venerdì 2 marzo 2018

DELLA STESSA SOSTANZA DELLE STELLE


Mentre scrivo alzo gli occhi dal monitor  e vedo  fiocchetti di neve nell’aria, leggeri, piccoli, agitati dal vento che danzano,  ora rallentano ora accelerano, ora scendono ora pare salgano, ora si incontrano, in realtà non si incontrano mai, uno per uno, sono tanti, tantissimi, piccoli, piccolissimi sono lì davanti a me , sospesi ed io so che la neve scende e poi si ferma e poi ghiaccia e poi si scioglie, di solito funziona così, da anni, da secoli, da millenni, ma nessuno sa cosa potrebbe accadere un giorno, potrebbe coprire tutto e tutti, forse.
Apro il quotidiano, leggo che il Capo di Stato russo ha l’arma invincibile. Non è bastata la I Guerra Mondiale, non è stata sufficiente la II Guerra Mondiale e i suoi 50 milioni di morti, 50.000.000 di esseri umani che sono morti nel mondo, in tutto il mondo e che provenivano da tutto il mondo, abbiamo  voluto l’ONU, inviato caschi blu ovunque i contendenti politici non trovavano il bandolo della matassa, abbiamo stilato accordi economici, creato Regioni economiche, Federazioni di Stati, l’Unione Europea,  inviato i nostri giovani in giro per il mondo perché scoprissero che siamo proprio tutti uguali, con gli stessi bisogni e sogni, abbiamo tutti freddo e fame, tutti bisogno di una carezza e di un abbraccio, proprio tutti, e oggi dobbiamo scoprire che non solo nel lontano Oriente c’è chi mostra i muscoli, ma anche in Europa.
Ora i fiocchi di neve ruotano vorticosamente, a momenti corrono giù all’impazzata, a momenti volano trasversalmente. Cercare un ordine è impossibile: guardarli stordisce, incanta, estrania, rilassa.
In Siria si continua ad uccidere. Nessun accordo, fino all’ultimo essere umano, fino all’ultima casa in piedi.
Tempo fa mi era parso di capire che la guerra fosse finita, mi ero sbagliata.
Ciascuno è artefice del proprio destino, affermava un console romano, Appio Claudio Cieco, nel 310 a.c.
Ma a volte anche di quello altrui. Chi di più chi di meno. Ma noi non siamo come la neve o forse sì, alla fine tutti noi ci posiamo nello stesso posto, al suolo.  Ci sciogliamo e torniamo a far parte del tutto. Se ci ricordassimo chi siamo veramente, fatti della stessa sostanza delle stelle, forse potremmo volare alto.
Potrei restare per ore a guardare la neve scendere, come coriandoli, sempre più piccola, più leggera.
La natura compensa i disastri, l’acqua spegne il fuoco, la neve custodisce i semi, ma noi uomini come possiamo compensare i danni, le minacce, le aggressioni?
Ricordo una storia che più o meno raccontava di un padre e di un figlio molto aggressivo. Il padre chiese al figlio di piantare un chiodo per ogni azione negativa. Quando il figlio riparava la sua azione, il chiodo veniva estratto dal legno della staccionata. Quando tutti i chiodi furono tolti, il legno rimase tutto bucato, ferito.



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