lunedì 22 aprile 2024

UN MONDO A PARTE

 

Piove. Poco, lentamente, direi dolcemente.

Fa freddo per essere aprile. Solo dieci giorni fa c’è stata un’ondata di caldo, i fiori dei ciliegi si sono tramutati in frutti, i tulipani sono sfioriti, i vestiti invernali sono stati riposti nell’armadio. Temevo l’arrivo prematuro del caldo. Ora si teme per la raccolta della frutta.

Ti racconto l’ultimo film di Riccardo Milani, interpretato magistralmente da Antonio Albanese e Virginia Raffaele, “Un mondo a parte”.





Il protagonista è un maestro elementare, Michele e la coprotagonista è la Scuola, quella in crisi di senso, collocata nella grande città, dove i genitori sono aggressivi con i maestri, e quella piena di senso, in una piccola borgata marsicana, dove esiste ancora l’appartenenza alla comunità, il maestro come punto di riferimento per ogni problema, la multi classe.

Della prima realtà vediamo poco nel film ma sappiamo tutti noi molto, purtroppo, della seconda ci prepariamo a conoscere qualcosa guardando il film.

La Scuola non esiste senza un contesto. Qui l’ambiente è quello della montagna, con tutte le difficoltà di viverla il freddo, la neve, l’isolamento e contemporaneamente la sua grande bellezza.

Il racconto della vita di Michele, che ha chiesto il trasferimento da Roma a Rupe (nome di fantasia) alla ricerca della “Natura da salvare prima di cena” (cfr J.S.Foer) s’intreccia con una serie di temi, dall’ottusa burocrazia  all’immigrazione, dallo spopolamento dei luoghi montani al turismo che sfrutta il territorio e soprattutto alla battaglia condotta con la Vicepreside Agnese,  per non permettere la chiusura della scuola di Rupe, unica speranza per gli abitanti di resistere (Cfr La restanza Vito Teti[1]),   scuola intitolata a Cesidio Gentile detto Jurico, il poeta pastore.

L’Italia ha chilometri di coste ma anche il 35%  del territorio  montuoso e il 41%collinare, dalle Alpi agli Appennini: ci sono mille paesi abbarbicati su rocce, distesi su altipiani, abbracciati da rilievi. Chi vive in questi luoghi sa che deve rinunciare a veloci mezzi di trasporto, alla vicinanza agli ospedali e alle scuole. Lo spopolamento dei centri montani è una realtà concreta: dove c’è una scuola c’è ancora una comunità che resiste e una speranza.

Partire o restare: tutti noi ci siamo interrogati sui luoghi dove vivere.

Michele resterà a Rupe alla fine dell’anno scolastico o tornerà a Roma? La scuola intitolata al poeta pastore sopravviverà?

Ti consiglio di vederlo.

 

 



[1] “Il mio non è un elogio del restare come forma inerziale di nostalgia regressiva,

non è un invito all’immobilismo, ma è solo il tentativo di problematizzare e

storicizzare le immagini-pensiero del rimanere come nucleo fondativo di nuovi

progetti, di nuove aspirazioni, di nuove rivendicazioni. (…) Perché per restare,

davvero, bisogna camminare, viaggiare negli spazi invisibili del margine.” (La

restanza, Einaudi 2022)