martedì 16 ottobre 2018

HOMO CELLULARIS



Il 15.10.2018 è andata in onda l’ultima puntata di questa serie di Presa diretta: il tema scelto, “Iperconnessi” è di estrema attualità ed interesse.
Gli smartphone e l’uso compulsivo della rete, dei social, dei messaggi da parte di miliardi di esseri umani.
I giornalisti hanno iniziato a trattare l’argomento della mancanza di sicurezza per chi, guidando o camminando per strada, risponde ai messaggi o soltanto guarda il cellulare, percorrendo a volte metri di strada al buio: 250.000 persone sono morte nel 2017 a causa di questo comportamento. Oltre alle multe, oggi esistono dei dispositivi in Olanda che ti impediscono di usare il telefono mentre guidi e le assicurazioni ti offrono sconti considerevoli sulle polizze se adotti tali strumenti.
Chi tra noi, pur biasimando gli altri, non ha risposto ad una telefonata o sbirciato il telefono? In auto dovremmo dimenticarci di possedere un telefono, multa o non multa. Si tratta di salvare la vita nostra e altrui.
Il seguito del programma però è più inquietante, perché di difficile risoluzione. Qualche mese fa scrissi un post, dal titolo “OTTO SECONDI”, per raccontarti le ricerche scientifiche sulla diminuzione dell’attenzione in chi usa abitualmente la rete.
Nella trasmissione tv di ieri sera si è affrontato lo stesso tema e sono state indicate alcune conseguenze in linea con quanto già scritto, ma ripetita iuvant.
Provo a scrivere un elenco, senza commentarlo:
- la drastica diminuzione della capacità di attenzione
- l’incapacità di leggere testi lunghi e complessi
-l’incapacità di comprendere fenomeni complessi
- l’assunzione di una postura piegata in avanti per rispondere ai messaggi, la posizione di colui che è sconfitto
- la rimozione dal nostro cervello di alcune capacità, prima frutto di sforzo e fatica (ricerca di un luogo su una cartina, ricordo di numeri di telefono ecc.)
- nessuna memoria interna a noi stessi, deleghiamo tutto ad una gigantesca memoria esterna, dimenticandoci quindi che solo sapendo possiamo poi sintetizzare e avere una propria opinione
- continuamente distratti
- mancanza di regole, quelle della convivenza civile
-essere manipolati da algoritmi e da un modello di business
- ore e ore di connessione, di vita, che potrebbe essere vissuta diversamente
- essere cavie di un esperimento, le cui conseguenze ancora non sono chiare
- abboccare alla pubblicità
- abboccare alla propaganda politica, che si avvale di semplificazioni, di persone con poca capacità di attenzione, memoria,sintesi
Non è un caso che gli informatici che programmano queste piattaforme siano anche o forse soprattutto psicologi e applichino le teorie del comportamentismo per arricchirsi.
Non è un caso che qualcuno tra loro ha deciso di denunciare i rischi che stiamo correndo, come Jaron Lanier in “10 ragioni per cancellarsi subito dai social”.
Concludo con una riflessione dell’onorevole Boccia: la rete è nata per unirci, mentre non siamo mai stati così divisi negli ultimi anni. Sul web la gente si scatena, offende, deride, attacca, odia.
Mentre ascoltavo le interviste ad informatici e a scienziati immaginavo un popolo di automi, comandati da slogan, pronti a tutto. Uomini grigi, senza volto, uomini senza anima, senza memoria. Uomini senza. Molti scrittori fantascientifici ci hanno allertato da tempo sui rischi che stiamo correndo.
La vera rivoluzione che stiamo vivendo è questa, perché sta cambiando il nostro modo di pensare, il modello di uomo. Accanto a questo, non dobbiamo dimenticarci l’estrema robotizzazione e i rischi di robot troppo intelligenti.
Scrivo e posto sui social: come liberarsi? Osservo la mia capacità di attenzione: sono ancora capace di non distrarmi, però devo allontanare da me il cellulare, devo spegnerlo, se voglio scrivere o leggere, così come emerge in un esperimento presso l’Università di san Francisco durante il quale chi aveva vicino il cellulare si distraeva in continuazione.
Molto altro è stato detto ieri sera, ti invito, se non hai visto questa puntata, a vederla.