Premetto
che amo Matisse, premetto che ho un poster del suo magnifico
quadro“La danza” nel mio salotto, sopra il divano.
Premetto
che non so quasi nulla di storia dell'arte, qualche reminiscenza dei
tempi del liceo, che viene puntualmente rispolverata in occasione di
viaggi o mostre. Qui, più che il tempo di Matisse, a me interessa
raccontarvi ciò che mi piace del maestro francese.
Decidete,
dopo ciò, se continuare a leggere il mio racconto della visita alla
mostra a Palazzo Chiablese oppure desistere.
Sono
entrata a Palazzo Chiablese e ho deciso di non affittare le
audioguide, desiderosa di comprendere il messaggio contenuto nei
quadri del maestro e degli artisti a lui contemporanei senza
suggerimenti. L'arte, come la poesia, arriva dritta al nostro cuore.
Poi avere delle conoscenze è sicuramente un gran bene, ma oggi ho
preferito osservare i quadri e me stessa, senza mediatori.
Via
via che osservavo i quadri esposti, ho iniziato a provare gioia, mi
sono sentita catapultata in un mondo irreale, un mondo pieno di
energia e di luce, dove tutto ciò che viene disegnato può acquisire
la forma del gioco.
“La
natura morta con cioccolateria” del 1900 non ha nulla di morto,
i colori sono caldi, ci sono farfalle e energia. C'è un dinamismo
intrinseco.
Questo
vale anche per i suoi contemporanei, a lui vicini, per esempio il
quadro “Caffè all'Estaque” del 1908di R. Dufy è
caratterizzato da forme rotonde e persino i tavolini dove sono sedute
le persone mi appaiono come palloni su cui sedere e con cui giocare.
Mi
colpisce una scultura in bronzo, realizzata da Matisse, dal titolo
“Nudo di spalle. Terzo stato”.
Il
corpo ha delle gambe che paiono tronchi, senza piedi, affondano
direttamente nella terra e sostengono un corpo possente con un
oggetto portato sulla schiena, oggetto che potrebbe raffigurare anche
la stessa colonna vertebrale, simbolo del Terzo stato, che, come la
colonna vertebrale, regge la società intera. E' un'opera del maestro
che mi appare diversa dalle altre, mi sembra avere un carattere
sociale, politico, che nelle altre opere non colgo.
Proseguo
la visita, osservo e confronto, come i curatori della mostra hanno
suggerito, i vari soggetti raffigurati da Matisse e dai suoi amici
oppure da Picasso, non proprio amico di Matisse. Osservo le
“Odalische”e, pur notando
delle differenze, mi rattristano, così come sono pigre, in perenne
attesa e in una tacita autoammirazione.
Molti
dei quadri che sono esposti furono realizzati durante periodi bui
della storia europea, eppure non c'è traccia, al mio occhio, del
terrore che invadeva i cuori in quel periodo storico. In verità in
un quadro di Braque si notano la ripetizioni di grate, ad evocare il
periodo storico e nei quadri esposti di Picasso, noto sempre, nelle
forme contorte dalla sperimentazione cubista, una certa inquietudine.
Superata
la II guerra mondiale ecco il quadro “Il tempo libero” di
F. Léger del 1948-49. Mi colpiscono le donne, con costume che lascia
vedere le gambe,a cavallo delle loro biciclette. E' iniziata una
nuova era della nostra società.
Tutti gli autori nominati sono importanti per l'arte contemporanea, eppure io ho occhi solo per lui, Matisse e sono quasi infastidita dalla presenza degli altri.
Ed
infine la meraviglia dei suoi collages, semplici, quasi infantili, ma
efficaci nel trasmettere ancora una volta gioia. Nell'ultima sala
della mostra si può godere la visione del mare e del cielo
dell'Oceania, dove il maestro si recò per tre mesi. Forme in
movimento, fluttuanti nell'oro della luce.
Una
visione paradisiaca della realtà, dove cielo e mare sono esattamente
uguali, un unicum di luce ed energia.
Non
posso non consigliarvi la mostra, magari con le audioguide!
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