è
dedicato a tutti coloro che non sono arrivati vivi a Lampedusa e a
tutti gli isolani, gente generosa.
Fuocoammare
è un docufilm realizzato da Gianfranco Rosi, dopo un anno di
permanenza sull'isola di Lampedusa allo scopo di raccontare uno dei
maggiori problemi del nostro mondo contemporaneo: l'emigrazione.
Il
film a Berlino ha vinto l'orso d'oro e in questi giorni viene
proiettato in molte sale cinematografiche italiane.
Molti
sono i documentari e i film sul fenomeno migratorio di questi ultimi
decenni, alcuni li ricordo per la forza della denuncia come
“Terraferma” del regista Emanuele Crialese.
In
questa opera però Gianfranco Rosi ha lasciato che lo spettatore
pensasse, confrontasse, valutasse la realtà; non c'è durante il
documentario una parola di commento, i protagonisti, gente del posto,
dal pescatore al medico, non giudicano, non si lamentano, vivono in
questa isola selvaggia e brulla, bella come solo la natura sa essere
se l'uomo non la modifica, vivono una vita semplice. Samuele, il
giovane protagonista, gioca con le fionde fabbricate con le sue mani,
con competenza e ingegno, corre ad ogni ora del giorno e della notte
nei campi deserti, si addestra alla dura vita del pescatore. Alcuni
adulti sono impegnati a soccorrere una moltitudine di esseri umani
che giunge sfinita in prossimità della costa dell'isola siciliana.
Disidratati da lunghi viaggi vissuti in condizioni disumane, alcuni
giungono morti. È la cronaca di questi anni, sappiamo che il nostro
Mare è diventato una tomba per migliaia di migranti. E' vero lo
sappiamo, ma il regista ci dà un'altra possibilità; evitando
immagini scioccanti, lo spettatore vede due isole: l'isola
dell'abitante e l'isola, avamposto militare e sanitario d'Italia.
Evitando di essere sopraffatto dall'emozione, lo spettatore può
comprendere meglio ciò che sta accadendo non molto lontano da lui.
La
guerra.