domenica 13 marzo 2022

I TESTAMENTI DI M. ATWOOD E LA GUERRA

 



Questa volta non ti propongo una semplice recensione, un commento ad un libro che molti conoscono e apprezzano.

Leggo volentieri i romanzi distopici perché in realtà trovo che le osservazioni, le riflessioni,  che gli autori inseriscono nella narrazione di Stati dittatoriali inesistenti, siano spesso verosimili, spesso realistiche, spesso anticipatrici del mondo che verrà.

I romanzi distopici li paragono ai romanzi di fantascienza: gli autori inseriscono ciò che già sta accadendo in una narrazione fantastica.

Sta a noi cogliere i messaggi che gli scrittori veicolano nelle loro storie e conservarle nella memoria con cura.

Chi non ricorda il rogo dei libri in “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury?

Chi non ricorda il Grande Fratello che tutto e tutti controlla nel mondo di G. Orwell in “1984”? Impossibile amare, impossibile ricordare, la propaganda è martellante così come capillare è l’ignoranza, le parole assumono altri significati nella neolingua per cui “la guerra è pace e la libertà è schiavitù” e le torture atroci portano i due amanti, W.Smith e Julia a tradirsi reciprocamente.

Chi non ricorda i bambini del” Mondo Nuovo” di A. Huxley a cui venivano date scosse elettriche ogni volta che allungavano le manine per accarezzare un fiore o toccare un libro? Com’è un mondo senza fiori e senza storie?

Se tu lettore, lettrice non hai letto neanche uno di questi tre classici del genere distopico, ti consiglio di farlo al più presto.

Leggete questo passo tratto dai “Testamenti”:

“Da anni, ormai, quel mio Paese svanito era entrato in una spirale discendente. Le alluvioni, gli incendi, i tornado, gli uragani, i periodi di siccità, la scarsità di acqua, i terremoti. Troppo di questo, troppo poco di quello. Le infrastrutture in decadimento – perché nessuno aveva smantellato quei reattori nucleari prima che fosse troppo tardi? Il fiasco dell’economia, la disoccupazione, il tasso di natalità in declino.

La gente era spaventata. Poi iniziò ad arrabbiarsi.

L’assenza di soluzioni praticabili. La ricerca di un capro espiatorio….

Non ti convinci che il cielo sta crollando, finché non te ne cade un pezzo addosso.” Pag. 84

Leggevo e le analogie alla realtà erano evidenti.

Non è proprio ciò che sta accadendo? I cambiamenti climatici e l’inizio tiepido del tentativo di diminuire i gas tossici entro il 2050, ma chi si è dimenticato di smantellare le armi nucleari? Ed ecco che, in una pausa della pandemia, qui in Europa, mentre si cercava di riorganizzare l’economia, l’occupazione, si tornava a progettare e a legiferare, ecco che torna l’incubo della guerra nucleare, quella totale, quella che annienta migliaia, milioni di esseri umani, animali e la vegetazione, insomma la vita.

Ho letto, ascoltato i pareri degli uni e degli altri, ho ascoltato i discorsi di Putin ai Russi e di Zelensky agli Ucraini, i discorsi dei leader europei e i commenti dei commentatori.

Non vi credo.

Putin fa riferimento al 1939, evoca i gruppi neonazisti ucraini e ritiene di dover intervenire per evitare ciò che accadde dopo il 1939. Putin invita i soldati ucraini a disertare. Putin sta salvando l’Ucraina. La vuole demilitarizzata per il suo bene e denazistizzata. Un salvatore che uccide coloro che dice di salvare. Putin deve proteggere i russi che abitano in Ucraina. Putin ha assicurato di bombardare solo obiettivi militari. La sua non è una guerra, è un intervento strategico.

“La guerra è pace e la libertà è schiavitù”.

Anche Zelensky e la maggior parte dei leader mondiali fanno riferimento al 1939, all’occupazione dei territori abitati dalla popolazione di lingua tedesca, territori annessi a cui seguì l’ occupazione militare della Polonia e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale .Quindi chiede alle nazioni europee di intervenire militarmente, per proteggere la democrazia, sapendo benissimo che un intervento armato da parte della Nato provocherebbe la Terza Guerra Mondiale.

Sono parole.

Putin ha occupato militarmente l’Ucraina, accerchiata, 63 km di carri armati fuori Kiev, la capitale, sta radendo al suolo città e obbligando donne e bambini a diventare profughi: due milioni e mezzo di profughi in 17 giorni di guerra. La Polonia prima di tutti e poi i vari paesi europei stanno accogliendo i profughi. Nulla sarà come prima.

I soldati ucraini non disertano: combattono. Alcuni ucraini all’estero, sono partiti per combattere. Anche donne. Anziane. Incapaci di sparare. Capaci di resistere.

I reporter mostrano donne e uomini riempire centinaia di bottiglie di vetro con polistirolo e liquido infiammabile e altri uomini riempire di sabbia sacchi e sacchi per impedire l’avanzata. Gli ucraini non disertano, resistono. Nelle metropolitane, nelle cantine si rifugiano. Scarseggia tutto. Davide contro Golia. Oggi sulla Stampa la foto di una bambina con leccalecca e fucile seduta sul davanzale della finestra.

In Russia la comunicazione è controllata, gli inviati dei quotidiani stranieri sono dovuti ripartire, le sanzioni dell’U.E. e di altre Nazioni stanno fortemente indebolendo l’economia. I dissidenti sono in prigione, ma non solo quelli storici, anche chi ha manifestato per la pace, compresi i bambini.  Si parla di decine di migliaia, ma difficile saperlo con precisione.

I morti in battaglia e i morti a causa dei bombardamenti: non so la cifra, anche uno solo sarebbe troppo, ma sono molti di più.

E che dire degli incubi e dei traumi dei sopravvissuti che dureranno per anni dopo la fine della guerra. Ma quando finirà?

Bisognerà ricostruire ponti, case, scuole, ospedali, strade, industrie. Bisognerà arare campi distrutti, chiedere perdono per le vite strappate, curare ferite profonde.

Non avevamo bisogno di altro dolore.

Sono fatti. Di queste terribili ore.

Leggevo il romanzo:  donne che raccontano il regno liberticida di Gilead, con il totale controllo degli individui, l’oppressione totale delle donne, (questo romanzo è il seguito del Racconto dell’ancella), la paura, le atroci punizioni, la noia di una vita senza cultura (gli abitanti non sanno leggere e scrivere, tranne le Zie e i Comandanti), l’impossibilità di partire e conoscere altri luoghi, la disinformazione e, quando interrompevo la lettura e tornavo alla nostra quotidianità, di questo terribile marzo  del 2022, ecco, nel chiudere il romanzo, che è finzione e nel tornare nella realtà, non riuscivo a cogliere alcuna differenza, alcun confine. Eppure discernere è importante.

La scrittrice canadese nel “Racconto dell’Ancella” ci racconta l’oppressione della donna in un regime teocratico e totalitario (quanta realtà nel romanzo distopico, sono situazioni che realmente sono accadute e accadono nel mondo), mentre nei “Testamenti” ci descrive come la stessa donna fondatrice riuscirà a distruggere Gilead (una speranza e un sogno).

Vorrei vedere le donne al tavolo delle trattative diplomatiche. Voglio sognare che in questo momento una donna stia tramando come Zia Lydia per annientare chi distrugge, chi non sa amare.

Non è vero che è tutta una questione di potere, è tutta una questione di amore.

L’amore per i propri figli, l’amore per la vita, la profonda conoscenza e consapevolezza di quanto sia difficile, lento e faticoso crescere e quando facile e veloce distruggere: la guerra azzera il futuro, lo rende incerto.

L’amore delle mamme russe e ucraine per i loro figli e mariti: vorrei che vincessero loro e non i padri che sono onorati del coraggio e del senso del dovere dei propri figli.

Mi chiedo come abbiamo potuto in tre settimane ritornare alla divisione di genere: gli uomini combattono e le donne con i figli in salvo. Ragionamenti, asterischi, canzoni, mostre, foto, congressi, convegni, film ed eccoci alla solita storia di sempre.