In questi giorni i giornalisti
televisivi e quelli della carta stampata stanno raccontando storie di
persone che non amano lavorare, che credono che truffare sia una cosa
furba.
Io amo sempre andare controcorrente e
vorrei raccontare le storie di coloro che amano lavorare, perché se
provassimo a riflettere, tutti noi ci accorgeremmo subito che siamo
circondati da persone capaci, scrupolose, precise,oneste.
Solo che raramente queste migliaia e
migliaia di persone appaiono sui giornali, vengono intervistate,
vengono valorizzate.
Allora ho voglia di iniziare un gioco,
quello di provare a fare luce in questo mondo sommerso.
A volte potrò nominarle, a volte forse
no.
Inizio a raccontare di uno studioso di
storia dell'arte, il conservatore del Museo Accorsi di Torino, il
dott. Luca Mana. Il suo nome è sul manifesto della mostra e quindi
pubblico. Di lui so poco, ma quello che so può bastare.
Sabato pomeriggio mancavano 24 ore
alla chiusura della mostra sul Divisionismo e Mana ha deciso di
aiutare le proprie colleghe, guidando un fortunato gruppo di
visitatori, tra i quali c'ero anche io, tra le tele esposte. La sua
generosità si è manifestata subito anche nel raccontare.
Noi non eravamo clienti che, avendo
pagato un biglietto, era necessario far transitare davanti a
qualche tela, raccontando qualche aneddoto, in modo ripetitivo.
Noi, io, ma scrivo noi perchè ci siamo
trovati tutti d'accordo, eravamo piuttosto allievi, non troppo
giovani, di un giovane maestro.
Con Luca Mana, davanti ai quadri di
Segantini, Pellizza da Volpedo, Longani, Cominetti e altri sembrava di
rivivere gli intrecci culturali, politici, le amicizie dell'epoca
grazie alla ricchezza di storie narrate.
Siamo andati oltre la tecnica pittorica
per ricostruire un'epoca, una cultura, un mondo del tutto finito.
Bravo, colto, generoso.
Non servono leggi, quando si ama il
proprio lavoro.
Forse si dovrebbe ricominciare da qui:
dare a tutti la possibilità di svolgere il lavoro più consono alla
propria personalità, dare a tutti la possibilità di mostrare il
proprio valore, senza bisogno di raccomandazioni, amicizie, cene
fuori e altro ancora.
Torino, 26.01.2016
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