giovedì 30 marzo 2017

VITA






Ho letto in questi giorni il romanzo "Vita" con cui Melania Mazzucco vinse nel 2003 il Premio Strega.
Sono rimasta stregata dalla maestria con la quale la  scrittrice romana ha saputo narrare contemporaneamente la storia degli emigranti italiani a New York ai primi del Novecento e la storia della sua famiglia.
Nell'intreccio di storie e di tempi storici il lettore/lettrice, segue con passione la storia di Vita e Diamante, che si incontrano a Roma 38 anni dopo essersi salutati, pensando di rivedersi 36 mesi dopo.
Entrambi sono emigrati, mano nella mano, da Tufo di Minturno, un paesino che gli americani sbarcati in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale non riescono a trovare sulle carte geografiche e dove i fratelli di Diamante sono morti affamati.
Lui aveva 12 anni e lei 9 anni.
Lui è piccolo, mingherlino, taciturno, orgoglioso e coraggioso, ha degli occhi azzurri che incantano Vita, la quale, oltre alla bellezza, che diventa prepotente negli anni della giovinezza, ha una dote speciale: ha la capacità di spostare gli oggetti.
Insieme affrontano la solitudine, la paura, l’esclusione, la povertà, la fame, la scoperta della nuova lingua, insieme scoprono l’amore, la speranza di una vita migliore come recita la Dichiarazione degli Stati Uniti d’America del 4.07.1776:
Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità.
 Per raggiungere la felicità, Vita diventa via via cucitrice di fiori artificiali, sguattera, cuoca, amante di Rocco, un guappo dal quale Diamante si era precipitosamente allontanato, venditrice di case inesistenti, mentre Diamante svolge mille lavori faticosi, lo strillone a 12 anni, di notte tra italiani analfabeti, raccoglitore di stracci, impiegato presso una ditta di pompe funebri, waterboy, attrezzista per una società di produzione di western.
Si sono giurati amore eterno negli anni in cui sono vissuti come straccioni a Prince Street poi, la separazione forzata e il tradimento di Vita, ma non smettono mai di pensarsi, fin quando si ritrovano a Roma, lei  vedova ricca e lui vedovo povero.
Cosa era successo in quei 38 anni?
La scrittrice ha usato i racconti di suo padre, i documenti dell’epoca ritrovati sui giornali o negli archivi e scrive la memoria non solo della sua famiglia, ma di tutti gli italiani emigrati in quegli anni negli USA.
Un romanzo da consigliare a chi ancora non l’avesse letto.



lunedì 20 marzo 2017

IAN MCEWAN







Questa sera lo scrittore inglese sarà ospite del Circolo dei Lettori di Torino, presso la Cavallerizza Reale, per incontrare i suoi lettori.
Io sono una sua lettrice, per cui tra poco uscirò, mi metterò in fila, sperando di entrare e di ascoltarlo.
Per essere sincera non sono una persona  che anela incontrare gli autori dei libri che ama. Non lo trovo fondamentale, anzi, a volte mi pare che questi poveri autori debbano sobbarcarsi lo sforzo di presentarsi al pubblico, di essere simpatici ed accattivanti,  per vendere i propri libri, che andrebbero valutati per la storia in essi contenuta e non per altro.
Però questa sera ho proprio voglia di incontrare lo scrittore che ha scritto “L’inventore dei sogni” o meglio “the Daydreamer”, libro per ragazzi che mi ha accompagnato per anni nel mio mestiere di prof. di italiano e che leggevo a capitoli, in quanto il libro consta di otto capitoli, otto avventure del protagonista, Peter Fortune.
Al centro delle avventure di Peter ci sono otto sogni. Sogni ad occhi aperti, sogni di un ragazzo che si prepara a diventare adulto, che vive paure e cambiamenti e cerca di trovare un modo per affrontarle.
In prima media leggevo sempre, nei primi giorni di scuola, quando molti alunni non hanno ancora comprato i libri, il primo capitolo, dove l’autore presenta Peter, un bambino di 10 anni.
I miei alunni iniziavano a sorridere dalla quarta riga, per poi sentire Peter uno di loro quando, dopo aver promesso alla mamma di non lasciare mai la mano della sorellina Kate, di sette anni, nel tragitto verso la scuola vive un’avventura: deve difendere sua sorella da un branco di lupi affamati. Ci riesce benissimo accendendo un falò, ma alla fermata scende di corsa dimenticandosi la sorellina sul pullman!
Sarà lei a ritrovare lui e a dargli la mano, affinchè suo fratello non si cacci in altri guai.
Le altre sette avventure vi consiglio di leggerle.
Buona lettura.


venerdì 17 marzo 2017

CIAO MASCHIO


Lunedì 13.03 ho deciso di seguire il programma di Riccardo Iacona, Presa diretta.
Dopo pochi minuti mi sono resa conto dell’estrema importanza dell’inchiesta di Lisa Iotti e ho deciso di scriverne  sul mio blog.
Lo sai lettore/lettrice che io non sono una scienziata, ma credo che sia necessario informare la maggior parte della popolazione, con tutti i mezzi a nostra disposizione, social, blog, quotidiani, altre trasmissioni televisive, film, documentari al fine di “ fermare, finché siamo in tempo, questo meccanismo di autodistruzione” (Prof. Foresta, Università di Padova).
Ti sembro esagerata? Non hai visto la trasmissione? Ti invito a vederla.
Ecco, in breve, si tratta di capire quali siano le cause biologiche della sterilità maschile, che è raddoppiata in venti anni, con calo del testosterone, modifiche antropometriche, crollo del numero degli spermatozoi.
Insomma si tratta della sopravvivenza della specie, direi un problema grave. Lo so che ci siamo riprodotti in modo esponenziale, che siamo troppi rispetto alle risorse del pianeta, ma l’inchiesta tratteggia un percorso che può portare all’autodistruzione, arrivando all’incapacità di riprodurci. Insomma la fine della specie umana. Non per opera dei robot, come paventa il grande astrofisico Stephen Hawking, non per opera delle sofisticate armi nucleari, non per colpa di un asteroide o per un’invasione degli alieni, ma per opera delle nostre folli decisioni, del nostro progresso!
Le interviste a studiosi di Edimburgo, Copenaghen, Roma, Padova hanno evidenziato che esistono sostanze chimiche, i cosiddetti interferenti endocrini,  ingannano il ns corpo al punto da provocare gli effetti di cui sopra, comprese le malformazioni all’apparato riproduttivo e casi di intersessualità . In rete ho trovato questo opuscolo del ministero dell’ambiente che spiega quali siano gli interferenti endocrini e dove si trovino. http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/reach/decalogo_interf_endocr_13032014.pdf
Il problema è che gli interferenti endocrini si trovano ovunque, dai biberon agli scontrini fiscali, dalla carta di credito alla padella antiaderente, dalla carta forno al cartone per le pizze, dagli impermeabili alle bottiglie usa e getta e via così.
L’aria in alcune città, in particolare  quella nella quale vivo, Torino, è spesso irrespirabile; l’acqua dei fiumi e dei mari è invasa dalla plastica se non da scorie radioattive e altri inquinanti; la terra in molti luoghi è invasa da rifiuti tossici; il cibo di conseguenza è inquinato, quando non è adulterato ad hoc; gli oggetti che usiamo comunemente stanno minando la capacità di riprodurci e i politici parlano del nulla.
E’ necessario affrontare urgentemente questo problema, insieme a quello della disoccupazione giovanile.
Se ritieni, lettore, lettrice, informa anche tu, condividi questo mio post, che rimanda all’inchiesta, al fine di sensibilizzare genitori, nonni, insegnanti, medici, infermieri, assistenti sociali, giornalisti, blogger, artisti, tutti coloro che hanno a cuore il futuro dei loro cari e dell’umanità.







lunedì 6 marzo 2017

LA TIGRE E LA NEVE






Ogni tanto rileggo i libri già letti, quelli che ho amato di più, quelli che ho divorato.
Nel novembre del 2006 ho divorato la sceneggiatura del  film omonimo, opera di giganti come Roberto Benigni, Vincenzo Cerami con le musiche del Maestro Nicola Piovani.
Benigni nell’avviso ai lettori, scrive: “ Amato lettore, che Dio ti benedica ancora! Poiché tu stai leggendo. E una sceneggiatura, per giunta!
Ti assicuro, mi* lettor*(lettora? meglio lettrice), che la sceneggiatura del film è piacevolissima, così come tenera è la storia di amore che vi è narrata, tra Vittoria e Attilio.
Un uomo pazzamente innamorato, che in tutti i modi, goffi e comici, cerca di riconquistare la sua diletta.
La sogna, la segue, la corteggia fino a recarsi in Iraq, in piena guerra, per salvarla dal coma e dalla mancanza di medicine, non senza vivere mille avventure comiche, come solo Benigni sa regalarci.
E’ il Benigni innamorato che chiama “Principessa” la sua innamorata e la fa camminare su tappeti pregiati sotto la pioggia del film “La vita è bella”.
Un film imperdibile e un libro da centellinare, così ricco di citazioni da far scrivere all’attore che nella sceneggiatura loro hanno copiato tutto.

Buona lettura e buona visione.

sabato 4 marzo 2017

UN GIGANTE BUONO


Torno dopo tanto tempo a parlare di lavoro e di persone che amano il loro lavoro.
Oggi vi racconto di Umberto.
Ho incontrato un gigante buono.
Gigante, perché molto alto, gigante  nel modo che ha di coltivare le sue virtù.
Buono: stabiliscilo tu che leggi, se sbaglio.
Una vita interessante: scelse di vivere da solo poco prima della maggior età, stanco di assistere a dissapori nella coppia genitoriale.
Da allora dovette fare i conti con il bisogno di lavorare per provvedere a sé, scelse la carriera militare.
Nel periodo in cui fu militare di professione, divenne infermiere professionale, ma non si limitò a questo, si spinse in missioni all’estero, in Africa, missioni pericolose.
La malattia del padre lo spinse a scegliere nuovamente:  decise di prendersi cura del genitore e si dimise dall’esercito. Scelte coraggiose, che cambiano il destino della propria vita.
Da quel momento la sua vita è dedicata ai malati, per lo più ai malati terminali, quelli che più di tutti hanno bisogno di attenzione, calore, competenza, gentilezza, calma.
Lavora troppo, come tutti coloro che amano il proprio lavoro. A volte lavora di notte e anche di giorno, senza che questa notevole fatica modifichi il suo modo di essere. Né stanchezza né nervosismo trapelano quando entra in casa dopo aver lavorato notte e giorno, solo un andamento più lento e occhi più piccoli. Ama fermarsi a dialogare con colui/colei di cui si occupa, senza guardare l’orologio. E’ indubbio che esistano due persone, il/la malat* e l’infermiere, ma, questo atteggiamento permette di percepire quanto il rapporto tra i due sia benefico, sicuramente per il/la malat*, forse per entrambi.
Per fortuna esistono ancora dei giganti buoni.


mercoledì 1 marzo 2017

L'UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI


L’ avventura dei giovani lettori giunti in Prima Media, con alle spalle letture di testi brevi, inizia con un racconto allegorico che l’insegnante può leggere in classe in un’ora.
Consiglio sempre la lettura ad alta voce dei testi scelti, almeno di qualche passo del testo, per avvicinare, emozionare, coinvolgere anche coloro che non hanno ancora scoperto la magia della lettura silenziosa.




In questo libro si narra la storia di Elzéard Bouffier, un pastore taciturno e solo, il quale, rimasto vedovo, decise di consacrare la sua vita ad una missione: rendere il luogo dove viveva da arido a rigoglioso.
Per farlo ogni mattina il pastore si incamminava con un sacco di ghiande selezionate la sera prima. Poi si fermava nel luogo stabilito e cominciava a piantare l’asta di ferro in terra. Faceva un buco nel quale depositava una ghianda e copriva il buco. L’uomo piantava querce e poi piantò anche faggi e betulle.
Elzéard dopo poche righe  assurge a personaggio esemplare, per la sua generosità e per la sua determinazione, qualità che resero quei luoghi, vicino alla Provenza, nella prima metà del 900, tappezzati di una quantità inverosimile di alberi nel corso degli anni.
Questa breve storia aiuta a riflettere sull'importanza della cura della natura, sul fatto che gli alberi sono i veri e propri polmoni del mondo, sulle potenzialità insite in ogni essere umano di creare o distruggere.

Buona lettura.





UNA BUONA GIORNATA



Ieri è stata una buona giornata.
In un ambulatorio di chirurgia, dove non si va mai molto volentieri, ho riconosciuto una mia ex-alunna. Il mio ricordo era datato 1999. Per la giovane si trattava del suo ultimo anno di scuola media, per me della prima supplenza presso la Scuola dove ho insegnato per molti anni.
La giovane donna, riconosciutami, si è ricordata del libro di narrativa che feci leggere al gruppo, un libro che ho sempre proposto in III media, per offrire ai miei alunni, in uscita verso le scuole superiori, un punto di vista autorevole sul tema del potere.
Il libro in questione si intitola “La fattoria degli animali” e l’autore è G. Orwell.
Sapere, a 18 anni di distanza, che la mia scelta sia stata così importante per lei, ha confermato, ancora una volta, l’importanza della lettura integrale, ad alta voce, commentata e articolata di alcuni testi che considero pietre miliari per l’educazione dei giovani.
Così, ieri, ho deciso di avviare una nuova rubrica sul mio blog, dedicata ai libri per i ragazzi, utile ai giovani e ai genitori.

Ripercorrerò via via le letture che ho proposto negli anni ai miei giovani.