giovedì 22 dicembre 2016

IL RACCONTO DEI RACCONTI

TEMPO SOSPESO

Car*lettore o lettrice,
questa volta non ti racconterò dell'ultimo film che ritengo meritevole di un commento né di un libro che voglio sottoporre alla tua attenzione, né di una mostra o di un evento culturale, voglio raccontarti di una mia esperienza.
Ieri sera al Circolo dei Lettori di Torino ho vissuto una piccola magia!
Sul palco della sala grande, quella dove grandi scrittori hanno presentato i loro libri, noi, 13 cittadini, amanti della lettura e dell'arte della narrazione, abbiamo raccontato ad un pubblico a noi estraneo, storie di sentimenti tratte dal libro di Goffredo Parise dal titolo “I Sillabari”.
Questo libro nacque nel 1969 con l'intento di spiegare con parole semplici i sentimenti delle persone, così come è di ogni sillabario che usano i bambini.
Semplicità, immediatezza, evidenza.
Io ho raccontato “Nostalgia”.
La storia racconta di una donna, Laura, di circa 40 anni, con occhi celestini, che si trovava a trascorrere le sue vacanze in un ospizio per anziani su un cucuzzolo di una collina, in un paese con una chiesa e una casa. L'ospizio era diretto da una ex maestra elementare, enorme e gialla in volto, completamente cieca. Ad aiutarla nella conduzione dell'ospizio una nipote giovane, magrissima e con il naso mangiato dal lupus.
Nell'ospizio gli anziani non si vedevano mai, in quanto erano molto malati.
Ospiti paganti oltre a Laura e a suo figlio, un ragazzo di 12 anni amante dello zolfo e del potassio, vi era un ingegnere navale appena arrivato da Bengasi in quell'agosto del 1941, con la moglie araba e due figli. L'ingegnere, alto, robusto e abbronzato non aveva un braccio.
Inoltre a fare compagnia a Laura, si univa un contadino al quale mancava una gamba, persa durante la prima guerra mondiale.
Un giorno decisero di fare una gita, una passeggiata fino al paese accanto, che distava circa 3 km.
Laura era felice: l'idea di mettersi in cammino, di andare verso un luogo, di chiacchierare lungo la strada, di fare un pic nic le riempiva il cuore di gioia..(non finisce qui, vi consiglio di leggere il libro)

e così ognuno di noi ha raccontato la sua storia, fatta di bozzetti di vita comune, esempi di sentimenti che ognuno di noi ha provato nella vita, almeno una volta.
La mia vita è ricca di nostalgia. Ecco, ieri sera io ero La Nostalgia.
E i miei amici raccontatori erano gli Altri, la Grazia, l'Affetto, la Libertà, la Noia, la Tristezza, la Guerra, la Simpatia, il Bambino e via così.
La serata è stata la conclusione del laboratorio “Il racconto dei racconti” condotto da Davide Ferraris, il libraio indipendente di Corso Belgio, uomo pieno di passione e di intelligenza per il suo lavoro.
Al termine della serata il presentatore ha parlato di un gran regalo, quello che noi, raccontando, abbiamo prodotto: aver sospeso il tempo per un'ora.
Il pubblico era emozionato e attento, ed io sarei rimasta ancora sul palco.
Quale grande magia può produrre la letteratura, sia essa raccontata o letta?
Riuscire a sospendere il tempo, a fermarlo, ad essere altrove, orfani della nostra vita, volontariamente, dimentichi dei nostri dolori e delle nostre fatiche, aperti ai dolori e alle fatiche altrui, uniti nella forza dell'essere uomini.
L'uomo ha sempre avuto bisogno di storie, cantate, narrate, scritte.
Nelle storie ognuno di noi trova se stesso e gli altri. E si sente meno solo.





lunedì 19 dicembre 2016

SNOWDEN








Scrivere della storia di Snowden, intendo scrivere oggi usando il pc, mi mette a disagio.
Già perché le mie parole saranno lette da te, lettore, lettrice curios* e forse amic*, ma potrebbero essere lette dalla NSA o chissà da quale altra agenzia di sicurezza nazionale o internazionale.
Non che le mie parole in sé e per sé siano interessanti o importanti, è solo che in questo momento provo fastidio alla sola idea di essere letta da occhi che cercano il male ovunque.
Viviamo nel Regno della Suprema Diffidenza: tutti siamo potenziali nemici, tutti potremmo nascondere qualcosa della quale un domani venire incriminati.
E' facile dire, come ho detto io tantissime volte, “io non ho nulla da nascondere”.
Certo, non ho nulla da nascondere. Ma, se cambiasse il governo, se improvvisamente stare dalla parte dei diritti umani diventasse sedizioso, pericoloso, allora le mie parole verrebbero lette diversamente.
Questo film non è 1984, trasposizione cinematografica dell'antiutopia di George Orwell, un genio che ci mise in guardia su altre tipologie di dittature.
Questo film del 2016, presentato al Festival di Roma, è una storia vera, verissima, di cui tutti noi abbiamo letto sulle pagine dei quotidiani nel 2013.
Il film di O. Stone, la storia di Snowden non possono che inquietare il cittadino.
La storia è nota a tutti: ex tecnico CIA e consulente della NSA, nel 2013 decise di svelare alla stampa l'esistenza di programmi di intercettazioni e sorveglianza di massa, al fine di avviare una discussione nel suo Paese sull'uso e abuso di questi strumenti.
Il controllo capillare sulla vita di ciascuno, l'uso disinvolto dei droni per colpire i nemici, la considerazione che “il fronte oggi è ovunque e ogni server è un'arma”, ci ricordano la complessità nella quale viviamo e ci interrogano ancora una volta su quale sia la realtà e quale la finzione nella quale viviamo, credendo di essere liberi.
Una domanda che il film pone a tutti noi è quella di coloro che obbediscono agli ordini del Governo, credendo di essere così nella legalità e soprattutto di fare la cosa giusta.
Per esempio i dipendenti dell'agenzia di sicurezza forniscono assistenza in tempo reale ai piloti di droni bombardieri per localizzare e lanciare attacchi letali, poi, dopo aver visto sullo schermo del pc le persone morire, tornano a casa dalla propria famiglia, come se nulla fosse. Come accadeva nel periodo nazista per tutti coloro che lavoravano nei campi di concentramento e di annientamento, come accadeva nei gulag e nei campi di concentramento di Pol Pot o negli stadi sudamericani e ancora e ancora mi sovvengono esempi, purtroppo.
Snowden è un eroe perchè ha avuto il coraggio di perdere tutto, ricchezza, benessere, famiglia, sicurezza, in nome del senso di responsabilità verso l'umanità. Vive in Russia.
Oggi sappiamo, ma è cambiato qualcosa?