martedì 31 luglio 2018

NUOVO SISTEMA DI VALUTAZIONE DEI CITTADINI


A Suqjan, una città a Nord di Shanghai, con cinque milioni di abitanti si sta sperimentando un sistema di valutazione dei cittadini basato su nuovi strumenti di sorveglianza.
Le banche, le assicurazioni, i tribunali, le aziende di trasporto sono invitate a stilare liste di persone che hanno viaggiato senza biglietto e non hanno pagato una rata di un mutuo o di un’assicurazione.
Un cittadino ha attraversato con il semaforo rosso: il giorno dopo il suo volto compare su schermi di tre metri quadrati, sistemati agli incroci della città. La sua foto si alterna ad altre di rei dello stesso reato.
A causa di questo comportamento i cittadini in questione hanno perso dei crediti della loro pagella di affidabilità e per recuperarli devono donare il sangue o compiere buone azioni.
I voti positivi  danno accesso prioritario all’ospedale o riduzioni su abbonamenti ai mezzi pubblici.
I voti negativi per ora non cambiano la vita, tranne per la pessima pubblicità. Però insegnanti ed imprenditori devono richiedere il loro “resoconto di affidabilità” per proporsi per un posto di lavoro o per avviare un’impresa.
Si tratta, dicono, di incentivare ad essere persone educate e civili.
Ho letto e riletto questo articolo. Mi ha inquietato. Ho pensato ai distratti, a coloro che sbadatamente commettono piccole infrazioni alle regole perché sempre tra le nuvole, ma che non farebbero male ad una mosca.
Ho pensato a chi è ligio, ma freddo calcolatore e non darebbe un bicchiere d’acqua ad un assetato.
Chi decide quali siano le azioni “buone” o le azioni che ci rendono “affidabili”?
Soprattutto è necessario mettere alla gogna mediatica, per mezzo di cartelloni, coloro che infrangono le regole del codice della strada?
Se un domani fossero altre le azioni non meritevoli? Leggere? Criticare i governanti?
Spiati, omologati, sempre di più mi sembra che Orwell abbia avuto il dono della divinazione e noi non abbiamo capito in tempo cosa la tecnologia stia realizzando e quanti cambiamenti avverranno ancora, purtroppo non sempre positivi.
Chi desidera approfondire, può leggere l’articolo dal quale ho tratto le informazioni su Internazionale n. 1264 “Senso civico a punti” di S. Leplatre.




mercoledì 25 luglio 2018

INCOMPRENSIONE TELEMATICA


E’ l’unico modo che conosco per superare la frustrazione da mancanza di comunicazione con il mio pc. Raccontarla. A te che hai voglia di leggerla.
Cosa vogliono esattamente da noi, nati quando già avevano inventato la luce, il telegramma, la radio, la tv, l’auto, la bici, i treni, gli aerei, gli elettrodomestici a cui si è unito questo affarino piccolo che contiene la mia memoria, che viene data in pasto anche ad altri che non conosco e soprattutto mi tiene in scacco per ore e ore, senza eliminare la carta, di cui siamo tutti pieni, in casa e in ufficio e soprattutto eliminando le preziose relazioni sociali che si instauravano in coda alla posta, alla banca, all’Inps ecc.
Questa scatoletta è comoda è, per carità, però…..
Oggi possiamo acquistare, pagare bonifici, accreditarci su un sito e su un altro, moltiplicando le password da ricordare e cercando di districarci come in un labirinto nei mille modi diversi di organizzare i siti.
Una volta entravi in un portone, di un bel palazzo, magari in un centro storico e vi erano cartelli chiari che indicavano dove andare e vi era anche un essere umano per i distratti.
Una volta.
Non amo le file (stavi già leggendo file nel senso di documento eh), ma vi erano esseri umani accanto a me ed era interessante, stimolante, curioso.
Ora i cartelli li devi cercare, cliccando e poi scompaiono uno dopo l’altro e poi il sito si disconnette e il biglietto del treno che avevi trovato a 45 euro passa per non si sa quale magia a 56 e poi ancora, se non ti sbrighi, se hai dei dubbi sull’orario, lievita ancora perché i biglietti vengono divorati in giro per l’Italia, per il mondo da dite fameliche che stanno digitando come te alla ricerca del miglior prezzo.
Vogliamo parlare della questione del miglior prezzo?
Perché abbiamo permesso che chi si siede sullo stesso treno o aereo paga una tariffa diversa a secondo che abbia prenotato un’ora o un giorno prima o dopo, di notte, di giorno all’ultimo momento o con largo anticipo?
Mi piaceva molto sapere che un servizio fosse uguale per tutti, a parte i dovuti sconti agli aventi diritto.
Mi piaceva sapere che tutti, usando lo stesso servizio, fossimo uguali.
Pensiamo alle tariffe telefoniche, a quelle per gas, luce, insomma è un dedalo di prezzi e la nostra vita non può essere spesa così stupidamente.
Torniamo al mio problema di oggi: devo richiedere la carta BIP per circolare sulla rete urbana torinese. Semplice no? Non ci sono riuscita ed è la seconda volta che ci provo. Motivo: i file da allegare, foto tessera e carta d’identità non so ridurli a quella dimensione richiestami, 500kb.
Semplice dirai tu, lettore e lettrice che stai sorridendo del mio analfabetismo informatico. Chiedi a Salvatore Aranzulla. Ho chiesto e ho trovato solo riduzione di foto, ma la mia risulta già micro, troppo micro, io devo ridurre il peso della carta d’identità.
Rinuncio però penso che, se mi obbligano a comprare la carta BIP, dovrebbero darmi una mano, perché comunque pure se ho iniziato a lavorare con il pc quando ancora si chiamava terminale, nel 1979 in Bnl, se ho scritto la mia tesi di laurea su un pc, ricordo ancora l’ansia di perdere tutto quello che scrivevo, i dischetti, i floppy in cui copiavo e copiavo, salvavo e salvano ancora, insomma pure se sono sufficientemente svezzata che non mi ha fatto un baffo né l’introduzione del registro elettronico a scuola, né la mania di documenti da inviare ai siti della scuola, anzi, aiutavo le colleghe coetanee ma non svezzate, ora però che io debba trascorrere ore e ore di incomprensione telematica….
Passo a pagare le tasse: la tari.
Ogni volta che entro nel cassetto tributario, la password non gli piace. Eppure è quella, l’ho modificata e trascritta, ne sono certa. E così, ricomincia con tutte quelle noiosissime operazioni per cui devi ripetere tutto da capo e devi anche copiare lettere misteriose ruotate nei modi più fantasiosi oppure cercare di trovare le auto nelle vignette. Tutto perché non sono un robot. Fatemi una domanda normale.  Proverò a rispondere.
Che so: chi era Napoleone Bonaparte? Da quale mare è bagnata la Toscana? Fatemi sentire un uomo, meglio una donna, perché così mi sento un robot frustato.


sabato 21 luglio 2018

STORIE











Caro lettore, lettrice, ti racconto qualche storia contenuta in qualche libro che prima di tutto sono riuscita a finire di leggere, perché ultimamente sembro un uccellino, spilucco un po’ un testo e un po’ un altro, ma soprattutto perché anche se sono trascorsi  mesi e la storia, il personaggio sono rimasti impressi nella mia mente. Questo mi fa propendere per l’idea che il libro sia consigliabile.
Nessuna novità strepitosa, libri che forse avrai in casa e chissà, avrai anche letto. Nel caso prova a commentare, sul blog o su fb.
John Williams, Stoner
A Natale, quando acquisto i regali, un o più libri li compro anche per me.
 Ed è stato un bellissimo regalo. Mi è stato consigliato da una mia amica, divoratrice di libri. Mi sono appassionata subito al personaggio. Il libro è considerato un caso letterario degli ultimi anni e uno dei capolavori della letteratura americana del Novecento.
Ma non è per questo che ti consiglio di leggerlo. E’ per la sensibilità e la chiarezza con le quali l’autore ritrae questo personaggio: un professore universitario di cui alunni e colleghi poco ricordano, un appassionato di letteratura, per la quale cambia facoltà e abbandona il lavoro paterno, una vita come tante, ma indimenticabile.
Nato nel Missouri, il futuro professore, a sei anni mungeva le vacche e dava da  mangiare ai maiali, figlio unico, il suo contributo era fondamentale. Il suo futuro era quello di laurearsi in Agraria, ma decise di interrompere gli studi e iniziò a frequentare i corsi di letteratura inglese. “vagava per i corridoi della biblioteca dell’università in mezzo a migliaia di libri, inalando l’odore stantio del cuoio e della tela delle vecchie pagine come se fosse un incenso esotico.” Divenne insegnante di letteratura inglese, ma la sua passione rimase dentro di sé, “sentiva la sua voce piatta ripetere le lezioni che aveva preparato, senza che il suo entusiasmo trasparisse minimamente da quelle frasi”. Era un solitario, aveva pochi amici, ma riuscì a sposarsi con Edith. Purtroppo “nel giro di un mese realizzò che il suo matrimonio era un fallimento”.
Scrivevo prima, una vita come tante, un lavoro che ti piace, che non cambi ma nel quale non eccelli, anzi hai chi ti ostacola, una relazione matrimoniale infelice che non interrompi, che sopporti. Accennerò solo che la moglie è la tipica persona che rovina la vita agli altri, in particolare il suo compito pareva quello di rovinare la vita a Stoner.
Stoner continua per la sua strada, pare che l’unica sua realtà sia quella del professore, per questa dimensione combatte anche quando sembra non farlo, oggi useremo il termine “mobbing”, mentre si arrende ai capricci della moglie e non difende la figlia dalle spire della madre.
Un amore, dal quale si allontanerà per morirne.
Lascia che tutto vada come gli altri vogliono.
Oppure no. Lo rileggerò ancora, so che voglio proprio bene a Stoner che ha avuto una vita come tante, raccontata con acutezza e tenerezza.

Roddy Doyle, Smile
L’autore è contemporaneo, il tema è attualissimo.
Doyle ci conduce per mano nel cuore e nella mente di chi ha subito violenza sessuale da giovane, l’ha rimossa per poter vivere, si è inventato una vita che racconta con dettagli, fino a quando il lettore scoprirà che quella vita è totalmente falsa e il protagonista con fatica ricorda ciò che ha subito.
Il sentimento che ho provato non è quello della pietà, bensì lo sgomento, molto simile a quello che provano, credo, coloro che subiscono violenze e che rimangono segnati per tutta la vita dal senso di colpa per aver subito.
Un tema difficile. Un libro da leggere.
Donatella di Pietrantonio, Bella mia
Di questa scrittrice ho apprezzato moltissimo l’Arminuta, un libro del quale scrissi l’anno scorso sul blog.
Bella mia racconta la tragedia della morte di Olivia, vittima del terremoto dell’Aquila del 6 aprile del 2009, 9 anni fa. La protagonista è la sorella gemella, Caterina, alle prese con il senso di colpa di essere sopravvissuta alla sorella che riteneva migliore di lei in tutto. Mentre vive il suo lutto di sorella gemella, sempre protetta da Olivia, deve occuparsi dell’educazione del nipote adolescente e taciturno, il cui padre musicista vive a Roma e ha una nuova relazione. La mamma, pur nella sua sofferenza, riesce ad abbracciare con il suo calore figlia e nipote. Un libro che parla di amore, l’amore tra due sorelle e  la fatica di vivere dopo un lutto improvviso ed ingiusto.

Elisabeth Strout, Olive Kitteridge
Olive, un’insegnante di matematica in pensione, moglie del farmacista del piccolo paese immaginario, Crosby nel quale si svolge la vicenda, è la protagonista di 13 racconti che hanno lei come filo conduttore.
Olive e il suo sguardo disincantato sul mondo, sui rapporti umani.
Ancora una volta una scrittrice americana racconta la vita umana degli abitanti di un piccolo paese sperduto e lo fa con l’occhio di una donna dal pessimo carattere, solitaria ma acuta.
Ha vinto il premio Pulitzer per la narrativa nel 2009.

Alle prossime storie.

lunedì 16 luglio 2018

UN SORRISO PER TUTTI





Mi piace l’idea di raccontare la storia di una donna, Marina Bassano Miyakawa a te, lettore, lettrice, per far conoscere una vita spesa per costruire e non per distruggere, come ogni giorno e in questi giorni ancora di più, constatiamo.
Marisa incontrò l’uomo della sua vita al salone dell’auto di Torino nel 1960. Era un giapponese, Hideyuki Miyakawa, faceva un giro del mondo in moto, come reporter per una rivista automobilistica.
Fu un colpo di fulmine, ma questo innamoramento non impedì  a Marisa di partire per il Giappone, come aveva stabilito e risiedere lì per un anno. Hideyuki la raggiunse in Giappone e si fidanzarono.
Sorse per il matrimonio il problema religioso: lei di famiglia cattolica, lui buddista.
Il fidanzato si convinse: si preparò al battesimo e ben presto si sposarono a Torino.
La loro coppia aveva un grande progetto: un famiglia internazionale dove l’incontro delle due culture indicava una doppia possibilità. Ai loro figli naturali, ai quali diedero due nomi, uno italiano e uno giapponese, si aggiunsero dei figli adottati, che accolsero e crebbero nella loro grande casa di San Pietro, ai piedi di quel posto magico che è la Sacra di San Michele in provincia di Torino.
Ebbero 7 figli: Mario Yukio, Francesco Zenjiro, Nalini, Antonio Masayuki, Maria Shizuko, Sara e Davide.
Marisa però sperava sempre di poter adottare un bimbo africano, finchè la coppia accolse la richiesta di aiuto di Suor Tarcisia, dallo Zambia, che chiedeva collaborazione alle famiglie italiane per gli sfortunati di quella terra.  L’elenco dei bambini africani adottati a distanza superò i duecento e continua ancora oggi.
Oltre alla famiglia, ai figli adottati a distanza, al lavoro, i coniugi si dedicarono al gruppo famiglia di san Pietro e ai corsi prematrimoniali.
Queste attività furono fondamentali per la coppia e permisero loro di diffondere la possibilità e l’importanza dell’adozione internazionale. A tutto questo si aggiunse  la formazione del centro per l’educazione della famiglia (CEPAF).
Nel 1983, volendo migliorare la loro qualità di vita acquistarono con altre famiglie un podere nel comune di Suvereto (Li) e trasformarono la Bulichella in un’azienda agricola biologica e agrituristica. Alla famiglia si aggiunse Ktiuscia, una ragazza toscana che divenne la loro ottava figlia.
Instancabili negli anni 90 aprirono un centro interculturale per promuovere gli scambi tra il Giappone e l’italia, nel ‘93 nacque il progetto “New start” che consisteva nell’accogliere due o tre volte all’anno gruppi di 7 ragazzi giapponesi, problematici, chiusi in se stessi, per 45 gg. In 10 anni passarono 65 giovani.
Marisa morì il 27 dicembre del 2003, una morte inaspettata.
La vita di una donna molto attiva, che ha prodotto tanto bene intorno a lei,  madre di una mia amica, mi ha commosso profondamente e per questo ho deciso di condividerla con te lettore-lettrice.
Per saperne di più, www.unsorrisopertutti.org
E per leggere il libro: Un sorriso per tutti di H. Miyakawa San Paolo Edizioni