martedì 2 febbraio 2016

LUISA SPAGNOLI E IL TEMA DEL LAVORO: SE RIPARTISSIMO DAL SUO ESEMPIO?




I vestiti che si vendono nei negozi denominati Luisa Spagnoli mi piacciono abbastanza e non sono così cari come quelli di altre stiliste italiane.
Confesso che non conoscevo affatto la vita di questa donna e con curiosità ieri sera ho scelto di guardare la fiction della Rai.
Posso dire, dopo aver visto la prima puntata, che la storia di Luisa Spagnoli è stata per me una scoperta, una piacevole scoperta.
Come spesso accade, una fiction o un film generano una sana curiosità e quindi sono andata in cerca della sua vera storia, non di quella romanzata dalla Rai.
Luisa è stata veramente una donna coraggiosa, ha saputo tradurre idee, che da un secolo serpeggiavano per l'Europa (socialisti utopisti), in azioni. Lei però non è stata influenzata dai filosofi, almeno così leggo nella biografia dedicatale nel Dizionario biografico in tre volumi (edito dal Dipartimento per le pari opportunità nel 2003), perché quasi analfabeta. Non sono stati quindi gli studi, le riflessioni filosofiche a farle maturare la voglia di organizzare un luogo dove poter conciliare affetti e lavoro (gli asili nido in fabbrica), la voglia di creare una relazione fondata sulla considerazione del lavoro e dei bisogni (costruzione di case per gli operai, organizzazione di feste per migliorare il clima lavorativo).
Questo rende il suo esempio speciale, non solo il fatto di aver fondato la Perugina e l'Angora Spagnoli, non solo il fatto di essere una donna imprenditrice nella prima metà del 1900, ma il fatto di aver progettato e realizzato uno stabilimento dove l'uomo era al centro del processo, dove la soddisfazione degli operai era la conditio sine qua non del successo dell'azienda.
Circa un anno fa, la Rai raccontò la storia di Adriano Olivetti e del suo sogno imprenditoriale e sociale. Un altro esempio luminoso di imprenditore, ce ne fossero altri come lui il mondo sarebbe migliore di quello che è.
Il tema del lavoro oggi è quanto mai attuale e plaudo alla Rai per tale scelta.
In Europa il lavoro, così come lo abbiamo conosciuto, non esiste più.
La globalizzazione, la robotizzazione, l'eccesso di prodotti e quindi di offerta e la conseguente crisi economica, le guerre, le emigrazioni di massa hanno creato un esercito di disoccupati, costretti ad inventarsi lavori, a scrivere progetti, a lavorare un po' qua e un po' là, senza potersi affezionare al proprio lavoro, senza potere acquisire conoscenze specifiche, senza poter stringere relazioni proficue di collaborazione.
Servono persone creative, persone che sappiano conciliare innovazione, rendimento e rispetto per il lavoro, per la persona che lavora, per i suoi affetti.
Luisa Spagnoli appartiene ad un mondo lavorativo che non esiste più, ma il suo modo di procedere nel mondo, senza paura, senza chinare la testa, ecco, forse molti di noi avrebbero bisogno di ricominciare da qui.

Torino, 2.02.2016

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