giovedì 8 febbraio 2018

THE POST





Il film è da vedere per tre motivi.
Il primo riguarda il tema della libertà di stampa, principio fondamentale di ogni vera democrazia. Non dovremmo mai dimenticarlo.
Il secondo riguarda la volontà dei giornalisti di esercitare il diritto alla libertà di stampa, il coraggio di scrivere ciò che emerge dalle inchieste, dai documenti, senza timore di danneggiare i potenti, spesso troppo amici dei giornalisti.
Il terzo riguarda la storia di una donna, un’eccelsa Maryl Streep nei panni di Katharine Graham, editrice del Washington Post. Subentrata al marito dopo essere rimasta vedova, deve decidere se pubblicare o no i Pentagon Papers, rischiando l’azienda e persino il carcere. Con lei Tom Hanks nei panni del Direttore del giornale.
Il film ricostruisce, come forse si è già capito, i fatti del 1971, ovvero quando la stampa americana pubblicò i documenti segretati nei quali si raccontava la politica americana in Vietnam.
Come sempre nei film del regista Steven Spielberg, la ricostruzione di un fatto storico è occasione per trattare temi di diritti civili vitali per la convivenza umana, come sempre accanto ai protagonisti si sente la coralità dell’umanità tutta, entra la Storia e si stenta a non commuoversi per questa capacità profonda di indagare  nel potere e nelle conseguenze drammatiche del suo abuso.
Penso al protagonista del film Amistad, eroico, epico, ma la lotta di Cinqué è la lotta di tutti gli schiavi neri. Nel film alcune scene conducono lo spettatore a superare il singolo processo e a interessarsi della condizione di tutti gli schiavi.
Penso al film Schindler’s list e a tutti i giusti che come Schindler hanno salvato migliaia di ebrei dal massacro a costo della loro vita. Nel film c’è tutto il dramma del popolo ebraico e non solo dei 1000 della lista.
Penso all’abile politico Abraham Lincon nel film omonimo, che usa ogni mezzo pur di far approvare dal Parlamento il XIII emendamento alla costituzione, ovvero l’abolizione della schiavitù.
In the Post e nella realtà sia il New York Times, primo giornale a pubblicare i papers e subito diffidato dal continuare, sia the W. Post vengono scagionati. Si legge nella sentenza della Corte Suprema  che la stampa è per i governati e non per i governanti.
Ottima decisione. Subito dopo ci sarà the Watergate.
Il film lo consiglio vivamente.




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