La
donna, la metà della popolazione, la madre di ciascuno di noi,
proprio lei, quella donna che ognuno di noi ha nel cuore, nella
mente, nel dna, non angelo e non strega, semplicemente donna, ripresa
mentre resiste allo strapotere degli uomini, dei padri e dei mariti,
di coloro che la umiliano non riconoscendole la dignità di essere
umano.
Dal
generale al particolare: siamo in Inghilterra all'inizio del 1900. Le
donne povere ,cioè la maggior parte, sono costrette a lavorare più
dell'uomo e ad essere pagate meno, sono costrette a subire le molestie
e le violenze sessuali dei padroni, sono costrette ad accettare le
decisioni degli uomini, sono considerate prostitute se parlano e pensano,
se combattono e resistono.
La
regista racconta storie di eroine, che minacciate, umiliate,
picchiate, violentate, incarcerate, private dei figli, non si
piegano.
Donne
che per essere ascoltate arrivano a suicidarsi, affinché la loro
causa possa finalmente essere raccontata.
Il
potere della carta stampata, della parola scritta, ieri come oggi,
può portare a fare di tutto pur di balzare all'onore della cronaca, per convincere chi non vuole ascoltare le mille e mille ingiustizie
perpetrate sotto gli occhi di tanti indifferenti.
Ecco
ancora una volta apparire quella umanità grigia che permette, che ha
permesso e permetterà sempre ogni ingiustizia.
E
ancora una volta l'umanità per cambiare ha bisogno di martiri.
Questa
storia è memoria per alcuni popoli, questa storia è realtà per
altri popoli.
E
noi assistiamo, spettatori al cinema, forse spettatori nella vita.
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