La
storia di Julieta ci cattura per un'ora e trenta, un tempo in cui le
emozioni sono talmente forti e paralizzanti da farci scordare il
mondo che ti circonda.
Tutte
le volte che questo succede si è in presenza di un'opera d'arte.
E
questo film di Pedro Almodòvar è senza dubbio un'opera somma.
La
sua grandezza sta nell'intensità delle emozioni, molto reali, di una
singola donna: Julieta.
Siamo
lei quando ama appassionatamente Xoan, il pescatore incontrato sul
treno, quando diventa mamma di Ania, quando si intenerisce per la
mamma malata e ingannata, quando scopre i tradimenti del marito,
quando è depressa per la morte del marito, quando si dispera per la
fuga della figlia, quando cerca di cambiare vita, amare nuovamente,
persino dimenticare.
Ma
dimenticare non si può e il proprio passato torna sempre a bussare
alla porta. Sarà un'altra donna,giovane, Beatrice, amica di Ania a
riportarla al passato.
Questo
film segna l'inizio di un nuovo modo di raccontare da parte di
Almodovar. Non più la trasgressività a cui eravamo abituati, bensì
dolore e morte sono al centro di questa storia. Un'opera realizzata
in età matura, quando la riflessione sulle scelte di vita, sulle
conseguenze delle ns e delle altrui azioni, sull'intreccio di gioia e
dolore è cosa naturale.
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