martedì 8 agosto 2017

IL TERZO TEMPO




L'ultimo  libro di Lidia Ravera è dedicato a tutte le donne e a tutti gli uomini che hanno paura di invecchiare, ma anche alle donne più libere e agli uomini più originali.
Ho iniziato a leggere il romanzo per curiosità, ho faticato a leggere i primi capitoli perché la storia mi appariva piuttosto banale: una docente universitaria in pensione, separata di fatto, riceve in eredità dal padre un convento a Civita di Bagnoreggio. Il padre inoltre, ex partigiano, le lascia una notevole eredità, frutto di giochi in Borsa. La donna decide di ristrutturare il convento e ospitare i compagni che nel 1978 vivevano in una comune con lei a Milano.
Man mano che leggevo, più che la storia in sé e per sé ho apprezzato alcune riflessioni sulla natura umana nelle varie epoche della vita.
In fondo, la storia di  Costanza, la protagonista,  donna eccentrica, come dice la sua amica Anna,  che vive ogni relazione affettiva in modo egoistico, si intreccia con quella di suo figlio Matteo e di una giovane inglese, Chelsie, bella, ragazza madre e povera.
La gioventù rievocata dalla protagonista confrontata con la vecchiaia e con la gioventù vissuta da Matteo e da Chelsie, sono i temi su cui Lidia Ravera ci invita a riflettere.
Il progetto della ristrutturazione del convento è al centro del libro e gli amici che dovrebbero abitare quel luogo possono essere solo coloro che hanno permesso a Costanza di uscire dalla “tana della famiglia”…che le hanno permesso di capire che “compiere quotidianamente il proprio dovere non è tutto….che esiste il piacere…che si può essere allegri”. Lei vuole ritrovare loro, quel gruppo di giovani rivoluzionari che le ha insegnato a vivere e invitarli a vivere la vecchiaia insieme. Il primo ex-compagno, Mauro, la delude al punto che Costanza decide di rinunciare al progetto. Comprende che la vecchiaia è il momento in cui la vita diventa povera: “di eventi, di rapporti, di illusioni”, che serve per disaffezionarci alla vita, diversamente l’idea di morire  ci sarebbe intollerabile.
Costanza decide di accettare qualsiasi invito fino alla sera in cui, priva di inviti, prova un penoso senso di non esistenza, il disagio di chi è costretto a cercare relazioni per non sentire il vuoto della sua esistenza.
Neanche la presenza dell’amato figlio, tornato dagli Usa, dopo essersi separato dalla moglie, riesce a colmare il vuoto.
Matteo, come tutti coloro che hanno “tutta la vita davanti, compaiono, scompaiono, piangono, ridono, si accoppiano, si parcheggiano nella tua vita per il tempo che serve e tu devi accoglierli, sfamarli, ospitarli. Ma non sei mai un interlocutore. Ti parlano solo se vogliono. Non rispondono alle tue domande. Non quando gliene poni, magari dopo, quando gli gira…”
In questo periodo così travagliato ad illuminarle l’esistenza c’è la giovane e bella Chelsie, che, venuta a conoscenza del progetto di Costanza, si adopera a cercare un’amica del vecchio gruppo, Anna.
L’incontro con Anna, malata terminale, modificherà radicalmente i piani e la storia. Costanza, aiutata da Anna, stabilisce i contatti con tutti gli ex amici e si adopera per l’amica fino a quando non scopre che il suo ex marito si è innamorato.
Per anni Dom silenziosamente l’ha sostenuta e protetta, ma lei se ne accorge nel momento in cui lui si innamora di un’altra donna. In quel momento capisce di amarlo ancora.
Ripercorre da sola un viaggio condiviso con la sua famiglia, il marito e il figlio, molti anni prima. Per compierlo, sparisce, lasciando il cellulare a casa. E’ sola e vuole trovare in sé la forza e il coraggio di proseguire e contemporaneamente vuole ricordare la sua giovinezza.
Ancora una volta Dom la troverà e la riporterà a Roma, da dove lei ripartirà per incontrare Anna nel suo addio al mondo, a Civita di Bagnoreggio, nel convento non ristrutturato, dove tutti gli amici si sono ritrovati, grazie a Dom,  sempre pronto a portare a termine i progetti di Costanza.
La storia forse non è particolarmente originale, ma interessanti sono le riflessioni che via via accompagnano questo viaggio verso la vecchiaia, i ricordi e il tentativo di distacco da tutto ciò che ti circonda. Simbolico è il luogo prescelto, Civita di Bagnoreggio, sospesa nel nulla e collegata da un ponte sulla terraferma.
Il terzo tempo della vita è un tempo sospeso tra ciò che sei stato fino ad ieri e il nulla.


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