venerdì 28 aprile 2017

CECILE


Il futuro è per tutti



Dopo "L'uomo che piantava gli alberi e "L'inventore dei sogni", torno a presentare un libro per ragazzi. Nessuno di questi libri è una novità in libreria, ma il mio intento è via via suggerire letture, così come amavo fare in classe, quando arrivavo  con pile di libri e mi accaloravo nel presentarli nel modo più accattivante possibile, aspettando che si alzassero le mani dopo che nella loro testa o forse nel cuore si era accesa una lampadina.

Marie-Aude Murail mi ha nuovamente incantata con il suo modo gentile di trattare un tema estremamente attuale, l’immigrazione, scegliendo la scuola come l’unica istituzione capace di risolvere con umanità un problema che va al di là delle leggi. Confesso di aver finito poco fa di leggere questo libro, prestatomi da un'amica.
Ho divorato questa storia che ho sentito  mia dalle prime battute.
Cécile è una maestra elementare alle prime armi. Nonostante la sua timidezza ben presto l’amore verso i suoi piccoli allievi di prima elementare la porta ad elaborare un suo metodo di insegnamento.
Le storie inventate da lei, via via che si presentano i problemi, creano un ottimo clima di classe e permettono a tutti o quasi di imparare a leggere e a scrivere.
La giovane maestra con un  Preside illuminato e un  ragazzo idealista si trova ad affrontare un problema piuttosto difficile: salvare 12 piccoli ivoraniani dalle autorità che vorrebbero rimpatriarli in Costa d’Avorio con i loro genitori, senza tener conto dei gravissimi motivi per i quali erano fuggiti in Francia. Questa cecità istituzionale è dovuta ad interessi personali, che scoprirete facilmente.
Il seguito della storia lo lascio a te, lettore/lettrice del mio blog.
Ciò che mi preme segnalarti è che effettivamente la scuola, istituzione statale per eccellenza, rappresenta un baluardo contro le ingiustizie, è un luogo dove tutti dovrebbero sentirsi uguali e accolti ed è il periodo della vita in cui a tutti vengono offerte delle possibilità. E’ soprattutto per questo motivo che la scuola statale va difesa sempre da ogni tentativo di depauperarla di risorse umane e materiali. A proposito, il titolo originale dell'opera è Vive la République!

Storia scritta non solo per giovani lettori, da un’autrice di molti libri per adulti e per ragazzi. Uno dei suoi più grandi successi è Oh, boy!, che lessi alcuni anni fa e di cui scriverò un’altra volta, in un altro post.

mercoledì 26 aprile 2017

LA BALLATA DI ADAM HENRY











Durante questo ponte ho avuto modo di leggere ancora Ian Mc Ewan, esattamente questo romanzo pubblicato nel 2014, titolo originale “The Children Act”, tradotto da Susanna Basso per la casa editrice Einaudi.
Ancora una volta Mc Ewan mi ha rapito: questa volta a Londra accanto ad un’alta magistrata.
La protagonista è un giudice dell’Alta Corte britannica in servizio presso la Sezione Famiglia. Lei si sta avvicinando alla sessantina, è sposata da trentacinque anni con un uomo colto e avvenente, non ha figli, è una donna molto stimata dai colleghi.
Il lettore/lettrice riflette, insieme a Fiona Maye, la protagonista, sui casi che via via deve affrontare, ma uno in particolare è il caso che sconvolge Fiona: il caso di Adam Henry.
Si tratta di un giovane di quasi diciotto anni, malato di leucemia, figlio di testimoni di Geova. I medici consigliano una trasfusione di sangue, ma i genitori rifiutano per motivi religiosi.
Fiona si reca personalmente dal ragazzo in ospedale, dopo aver ascoltato tutte le parti in causa. Nel frattempo la sua vita privata ha subito un repentino cambiamento: il marito ha deciso di abbandonarla per una giovane studentessa. Il caso di Adam la assorbe completamente, nel lavoro trova rifugio alla solitudine. Decide di obbligare la trasfusione e salva la vita al ragazzo, poeta in erba e violinista dilettante. Adam sceglie il giudice Maye come guida nella sua nuova vita, rinato e ritemprato dalle cure. Taccio sul seguito della storia, per ovvi motivi.
Con il solito senso della misura, di stile tipicamente britannico, l’autore affronta molte tematiche, man mano che presenta i vari casi che il giudice Maye deve giudicare. Da leggere. Buona lettura.



giovedì 20 aprile 2017

IL SEME DEL NEMICO









In questi giorni mi è sembrato di tornare bambina, quando negli anni ’60 sentivo aleggiare la paura  della guerra nucleare, alimentata dagli armamenti nucleari dislocati lungo la cortina di ferro, a dividere due mondi, il Primo dal Secondo. Noi in mezzo.

In questi giorni mi sono chiesta come mai così tanto silenzio rispetto a minacce precise, a sfilate militari con testate atomiche, all’esibizione dei muscoli, che seguono ad un riarmo crescente in molti Paesi, ad elezioni democratiche che incoronano politici dai programmi autoritari e nazionalisti.

In me la paura di nominare quella cosa che si chiama guerra, non più tante  guerre locali, ma la Guerra.

Ho riletto in questi giorni un libro, "Il seme del nemico" di Euro Carello, che consiglio a tutti perché ci racconta la guerra di oggi, i suoi orrori, il dolore, la follia, le torture, la morte, attraverso dei racconti. Sfilano davanti a noi uomini e donne artefici o vittime della guerra.

 Leila e la sua borsa con il carico di morte. Leila non ha più nulla da perdere: non ha più madre, né padre, né sorella, né fratello, né casa, né rispetto. Diventerà un’eroina, il suo nome sarà tramandato, così le ha detto l’uomo dalla barba nera.

 Il soldato che muore su una mina, dopo aver salvato miracolosamente una bambina.

Due cecchini in una città spettrale.

Soldati superarmati che uccidono per prevenire attacchi e per il gusto del potere.

 Prigionieri terrorizzati e uccisi.

Nemici salvati che hanno solo un seme da regalare al loro salvatore.

 Euro Carello mette al centro dei suoi racconti gli uomini e ciò che la guerra nega loro per sempre.

I suoi racconti sono da leggere ad alta voce, da recitare, così come è accaduto il 5.10.2016 al teatro Gobetti di Torino ad opera di Eugenio Allegri e Mariella Fabbris.

Fui colpita in quell’occasione dalla capacità descrittiva di Euro, tipica degli scrittori. Io  conoscevo Euro Carello come volontario della pace: era il benvenuto nelle mie classi, dove  svolgeva incontri con gli studenti per raccontare le guerre contemporanee attraverso l’impegno di Emergency. Le ore trascorse con lui e con i suoi colleghi sono sempre state importanti per i miei allievi.

 Le  descrizioni precise e accurate permettono al lettore di non dimenticare i da lui personaggi creati al fine di scuotere le nostre menti e i nostri corpi e ritornare a desiderare la Pace, così come i nostri genitori e i nostri nonni dopo le due guerre mondiali.

Un mondo in Pace è l’unico contesto nel quale è possibile vivere le nostre vite, già cariche da sole di problemi a volte insolubili.

Buona lettura.


mercoledì 19 aprile 2017

LE OTTO MONTAGNE






Ho conosciuto Paolo Cognetti al Circolo dei Lettori in occasione dell’Indie Night su Fernanda Pivano.
Uno scrittore giovane e timido, che ha scritto, tra l’altro, un libro edito da Einaudi “ Le Otto montagne” e subito venduto in trenta paesi.
Ho deciso di leggere questo romanzo per amore di mio figlio e di mia nuora, che amano camminare per ore in montagna,  con le pelli di foca o con i ramponi, purché sia montagna, purché sia alta.
Il giovane scrittore nato e vissuto a Milano, sin dall'infanzia ha vissuto diviso tra la sua vita cittadina dove  “il cielo è indifferente alle stagioni…. E i fiumi sono fiumi di auto, furgoni e  motorini sempre in piena” e la sua vita in montagna d’estate, libero di esplorare, di annusare, toccare, pensare, camminare dietro ad un padre nato in montagna e trasferitosi in città, sua guida anche dopo la morte.
La storia raccontata nel libro, in gran parte autobiografico, racconta l’amicizia tra Bruno e Pietro, che pur amando la montagna, prendono strade diverse, come nella storia nepalese che recita così: al centro del mondo c’è una montagna altissima Il Sumeru, altre otto montagne intorno, ognuna separata da un mare. Chi impara di più? Chi fa il giro delle otto montagne o chi arriva in cima al monte Sumeru?
Bruno e Pietro sono amici tra loro e amici della montagna, eppure nessuno dei due può evitare che Pietro parta per esplorare e conoscere il mondo, mentre Bruno si ostina a rimanere fedele all’unica vita che conosceva, a quel luogo, a quella montagna, a quella baita, fino alla fine.
Nel romanzo c’è molto di più di ciò che ho appena tratteggiato.
Buona lettura.


martedì 18 aprile 2017

ANIME SCALZE





Viola ed Ercole, vogano in silenzio sul fiume Po, procedendo allo stesso ritmo.
Negli occhi la partenza..... e nel respiro una quieta fiducia, come quella di certe anime scalze mentre risalgono il fiume in cerca della sorgente”.
Con questa immagine si chiude l'ultimo romanzo di Fabio Geda, l'immagine di due adolescenti in cerca di se stessi e delle risposte alle domande senza tempo e senza luogo.
Si tratta di un romanzo di formazione con al centro un adolescente, che vive una vita complicata e complessa, Ercole.
Proprio come il mitico Ercole, il protagonista del romanzo deve essere coraggioso per affrontare le sfide che la vita gli presenta fin dall'età di 6 anni: prima la morte drammatica della nonna e poi la sparizione della mamma, che costringerà sua sorella Asia a crescere velocemente per occuparsi di lui e del padre.
Il pensiero della mamma lo accompagna lungo il suo cammino, “tristezza che io sentivo sulle spalle e sul collo, come stessi scavando un buco dentro me stesso e avessi quintali di macerie da portare fuori....le notti in cui sentivo fortissima la nostalgia di mamma e non riuscivo a prendere sonno, quando cercavo di dipingermi la sua faccia nella testa e ciò che ne ricavavo era un ritratto fatto lanciando secchiate di vernice, ecco, quelle erano le notti in cui i mostri si rincorrevano nei muri facendo più rumore”
Ercole vive con sua sorella Asia, attenta che nessuna persona di buon cuore potesse pensare che loro due avessero bisogno di aiuto, perché desideravano solo stare insieme. Il padre non era certo un modello di virtù, ma continuava ad occuparsi di loro, a modo suo.
Un giorno, girovagando per Torino, incontra Viola e se ne innamora. Viola appartiene ad un altro mondo, è colta, ricca, coccolata dai familiari.
Proprio quando iniziava a intravedere una vita migliore accadono cose che lo disorientano e spaventano tanto da fuggire per cercare la mamma.
Intenso, profondo è il racconto della ricerca e dell'incontro con la mamma.
Chiunque abbia avvicinato ragazzi abbandonati dalle madri sa quanto bruciante e ossessivo sia il desiderio di rivederle, toccarle,sapere.
Geda riesce a raccontarci con molta concretezza questo sentimento: “ poi mi ha preso la mano ...ed è stato quello a scatenare qualcosa.....nella mia testa sono successe cose straordinarie.”
La mamma non è sola, Ercole ha un fratello, Luca di sei anni, sei come ne aveva lui quando la mamma sparì.
Ed è proprio l'amore per Luca, la responsabilità che sente verso di lui, la consapevolezza dell'inadeguatezza dei grandi che lo portano a fuggire di nuovo.
Una fuga che risolverà molti problemi a tutti.
Una storia raccontata dal punto di vista di un adolescente che osserva il mondo degli adulti, ne coglie le mancanze, le debolezze, le incoerenze, un adolescente che cerca punti di riferimento e fatica a trovarli, un adolescente che è coraggioso e a modo suo responsabile.
Fabio Geda ha già saputo descrivere le vite difficili dei ragazzi nel romanzo " L'esatta sequenza dei gesti".
Forte della sua esperienza di educatore, ha saputo, come lui stesso ha dichiarato alla presentazione del libro al Circolo dei lettori di Torino il 12.04 u.s.,fare tesoro della sua esperienza per narrarla.
Un libro per ragazzi e adulti.
Buona lettura.





martedì 4 aprile 2017

NEL GUSCIO









Trovo geniale McEwan e ho trovato geniale l’idea di raccontare una storia dal punto di vista di un nascituro.
“Dunque eccomi qui, a testa in giù in una donna. Braccia pazientemente conserte ad aspettare, aspettare e chiedermi dentro chi sono, dentro che guaio mi sto per cacciare”.
Il nascituro impara a conoscere il padre, John, un poeta, un uomo innamorato e generoso, allontanato dalla moglie proprio ora che il piccolo sta per nascere.
Il non ancora nato, il senza nome, dipende totalmente dalla mamma: accusa forti mal di testa quando la madre beve oltre il terzo bicchiere di vino,
“….Ho il mio primo mal di testa, un cerchio intorno alla fronte…..la titolare del dolore è lei….acqua, dovrebbe bere più acqua. Le mie mani si sollevano a cercare le tempie. Che mostruosa ingiustizia, avere tanto male prima ancora che la vita cominci.”
ma soprattutto è complice involontario di un efferato delitto che la madre sta per compiere in totale accordo con Claude, il fratello del padre, il cognato della mamma, insomma suo zio. “io sono un organo del suo stesso corpo, non ho autonomia dai suoi pensieri. Sono complice di ciò che sta per fare”.
Lui non può prescindere dalla mamma, che ama e odia, che vorrebbe fermare ma lui nella vita della mamma non conta nulla, sa che presto o sarà abbandonato o dovrà vivere in carcere.
Cosa accadrà lo scoprirai tu, lettore/lettrice, quello che desidero dirti è che ho trovato geniale raccontare il punto di vista di un essere che sta per nascere, il quale avrebbe diritto ad una coppia di genitori innamorati ed invece si trova a dover intervenire per vendicare il padre.
Un personaggio che non si scorda facilmente, "indosso mia madre come una cuffia troppo aderente", perché tutti noi siamo stati nel guscio.
Un romanzo che si legge con piacere, nonostante le scomode verità che Ian McEwan ci somministra con il suo solito umorismo.






domenica 2 aprile 2017

MOONLIGHT




Cara/o lettrice, lettore immagino che tu abbia già avuto modo di vedere il film che ha vinto  il Golden Globe a Los Angeles quest’anno come miglior film e quindi spero che avrai voglia di commentare questo post.
Il regista ci racconta la storia di Chiron, un ragazzo afroamericano che vive in un sobborgo periferico di Miami. La sua storia è suddivisa in tre periodi: infanzia, adolescenza, età adulta.
Ad ogni età del protagonista corrisponde un nome, che indica l’identità che gli altri hanno voluto attribuito a questo ragazzo, silenzioso ed introverso, perennemente alla ricerca di sé stesso.
I:Piccolo
Chiron è un bambino che vive con una mamma tossicodipendente, che, per sopravvivere alla sua dipendenza, si prostituisce, negando al figlio ogni attenzione e ogni affetto. Piccolo, così lo chiamano i suoi compagni di scuola, spesso è oggetto di episodi di bullismo e trova in Juan, uno spacciatore, attenzioni e cure.
II: Chiron
Chiron è un adolescente timido, introverso, pauroso, silenzioso, in dubbio sulla sua identità sessuale. Juan è morto e la madre è sempre più disturbata. Trova in un amico, l’unico, la risposta ad una sua domanda. Purtroppo però è vittima di un pestaggio e decide di cambiare completamente atteggiamento nei confronti dei prepotenti.
III: Black
Chiron ha scontato anni di carcere ad Atlanta per aver aggredito un compagno di classe, colpevole del suo pestaggio, rimasto impunito.
In carcere, come spesso accade, diventerà un altro, diventerà Black, uno spacciatore con i denti d’oro.
Il finale non lo scrivo nel caso uno tra voi non abbia già visto il film e volesse vederlo.
Film di formazione nel quale, ancora una volta, si sottolinea la forza che l’ambiente esercita sull’individuo nel forgiarlo e renderlo diverso da quello che sarebbe potuto essere, si sottolinea la mancanza delle agenzie educative, famiglia e scuola, nel comprendere le difficoltà di un giovane ed aiutarlo, ascoltarlo, semplicemente dargli ciò che è essenziale per chiunque, ovvero attenzione, calore, comprensione, fiducia.