martedì 24 ottobre 2023

Lettera dal carcere Rodolfo Morandi di Saluzzo

 In memoria di Pietro Tartamella, che organizzò corsi di scrittura per alcuni detenuti della Casa di reclusione R. Morandi di Saluzzo e per la stima che mi lega ad Annamaria, che continua a credere che esista una possibilità per tutti di cambiare e tesorizza il lavoro di anni svolto accanto a Pietro, condivido, con molto ritardo e mi scuso per questo, la lettera aperta alla cittadinanza che alcuni detenuti hanno scritto in occasione dell'8 settembre.

Alla cortese attenzione della cittadinanza,

alle testate giornalistiche, ai giornalisti, ai politici, alle radio, alle televisioni,

alle fanzine, ai social network, a coloro che hanno un profilo Facebook /Instagram/Twitter,

a tutti coloro che, in qualsivoglia maniera, hanno l'opportunità di diffondere una lettera che un gruppo di detenuti della Casa di Reclusione Rodolfo Morandi di Saluzzo, a partire dal 2018, 

ha deciso di scrivere ogni anno, a ridosso dell'8 Settembre.

Una lettera aperta alla cittadinanza

 

 

8 Settembre 2023

 

Da cinque anni ci siamo dati un appuntamento: scrivere a ridosso dell'otto settembre, giorno in cui si festeggia l'armistizio e  la  nascita della resistenza, una lettera alla cittadinanza, chiedendo alle associazioni Cascina Macondo e Liberi Dentro, che da anni ci supportano con i loro corsi di lettura- scrittura - letteratura e poesia, di diffonderla il più possibile. Per noi detenuti della C.R. Rodolfo Morandi è un modo per attraversare il ponte immaginario che in questi anni, attraverso la scrittura e la lettura, abbiamo costruito tra noi e il mondo esterno. La ricorrenza di questa giornata dovrebbe servire per farci riflettere e fare in modo che i sacrifici fatti dalla Resistenza e la forza della resilienza nata in quegli anni non siano stati vani. Tra queste mura ci siamo noi esseri umani pensanti che, per svariati motivi, stiamo espiando una pena che lo Stato ci ha inflitto. Abbiamo delle cose da dire e da ascoltare e confidiamo nell'attenzione di chi crede che questo dialogo possa avvenire. Speriamo simbolicamente che queste nostre parole possano portare qualcuno a riflettere seriamente e a trovare conclusioni costruttive.

In questi anni ci siamo occupati di tanti argomenti che abbiamo ritenuto essere motivo di riflessione, sempre attraversando situazioni di emergenza che purtroppo si ripetono.

Siamo passati dalla pandemia alla guerra in Ucraina. Guerra irrisolta e combattuta ogni giorno con bombardamenti estenuanti, con tante vittime e devastazioni che sembrano essere entrate nella routine quotidiana, come se ci fossimo ormai abituati a una situazione in cui la Nato e la Russia si scontrano in un terreno neutro che è l’Ucraina. E’il gioco del più forte, dove la diplomazia dimostra un fallimento e non riesce a mettere fine a questa mostruosità, dando per scontato che non ci riguarda perché lontana da noi. Eppure c’è un filo così sottile che ci separa da una guerra nucleare!

Non si vuole capire che tutto ciò potrebbe portare alla fine del genere umano.

Un altro argomento che quest’anno ci ha colto di sorpresa e ci sta a cuore è il cambiamento climatico; cambiamento che sta creando al pianeta gravi problemi, dovuti sicuramente all’azione dell’uomo: guerre, disboscamenti, rifiuti, mancanza di rispetto per la natura. Pochi gli accorgimenti presi nel corso del tempo per salvaguardare il pianeta. Se ne parla molto, ma le azioni messe in atto sono davvero insufficienti per risolvere i problemi dell'inquinamento, delle frane e delle inondazioni.

Cronache di alcuni mesi fa che dovrebbero indurre ad agire: l’Emilia-Romagna sommersa dalle piogge torrenziali. Non basta dare una mano per risolvere un problema locale. Occorre dare una mano a tutto il nostro Pianeta che mostra segni inequivocabili di squilibrio naturale. Bisogna agire affinché la sostenibilità ambientale sia un punto fermo nelle politiche future per un equilibrio tra il consumo delle risorse e la loro rigenerazione. La produzione inquinante deve essere smaltita con intelligenza, senza speculazioni, per il rispetto delle generazioni future. Difesa del suolo, tutela delle acque, tutela dell’aria, perché anche l’inquinamento atmosferico si ripercuote sull’uomo, sugli edifici, sul clima. Gestione ecocompatibile del territorio, questa è la strada da perseguire.

Questa lettera aperta vuole essere un urlo a tutti quelli che hanno in mano il timone della società, a tutti quelli che si riempiono la bocca con belle parole, alla ricerca del consenso elettorale, per dire che ora basta! Bisogna passare dalle parole ai fatti.

Ci auguriamo che il nostro punto di vista, anche se non preso in considerazione, possa essere un  piccolo seme che induca alla riflessione e possa far prendere coscienza ai cittadini che le soluzioni  si possono trovare, i giovani devono credere in questo cambiamento: ragazzi, il futuro del Pianeta   è nelle vostre mani.

 

Noi dei gruppi di lettura-scrittura-letteratura e poesia della C.R. Rodolfo Morandi di Saluzzo




La foto, tratta dal Festival della fotografia etica di Lodi, mostra con evidenza la tragedia degli incendi.

Mi sembra una foto adatta al contenuto della lettera aperta.


lunedì 23 ottobre 2023

Festival della fotografia etica di Lodi

                                                                 ...sono le azioni che contano. i nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintantoché non vengano trasformati in azioni. sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. Mahatma Gandhi.

NO, i bambini no

E piange. Io le accarezzo il braccio, lei si gira e si allontana. Non la ritrovo più nelle stanze e davanti alle foto che raccontano storie.

Dieci spazi espositivi dislocati nel centro di Lodi dove immergersi in un affresco del mondo contemporaneo attraverso le foto di tanti fotografi.

Si tratta del Festival della fotografia etica. Non so perché abbiano deciso di usare l’aggettivo “etico”. Io avrei preferito “sociale”.

Dei dieci spazi ne ho visitati cinque e ti assicuro che ho ben presto iniziato a sentirmi svuotata.

Ogni foto è una storia: alcune le conosco altre no. Tutte insieme queste storie di sofferenza mi annientano.

Incrocio gli occhi di una giovane donna dietro di me: piange. Le tocco il braccio in segno di condivisione della sua sofferenza e lei dice: No, i bambini no.

Le foto in questione provengono da Mariupol, Ucraina. Una in particolare fece il giro del mondo in pochissime ore: una donna sdraiata su una barella con una mano sul pube insanguinato a cercare di trattenere il suo bambino, a cercare di salvarlo con un gesto materno. Intorno a lei e ai militari che la trasportano, distruzione, fumo e morte. Altri sanitari, di un altro ospedale provano a salvare il bimbo con un cesareo, ma il bimbo nasce morto e anche lei dopo poco muore.  Il fotografo si chiama Evgeniy Maloletka, vincitore del Concorso Internazionale del Festival della fotografia etica di Lodi con “The siege of Mariupol”. Io non ho fotografato né questa foto, né le altre, tutte intorno alla battaglia di Mariupol (24.02.2022-20.5.2022). Per i Russi l’ospedale era un covo di combattenti ucraini e non presidio medico. Nella città in quei giorni non c’era l’elettricità, non arrivavano i viveri e i corridoi umanitari erano chiusi.

Una fila di persone in silenzio sfila in coda rispettosamente davanti alle immagini di nonni abbracciati ai nipoti morenti, alle fosse comuni, alle città fantasma. I visi che ho accanto esprimono dolore. Io cammino silenziosamente e in raccoglimento.

Difficile non collegare questa situazione bellica ad un’altra che vede il mondo sospeso in questi giorni e milioni di persone soffrire indicibilmente.

Anche in questa nuova e vecchissima guerra dei bambini sono stati uccisi barbaramente.

Difficile non pensare che la guerra in Ucraina non è terminata, che di Mariupol ce ne sono state tante e che i focolai di guerra sono aumentati.

No, i bambini no.

Dovrebbe diventare un mantra da ripetere casa dopo casa, via dopo via, ufficio dopo ufficio, di piazza in piazza.

No, i bambini no.

La mostra si trova a Palazzo Barni e tutte le altre foto, gli altri progetti, per quanto interessanti, perdono ai miei occhi di interesse.

Lodi è inondata dal sole dalle persone che vagano, come noi, con la cartina in mano, da luogo a luogo. I ristoranti in Piazza della Vittoria sono al completo.

 


Nell’ex-Chiesa dell’Angelo mi ricreo a contemplare fotografie di maestri della fotografia naturalistica. Una boccata di ossigeno, “La Natura è il nostro rifugio”, così si intitola la mostra e così è, spesso.

 


La crisi climatica, come un colpo al cuore, viene mostrata in tutta la sua terribile realtà presso il Palazzo della Provincia, nel chiosco del Monastero di San Cristoforo.

Foto di incendi, di  inondazioni, di ghiacciai ridotti al nulla, di invasione di plastica si susseguono implacabilmente in un affresco della distruzione del nostro pianeta.

 


Ancora un luogo, la Banca Popolare di Lodi, per la mostra ufficiale World Press photo. In questi giorni è visitabile anche a Torino.

E qui, tra le centinaia di foto, ne scelgo una: una donna iraniana.




Non aggiungo altro sui contenuti delle storie che emergono dalle foto, che documentano, interrogano, scuotono. Ti invito ad andare a Lodi.

Due parole è doveroso aggiungerle sui fotografi:  fotografare durante i combattimenti o durante un incendio, immortalare una donna senza velo al tavolino di un bar in Iran tra altre completamente coperte dai loro veli neri, è estremamente rischioso per ogni fotografo. Rischiano di morire o di essere incarcerati. 

La fotografia è molto di più del semplice scattare foto: è uno stile di vita.

E' quello che senti, quello che vuoi esprimere, è la tua ideologia e la tua etica.

E' un linguaggio che ti permette di cavalcare l'onda della storia. 

Sebastiao Salgado

Chi di noi legge e ascolta le testimonianze sa ciò che è accaduto e ciò che sta accadendo, giorno dopo giorno.

Una domanda per me e per te lettore e lettrice: a cosa serve sapere?

Il festival della fotografia di Lodi sarà visitabile anche il prossimo weekend.