lunedì 1 marzo 2021

CIO' CHE NEL SILENZIO NON TACE

 



Teresa ha ottant’anni. Per tutta la vita ha taciuto, convinta che quel segreto sarebbe morto con lei.

Invece in paese, un piccolo paese piemontese,  un giorno era apparsa lei, una ragazza dagli occhi verdi in cerca della Storia.

La ragazza, Aila, aveva iniziato a domandare e a cercare una suora.

Suor Emma era tornata per vivere la vecchiaia nel suo paese natio. Anche lei portava nel suo cuore dei segreti, che aveva voluto dimenticare il giorno nel quale, in treno verso Roma, aveva lasciato dietro di sé il carcere Le Nuove di Torino e le storie di dolore a cui aveva assistito da novizia.

La narrazione si dipana tra realtà e finzione. La Storia è quella vera: davvero Torino fu bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale, la gente scappò verso la campagna in cerca di vita, i nazisti la occuparono,  i dissidenti e i partigiani furono imprigionati alle Nuove, alcuni furono uccisi al Martinetto, altri furono deportati nei campi di concentramento. Pochi tornarono.

Sono veri la fame e la paura, il silenzio e il freddo.

Aila conosceva una parte della vita della mamma Elda, sapeva che era stata deportata ad Birkenau e poi a Ravensbruck. Solo alcuni anni dopo la morte della mamma, svuotando la  casa aveva scoperto una lettera inviata ad Alfio in cui scriveva del loro bambino, Libero, fatto uscire dalle Nuove  da una suora. Aila doveva trovare la suora per trovare suo fratello. Iniziarono così le sue ricerche, che la portarono a Montevicino.

La storia si dipana tra il 1999, in una pianura padana autunnale, carica di nebbia e di freddo, e il 1944 con il suo carico di disperazione.

Martina Merletti, giovane scrittrice al suo esordio, fa vivere donne realmente esistite, come Suor Giuseppina, accanto a personaggi inventati che raccontano una storia realmente accaduta: il salvataggio di un neonato da morte certa, fatto uscire dal carcere tra lenzuola sporche.

A voi che leggerete questo libro, appena pubblicato, il piacere di scoprire tutto il resto.

Sono moltissimi i libri sulla Seconda Guerra Mondiale, molti i romanzi autobiografici, molti i testimoni che hanno raccontato.

In questo romanzo sento un passaggio di testimone.

Mi pare di cogliere in questa giovanissima scrittrice la consapevolezza di dover raccontare ai suoi coetanei ciò che è stato. Nel suo libro non c’è più l’urlo, la disperazione del sopravvissuto, ma la tristezza delle perdite, delle sofferenze che la guerra e la dittatura portano con sé e che si sommano alle sofferenze della condizione umana.

Consiglio a tutti i miei lettori e alle mie lettrici la lettura di questo libro, che ho letteralmente divorato.

 

 

 

 

 

 

 

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