martedì 26 gennaio 2016

QUELLI CHE AMANO IL PROPRIO LAVORO N. 1



In questi giorni i giornalisti televisivi e quelli della carta stampata stanno raccontando storie di persone che non amano lavorare, che credono che truffare sia una cosa furba.
Io amo sempre andare controcorrente e vorrei raccontare le storie di coloro che amano lavorare, perché se provassimo a riflettere, tutti noi ci accorgeremmo subito che siamo circondati da persone capaci, scrupolose, precise,oneste.
Solo che raramente queste migliaia e migliaia di persone appaiono sui giornali, vengono intervistate, vengono valorizzate.
Allora ho voglia di iniziare un gioco, quello di provare a fare luce in questo mondo sommerso.
A volte potrò nominarle, a volte forse no.
Inizio a raccontare di uno studioso di storia dell'arte, il conservatore del Museo Accorsi di Torino, il dott. Luca Mana. Il suo nome è sul manifesto della mostra e quindi pubblico. Di lui so poco, ma quello che so può bastare.
Sabato pomeriggio mancavano 24 ore alla chiusura della mostra sul Divisionismo e Mana ha deciso di aiutare le proprie colleghe, guidando un fortunato gruppo di visitatori, tra i quali c'ero anche io, tra le tele esposte. La sua generosità si è manifestata subito anche nel raccontare.
Noi non eravamo clienti che, avendo pagato un biglietto, era necessario far transitare davanti a qualche tela, raccontando qualche aneddoto, in modo ripetitivo.
Noi, io, ma scrivo noi perchè ci siamo trovati tutti d'accordo, eravamo piuttosto allievi, non troppo giovani, di un giovane maestro.
Con Luca Mana, davanti ai quadri di Segantini, Pellizza da Volpedo, Longani, Cominetti e altri sembrava di rivivere gli intrecci culturali, politici, le amicizie dell'epoca grazie alla ricchezza di storie narrate.
Siamo andati oltre la tecnica pittorica per ricostruire un'epoca, una cultura, un mondo del tutto finito.
Bravo, colto, generoso.
Non servono leggi, quando si ama il proprio lavoro.
Forse si dovrebbe ricominciare da qui: dare a tutti la possibilità di svolgere il lavoro più consono alla propria personalità, dare a tutti la possibilità di mostrare il proprio valore, senza bisogno di raccomandazioni, amicizie, cene fuori e altro ancora.

Torino, 26.01.2016





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