martedì 4 aprile 2017

NEL GUSCIO









Trovo geniale McEwan e ho trovato geniale l’idea di raccontare una storia dal punto di vista di un nascituro.
“Dunque eccomi qui, a testa in giù in una donna. Braccia pazientemente conserte ad aspettare, aspettare e chiedermi dentro chi sono, dentro che guaio mi sto per cacciare”.
Il nascituro impara a conoscere il padre, John, un poeta, un uomo innamorato e generoso, allontanato dalla moglie proprio ora che il piccolo sta per nascere.
Il non ancora nato, il senza nome, dipende totalmente dalla mamma: accusa forti mal di testa quando la madre beve oltre il terzo bicchiere di vino,
“….Ho il mio primo mal di testa, un cerchio intorno alla fronte…..la titolare del dolore è lei….acqua, dovrebbe bere più acqua. Le mie mani si sollevano a cercare le tempie. Che mostruosa ingiustizia, avere tanto male prima ancora che la vita cominci.”
ma soprattutto è complice involontario di un efferato delitto che la madre sta per compiere in totale accordo con Claude, il fratello del padre, il cognato della mamma, insomma suo zio. “io sono un organo del suo stesso corpo, non ho autonomia dai suoi pensieri. Sono complice di ciò che sta per fare”.
Lui non può prescindere dalla mamma, che ama e odia, che vorrebbe fermare ma lui nella vita della mamma non conta nulla, sa che presto o sarà abbandonato o dovrà vivere in carcere.
Cosa accadrà lo scoprirai tu, lettore/lettrice, quello che desidero dirti è che ho trovato geniale raccontare il punto di vista di un essere che sta per nascere, il quale avrebbe diritto ad una coppia di genitori innamorati ed invece si trova a dover intervenire per vendicare il padre.
Un personaggio che non si scorda facilmente, "indosso mia madre come una cuffia troppo aderente", perché tutti noi siamo stati nel guscio.
Un romanzo che si legge con piacere, nonostante le scomode verità che Ian McEwan ci somministra con il suo solito umorismo.






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