi 4 settembre ha compiuto 100 anni. Tutti i cittadini sono invitati alla settimana di festa in suo onore, una settimana per Bruno Segre dal titolo “Non mi sono arreso”.
Resistente durante la Seconda Guerra Mondiale e resistente nella vita.
Come insegnante ho avuto l’onore di conoscerlo personalmente, anche se purtroppo superficialmente e rimasi affascinata dalla forza interiore di un uomo già molto anziano, che continuava a spendersi per testimoniare ai giovani la vita durante il Fascismo per coloro che fascisti non erano.
Ieri presso il Centro Sereno Regis si è ricordato il processo contro il primo obiettore di coscienza laico, Piero Pinna difeso da Bruno Segre, allora appena trentenne. Oggi ha  tanti capelli, bianchi e luminosi,  sopracciglia  cespugliose,  orecchie  grandi, usa  fazzoletti di stoffa, l’abito che indossa appare più grande del suo corpo, come è normale per un centenario, è perfettamente lucido e attivo.
Gli storici Sergio Albesano e Marco Labbate hanno disegnato la storia dell’obiezione di coscienza: il difficile iter di una proposta di legge che divenne legge effettiva dello Stato solo nel 1972, dopo aver imprigionato molti giovani che si rifiutavano di imparare ad usare le armi. I giovani obiettori degli anni ‘50 e ‘60, venivano processati, imprigionati e al termine del periodo di detenzione erano obbligati a riprendere il servizio militare dal punto in cui lo avevano interrotto. Quasi sempre si rifiutavano nuovamente e ricominciava tutto l’iter, per cui molti di loro andarono in prigione molte volte fino a quando una commissione medica non trovava qualche malattia utile per riformarli, per timore del clamore dei mass media non certo per pena verso dei giovani pacifisti il cui unico scopo era quello di escludere la guerra dalla storia.
Magari ci riuscissimo.
Quando è stato il momento di ascoltare la testimonianza di Bruno Segre, lui, centenario, si è alzato in piedi. Che splendida abitudine, così disattesa, che indica rispetto per coloro che ascoltano, che dà rilievo a colui che parla.
Un altro mondo. Oggi nessuno si alza in piedi.
Ed è un altro mondo quello che ci racconta. L’incontro con Capitini e la difesa di centinaia di obiettori di coscienza, la maggior parte testimoni di Geova. Ricorda quando proiettò il film “Non uccidere” alla Gam, film censurato in Francia e poi anche in Italia.
Nel film  del 1961, presentato alla Mostra di Venezia, si racconta che a Parigi nello stesso giorno, nello stesso tribunale, si condanna un obiettore di coscienza e si assolve un seminarista tedesco che ha ucciso un partigiano francese per obbedire agli ordini.
Anche Giorgio la Pira decise di disobbedire e organizzò una proiezione privata a Firenze del film, spaccando così il mondo cattolico.
Affascinante ascoltare la storia da un testimone autorevole: la prima marcia della Pace, le posizioni del Psi e del Pci rispetto a questo tema, il digiuno di Marco Pannella che sdoganò definitivamente il problema, le posizioni ideali di Ernesto Balducci e Don Lorenzo Milani.
Il tema è ancora attuale perché vi sono Paesi che non riconoscono l’obiezione di coscienza e vi sono coloro che vorrebbero reintrodurre la leva obbligatoria in Italia.