lunedì 29 marzo 2021

TRENTA PER TE

 

 


Ho conosciuto Euro Carello quando insegnavo lettere all’I.C. Gozzi-Olivetti.

Era abitudine dei consigli di classe programmare per i ragazzi di terza media degli incontri formativi, altamente formativi. Tra questi vi era l’incontro con i volontari di Emergency e Euro era uno di loro.

Ricordo ancora oggi la sua passione nel raccontare ai ragazzi la guerra di oggi: le foto, i racconti, i libri e le domande dei giovani.

Ho terminato questa mattina, sul balcone di casa, in una giornata tiepida e primaverile di questo nuovo lockdown, la lettura dell’ultimo libro di Euro Carello: “Trenta per tre”.

Si tratta di un romanzo distopico. E’ un genere letterario che mi piace: gli scenari fantapolitici che vengono descritti in tali romanzi aiutano a riflettere su ciò  di cui gli uomini sono capaci per detenere il potere sui propri simili.

Autorevoli esempi sono Fahreneit 451 di R. Bradbury, 1984 di G. Orwell, senza dimenticare A. Huxley Il Mondo Nuovo o la più recente opera di Margaret Atwood, Il racconto della ancella.

Quando insegnavo, agli alunni di terza media leggevo e spiegavo“La fattoria degli animali”di G. Orwell, iniziandoli alla comprensione dei rapporti di potere tra esseri umani, attraverso una fiaba allegorica molto efficace.

E. Carello descrive nel suo romanzo, che ho letto tutto d’un fiato, la società italiana impregnata di razzismo verso i migranti attraverso la storia tre personaggi: Shamil, Jab e Sunee.

Sono tutti e tre degli “storti”, ovvero immigrati irregolari, senza permesso di soggiorno. Ognuno di loro ha trovato un modo per sopravvivere alle difficoltà della vita.

Shamil è un “caccia” ceceno, ovvero trova  i clandestini, rileva il loro DNA e li denuncia ai Rospi. E’ un duro, un violento, sempre muscoli e occhi tesi, sempre la mano dietro la schiena a contatto con la sua pistola. Per diventare regolare deve cacciarne trenta. Trenta per te, lo slogan che illumina le notti della città, ricorda che se ne denunci trenta, tu sarai salvo. La tua salvezza sta nella fine dell’altro, che trovato verrà picchiato e imprigionato, nella migliore delle ipotesi. Nessuno vuole andare al C3.

“Fotogrammi rapidi del C3. La camerata buia, la stanza elettrica e la sedia con le catene, lo scherzo del corridoio, come lo chiamavano i Rospi, i colpi che arrivavano da tutte le parti e la fila di divise verdi che non finiva mai, le facce che sghignazzavano feroci, la luce in fondo sempre troppo lontana. E i calci e il vomito e gli schizzi di sangue sul pavimento”.

Jab è un pass africano: accompagna i migranti appena sbarcati dai caporali, che li useranno come schiavi per raccogliere la frutta e la verdura nei campi per pochissimi soldi. Il suo compito è meno rischioso di quello di Shamil: è sufficiente far finta di non vedere, di non impicciarsi di ciò che capita a chi accompagna a destinazione.

Sunee è una giovane donna asiatica, carina. Lei, appena sarà regolare vorrebbe comprarsi un vestito nero e poi con il tempo un auto.  E’ riuscita ad affittare un appartamento piccolo e senza frigo fuori dal ghetto, ma per pagarlo è costretta a due lavori, uno di giorno, da badante irregolare in una casa di riposo per anziani e uno di notte in un locale come cameriera irregolare.

La notte e le ombre sono il contesto nel quale si svolge buona parte della vicenda, quella che porterà i tre protagonisti ad incontrarsi. L’Italia è un non luogo in realtà, dove si muovono esseri tesi solo a denunciare l’altro o a sfruttarlo.

Non c’è traccia di compassione, di solidarietà, di bellezza, di civiltà.

Tutti gli storti anelano alla “carta gialla”, il permesso di soggiorno,  che permetterebbe loro di vivere senza temere “i verdi” o i “caccia” e per ottenerla sono capaci di tutto.

Gli italiani, sullo sfondo, si ubriacano nei bar, tentano di violentare le donne, organizzano aste per aggiudicarsi le donne,  oppure non si accorgono di nulla o fanno finta di non accorgersi di nulla.

Una storia che ritrae una società senza speranza.

L’unico che si salva è un cane nero, che appare quando Sunee è in pericolo di vita, per scomparire subito dopo.

In questo libro, a differenza di altre distopie, l’autore non prova neanche a disegnare un tentativo di riscatto, nessuno di innamora (Winston), nessuno cerca la salvezza  nei libri ( Guy Montang) comunicando la sua totale delusione nel genere umano.

 

 

 

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