venerdì 24 maggio 2019

SIMONE CAMPA



Lo vedo entrare al Circolo dei Lettori, quello che io considero il “mio” Circolo, come per altri potrebbe essere  il circolo del tennis o il circolo Arci, dove gli ho dato appuntamento.
Ha un trolley che lo segue fedelmente, un’aria sempre un po’ sognante, quasi fosse immerso nel suono, sorride.
Il suo mestiere è resuscitare i suoni dentro di noi, quelli armonici, quelli buoni, quelli che fanno bene, che guariscono.
Intorno a noi gente che legge e che scrive. In mezzo a loro sto bene.
A Torino, una mattina di fine estate dell’anno scorso, sperimentai, presso il “mio” circolo, l’essere abbracciata dai suoni, direi l’essere rapita dai suoni al punto da vivere un’esperienza che non esito a definire estatica. Non lo scrivo tanto per scriverlo, mi sono laureata in Storia delle Religioni, esattamente in Psicologia del Misticismo religioso e ho qualche conoscenza teorica di stati alterati di coscienza. Per quanto riguarda la pratica, faccio riferimento all’antica arte del pranayama.
Può sembrare esagerato, lo capisco, ma arrivai per partecipare ad un laboratorio nell’ambito di Torino Spiritualità, senza aspettative, se non la voglia di mettermi alla prova, di giocare.
Da allora ho nuovamente sperimentato l’abbraccio dei suoni e la sua valenza positiva su di me, nello studio di questo giocoliere dei suoni prodotti da ciotole sonore, gong, didjeridoo, flauti, tamburelli, tamburi e molti altri strumenti.
Qui vi racconto la storia di Simone Campa, musicista polistrumentista e sound therapist. E’ stato lui a permettermi di scoprire questo altro modo di stare con i suoni: desidero sapere da lui come sia arrivato a questa scelta di usare le sue conoscenze musicali per curare l’altro e forse se stesso con il suono e raccontartelo.
La musica fa bene, lo sappiamo tutti: cantare, suonare uno strumento, ascoltare i suoni prodotti e riprodotti ci aiutano in mille situazioni diverse, accompagnano i nostri gesti quotidiani, segnano le date memorabili della nostra vita, ci rilassano o ci elettrizzano, ma ci possono anche rapire in un'altra dimensione, quando diventano ritmici, ipnotici.
Lo sanno bene coloro che studiano i riti sciamanici, gli antropologi che hanno studiato le danze tribali nelle popolazioni ( l’effetto estatico di ritmi e riti con strumenti che pulsano come la madre terra.)
Simone non è figlio d’arte, ci tiene subito a comunicarmelo, ma è cresciuto ascoltando la musica amata da sua madre. Un musicista in particolare ha segnato la sua infanzia: Antonio Vivaldi ed in particolare il suo capolavoro “ Le quattro stagioni”, che possiamo definire la colonna sonora della sua infanzia. Sorrido, ripensando ai miei pomeriggi romani, quando, molto giovane, fui rapita dalla musica, ascoltavo proprio Vivaldi e ballavo sulle note della morte del cigno di Chaikovsky.
Simone,  da Vivaldi in poi ha percorso molta strada musicale, ha incontrato culture mediterranee e subsahariane, sempre alla ricerca.
Il nostro terapeuta del suono, mentre ricorda i pomeriggi ad ascoltare “le quattro stagioni”, ha gli occhi che si illuminano: mi racconta del potere espressivo e descrittivo del musicista, della sua capacità di trasmettere immagini della natura.
Iniziò a scuola e non solo a suonare tutti gli strumenti che gli fu possibile suonare, dai cinque anni ai venti imparò a suonare il pianoforte, l’organo, la chitarra, la batteria, le percussioni, il sax, il flauto, le percussioni etniche.  Usò anche la sua voce, cantando in un coro.
E’ evidente la sua  curiosità e versatilità, che lo portò a provare ogni strumento possibile, ma non era ancora soddisfatto, a 16 anni si appassionò alle percussioni etniche per nutrirsi di ritmi e suoni originali, antichi, iniziò a frequentare le feste rituali del Sud Italia quando ancora parteciparvi non era un fenomeno di massa. Per questo si ritiene un pioniere del folk, ascoltò le tradizioni vesuviane e calabresi. Fu affascinato dalla ritualità e dagli elementi simbolici, che ci ricordano i nostri legami con la Madre terra. Imparò a suonare tamburi e cornici e nel 1999 fondò la Paranza del Geco, compagnia musicale che opera su tutto il territorio nazionale e all’estero per tenere acceso un fuoco sacro.
Per diciassette anni osservò i vecchi dei paesi dell’area vesuviana e i Sufi del Marocco e capì che in quei canti e in quei balli vi era una matrice mistica comune.
Curò l’uso di uno strumento come il tamburello, così mediterraneo, è intriso di influenza benefica, il suo suono pulsa, culla e ti porta in una dimensione cosmica permettendo all’individuo di vivere una condizione che rigenera.
Simone ha proseguito ancora nella sua ricerca musicale e ha iniziato a dedicarsi al Sound Healing da tre anni.
Ha studiato presso il Peter Hess Institut in Germania, https://www.peter-hess-institut.de/das-peter-hess-institut/, conseguendo il relativo diploma di operatore olistico del suono.
Sempre negli stessi anni ha conseguito il diploma presso la British Accademy of Sound Therapy presso l’Università di Chichester.
Attualmente Simone offre sessioni di gruppo di sound therapy e trattamenti individuali come operatore Peter Hess, il cui scopo è di ritrovare il benessere attraverso il suono. Il corpo viene nutrito di vibrazioni armoniche e riequilibrato.
Dopo una sessione di gruppo è interessante ascoltare le esperienze individuali, tutte diverse, tutte affascinanti, accumunate dallo star bene.
Simone è pieno di progetti: in Italia i metodi di medicina olistica non sono accolti dalla sanità pubblica a differenza dell’Europa del centro e del Nord, dove questi trattamenti sonori sono riconosciuti e praticati negli ospedali. Ci sono molte cose da fare, contatti, incontri, sessioni. Far conoscere questa terapia ed io sono qui per farla conoscere a te, lettore, lettrice.
Tra i mali di questi nostri tempi possiamo annoverare la fretta, forse il male più diffuso e devastante.
Molte patologie nascono da questi comportamenti, da questo modus vivendi.
La terapia del suono ci permette di rallentare e di operare un’introversione, un ritorno a casa.
Per ogni altra curiosità, vi invito a visitare il suo sito
Saluto il mio giovane amico, che riparte con la sua valigia piena di magie.