sabato 4 marzo 2017

UN GIGANTE BUONO


Torno dopo tanto tempo a parlare di lavoro e di persone che amano il loro lavoro.
Oggi vi racconto di Umberto.
Ho incontrato un gigante buono.
Gigante, perché molto alto, gigante  nel modo che ha di coltivare le sue virtù.
Buono: stabiliscilo tu che leggi, se sbaglio.
Una vita interessante: scelse di vivere da solo poco prima della maggior età, stanco di assistere a dissapori nella coppia genitoriale.
Da allora dovette fare i conti con il bisogno di lavorare per provvedere a sé, scelse la carriera militare.
Nel periodo in cui fu militare di professione, divenne infermiere professionale, ma non si limitò a questo, si spinse in missioni all’estero, in Africa, missioni pericolose.
La malattia del padre lo spinse a scegliere nuovamente:  decise di prendersi cura del genitore e si dimise dall’esercito. Scelte coraggiose, che cambiano il destino della propria vita.
Da quel momento la sua vita è dedicata ai malati, per lo più ai malati terminali, quelli che più di tutti hanno bisogno di attenzione, calore, competenza, gentilezza, calma.
Lavora troppo, come tutti coloro che amano il proprio lavoro. A volte lavora di notte e anche di giorno, senza che questa notevole fatica modifichi il suo modo di essere. Né stanchezza né nervosismo trapelano quando entra in casa dopo aver lavorato notte e giorno, solo un andamento più lento e occhi più piccoli. Ama fermarsi a dialogare con colui/colei di cui si occupa, senza guardare l’orologio. E’ indubbio che esistano due persone, il/la malat* e l’infermiere, ma, questo atteggiamento permette di percepire quanto il rapporto tra i due sia benefico, sicuramente per il/la malat*, forse per entrambi.
Per fortuna esistono ancora dei giganti buoni.


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