I
vestiti che si vendono nei negozi denominati Luisa Spagnoli mi
piacciono abbastanza e non sono così cari come quelli di altre
stiliste italiane.
Confesso
che non conoscevo affatto la vita di questa donna e con curiosità
ieri sera ho scelto di guardare la fiction della Rai.
Posso
dire, dopo aver visto la prima puntata, che la storia di Luisa
Spagnoli è stata per me una scoperta, una piacevole scoperta.
Come
spesso accade, una fiction o un film generano una sana curiosità e
quindi sono andata in cerca della sua vera storia, non di quella
romanzata dalla Rai.
Luisa
è stata veramente una donna coraggiosa, ha saputo tradurre idee,
che da un secolo serpeggiavano per l'Europa (socialisti utopisti), in
azioni. Lei però non è stata influenzata dai filosofi, almeno così
leggo nella biografia dedicatale nel Dizionario biografico in tre
volumi (edito dal Dipartimento per le pari opportunità nel 2003),
perché quasi analfabeta. Non sono stati quindi gli studi, le
riflessioni filosofiche a farle maturare la voglia di organizzare un
luogo dove poter conciliare affetti e lavoro (gli asili nido in
fabbrica), la voglia di creare una relazione fondata sulla
considerazione del lavoro e dei bisogni (costruzione di case per gli
operai, organizzazione di feste per migliorare il clima lavorativo).
Questo
rende il suo esempio speciale, non solo il fatto di aver fondato la
Perugina e l'Angora Spagnoli, non solo il fatto di essere una donna
imprenditrice nella prima metà del 1900, ma il fatto di aver
progettato e realizzato uno stabilimento dove l'uomo era al centro
del processo, dove la soddisfazione degli operai era la conditio sine
qua non del successo dell'azienda.
Circa
un anno fa, la Rai raccontò la storia di Adriano Olivetti e del suo
sogno imprenditoriale e sociale. Un altro esempio luminoso di
imprenditore, ce ne fossero altri come lui il mondo sarebbe migliore
di quello che è.
Il
tema del lavoro oggi è quanto mai attuale e plaudo alla Rai per tale
scelta.
In
Europa il lavoro, così come lo abbiamo conosciuto, non esiste più.
La
globalizzazione, la robotizzazione, l'eccesso di prodotti e quindi di
offerta e la conseguente crisi economica, le guerre, le emigrazioni
di massa hanno creato un esercito di disoccupati, costretti ad
inventarsi lavori, a scrivere progetti, a lavorare un po' qua e un
po' là, senza potersi affezionare al proprio lavoro, senza potere
acquisire conoscenze specifiche, senza poter stringere relazioni
proficue di collaborazione.
Servono
persone creative, persone che sappiano conciliare innovazione,
rendimento e rispetto per il lavoro, per la persona che lavora, per i
suoi affetti.
Luisa
Spagnoli appartiene ad un mondo lavorativo che non esiste più, ma il
suo modo di procedere nel mondo, senza paura, senza chinare la testa,
ecco, forse molti di noi avrebbero bisogno di ricominciare da qui.
Torino,
2.02.2016
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