lunedì 29 maggio 2023

274.724 GRAZIE


 



                            274.724  GRAZIE

a tutti i lettori e lettrici di questi articoli che lancio in rete con un clik e che non so chi legge.

E' il destino di chi scrive non conoscere i propri lettori. Ognuno nella propria stanza, legge ed entra in sintonia con i sentimenti e le esperienze narrate nei libri. Non ha importanza conoscere fisicamente l'autore, non ha neanche tanta importanza conoscere la sua vita: importa entrare in sintonia, conoscere altri punti di vista, altre storie, ritrovarsi, conoscere mondi, stupirsi, indignarsi, soffrire, sorridere, piangere. E' stato così per secoli. Solo per chi studia la storia della letteratura è importante contestualizzare il testo.

In realtà oggi gli scrittori si affannano a presentare i libri in ogni parte e così ricevono i complimenti e firmano le copie.

Ad una blogger come me è capitato di incontrare una sua lettrice, giovedì scorso, in una cartolibreria vicino a casa, nel mio borgo, come amo chiamare Vanchiglietta (Torino): che emozione!

Mi ha detto: ti seguo!

Anche in passato una mia carissima alunna mi disse di leggere i miei scritti la mattina, mentre si recava in Facoltà a studiare.

Poi ci sono le amiche, quelle che mi leggono sempre e commentano brevemente. 

Siete tanti, lo leggo nelle statistiche e mi piacerebbe sapere qualcosa di voi tutti.

Chi scrive, come chi dipinge o chi suona, lo fa per comunicare.

Comunicare è alla base del pensiero che si traduce in parole scritte o suoni o pennellate.

Grazie ancora per esserci. Siete importantissimi. 


lunedì 22 maggio 2023

TRENTACINQUESIMO SALONE DEL LIBRO DI TORINO

 

 







 

Ti racconto, lettore e lettrice, la mia giornata alla 35esima edizione del Salone del Libro di Torino, l’ultima del Direttore Nicola La Gioia, lui che ha riavviato questo evento culturale che connota la mia città adottiva, dopo il tentativo di Milano di appropriarsi anche di questa nostra grande festa.

Piove. La pioggia che a Torino abbiamo tutti desiderato. Sono mesi, 18 scrivono sui giornali, che non piove, o meglio ci sono stati pochissimi episodi di pioggerelline brevissime nei lunghi mesi. Abbiamo vissuto un periodo di siccità. Gli alberi in estate sembravano ingialliti e ingobbiti, come all’inizio dell’autunno, poi miracolosamente quasi tutti sono tornati a coprirsi di foglie durante la primavera, alcuni sono seccati e sono morti. La terra era dura, spezzata, come siamo abituati a vedere solo in alcuni luoghi del mondo. Mai a Torino, città con clima continentale, le stagioni si sono alternate senza  pioggia. Ogni mattina il sole era lì, scoperto e noi tutti eravamo sempre più preoccupati. Aspettavo la pioggia per riordinare vecchie carte e ora che finalmente è arrivata, a Torino sono i magici giorni del Salone del Libro.

La pioggia è quindi stata accolta come una benedizione che ci ha liberati dall’incubo della siccità. La pioggia è benedetta.

In Emilia la pioggia è stata così abbondante e violenta che paesi  e città contano morti e danni inestimabili a cose e alle coltivazioni. I torrenti e i fiumi sono straripati, le colline sono franate. Donne e uomini hanno perso tutto e nulla o poco si può fare contro il fango e l’acqua che invade ogni angolo di centri abitati, case, cantine, negozi, uffici. Solo spalare e salvare vite. La pioggia è maledetta.

La realtà è che in Natura non esistono le nostre categorie, il bene e il male.

Penso a tutto questo mentre attraverso il Lingotto per avviarmi all’entrata del Salone del Libro, 35° edizione. Le mie scarpe sono già bagnate, pozzanghere ovunque. L’ombrello non riesce a ripararmi.

La prima cosa che mi colpisce è che ci sono moltissimi giovani e docenti in fila: inizio la mia giornata al Salone con il sorriso sul volto e con le orecchie piene delle giovani voci. Mentre entro, esce Erri De Luca: questa è la festa degli scrittori e delle scrittrici, che incontri mescolati ai lettori.

Cerco la sala blu, mi metto in fila, mostro la prenotazione, l’unica in mio possesso e per magia entro e il frastuono rimane fuori. La sala blu è un’oasi del pensiero, del cuore, qui Marco Vannini e Vito Mancuso affrontano il problema dei problemi: il Male. Mentre li ascolto colgo un movimento accanto a me, mi volto verso la vicina, che è molto impegnata a rovistare con il mignolo la sua narice sinistra. Indossa dei bellissimi orecchini rossi, ma insiste nella ricerca di qualcosa che deve essere posizionato alla radice del naso, a giudicare dall’insistenza, dal tempo impiegato e dallo sforzo visibile che compie per liberarsi dall’intruso. Sono molto disturbata da questa visione, mi chiedo se ormai proprio tutto sia stato sdoganato e se ogni bisogno si possa tranquillamente soddisfare in qualsiasi luogo e in qualsiasi situazione. Intanto il teologo e il filosofo si confrontano su temi eterni, il dolore, il Male, le responsabilità ed io decido di ignorare la mia vicina e tornare ad ascoltare con la massima attenzione questo dialogo che è un gran regalo di questo Salone. Vannini entra nella mia libreria.

Ho trascorso diverse ore, nei giorni precedenti, a leggere il programma in pdf. Con un taccuino vicino annotavo i molteplici incontri a cui avrei voluto partecipare, per prenotare e per non accavallare. Una continua scelta,  tra premi Nobel, autori e autrici che leggo e apprezzo, altri e altre sconosciute e per questo meritevoli di essere da me scoperte.

La piattaforma informatica di Salto ha deciso per me: ogni volta che provavo a prenotare, mi inviava al programma e appena digitavo “prenota” mi inviava a Salto, in un gioco dell’oca dove la regola sembrava quella di dover sempre tornare alla casella precedente.

Ho quindi proseguito la visita in modo caotico, girovagando tra gli stand, evitando gli editori che hanno splendide librerie e soffermandomi tra gli editori per l’infanzia o indipendenti, oppure quelli che definisco “del cuore”.  Erickson, per gli studenti e Astrolabio con le sue copertine gialle o blu, che mi ricordano le mie prime letture importanti alla ricerca del senso della vita, quella che Pirandello e De Filippo mi avevano invitato a cercare nell’anno della maturità e che solo negli anni universitari ho provato ad approfondire. L’altra casa editrice del mio cuore è Einaudi, con la pubblicazione di autori che sono delle pietre miliari della mia formazione, ma è ovvio che quasi tutte le case editrici hanno pubblicato libri che hanno contribuito alla mia crescita.

Il bello di questa festa è che incontri amici, ma quando poi incontri una tua alunna, allora la cosa è diversa, provi un pizzico di soddisfazione, quasi che quella donna, quella lettrice lo è anche un poco per merito tuo.

Impossibile comprendere l’enorme potenzialità del Salone per chi ama leggere e chi scrive: ci vogliono giorni di presenza e scelte ponderate.

Incontro per caso lo stand della Stampa e una giovane scrittrice, Rosella Postorino, racconta la genesi del libro “Mi limitavo ad amare te”.




Poco dopo, mi rendo conto di aver girato circolarmente, perché torno allo stand del quotidiano La Stampa ed incontro un attore che adoro: Lo Cascio. Peccato che avesse appena finito di presentare il suo libro e tutti volevano l’autografo. Lui, stupito, sì così mi è apparso, gentile, educato e un po' timido, è scappato in un altro stand, per un altro incontro.

Forse i lettori considerano gli autografi dei trofei da esibire. Non so.

Io i libri li scelgo nel silenzio, quello della mia libreria indipendente, oppure grazie ai consigli dei miei amici librai o dopo aver letto una bella recensione.

Eppure torno sempre dalle mie visite ai Saloni del Libro carica di nuovi libri, che non saprò dove collocare nella mia libreria che oltre le due file per piano, ne ha una orizzontale sopra le due verticali.

Sono uscita verso sera decisamente stordita da una overdose di stimoli, voci e volti di autori. Piove. Non ci sono taxi. Per fortuna c'è la metropolitana. Si va a casa.

                    


215.000 presenze!

Tantissime storie raccontate

Se i muri del Lingotto potessero restituircele, ci vorrebbero anni e anni per poterle ascoltare tutte.