Il 15.10.2018 è andata in onda l’ultima
puntata di questa serie di Presa diretta: il tema scelto, “Iperconnessi” è di
estrema attualità ed interesse.
Gli smartphone e l’uso compulsivo
della rete, dei social, dei messaggi da parte di miliardi di esseri umani.
I giornalisti hanno iniziato a
trattare l’argomento della mancanza di sicurezza per chi, guidando o camminando
per strada, risponde ai messaggi o soltanto guarda il cellulare, percorrendo a
volte metri di strada al buio: 250.000 persone sono morte nel 2017 a causa di
questo comportamento. Oltre alle multe, oggi esistono dei dispositivi in Olanda
che ti impediscono di usare il telefono mentre guidi e le assicurazioni ti
offrono sconti considerevoli sulle polizze se adotti tali strumenti.
Chi tra noi, pur biasimando gli
altri, non ha risposto ad una telefonata o sbirciato il telefono? In auto
dovremmo dimenticarci di possedere un telefono, multa o non multa. Si tratta di
salvare la vita nostra e altrui.
Il seguito del programma però è più
inquietante, perché di difficile risoluzione. Qualche mese fa scrissi un post,
dal titolo “OTTO SECONDI”, per raccontarti le ricerche scientifiche sulla
diminuzione dell’attenzione in chi usa abitualmente la rete.
Nella trasmissione tv di ieri
sera si è affrontato lo stesso tema e sono state indicate alcune conseguenze in linea con quanto già scritto, ma ripetita iuvant.
Provo a scrivere un elenco, senza
commentarlo:
- la drastica diminuzione della
capacità di attenzione
- l’incapacità di leggere testi
lunghi e complessi
-l’incapacità di comprendere
fenomeni complessi
- l’assunzione di una postura
piegata in avanti per rispondere ai messaggi, la posizione di colui che è
sconfitto
- la rimozione dal nostro
cervello di alcune capacità, prima frutto di sforzo e fatica (ricerca di un
luogo su una cartina, ricordo di numeri di telefono ecc.)
- nessuna memoria interna a noi
stessi, deleghiamo tutto ad una gigantesca memoria esterna, dimenticandoci
quindi che solo sapendo possiamo poi sintetizzare e avere una propria opinione
- continuamente distratti
- mancanza di regole, quelle
della convivenza civile
-essere manipolati da algoritmi e
da un modello di business
- ore e ore di connessione, di
vita, che potrebbe essere vissuta diversamente
- essere cavie di un esperimento,
le cui conseguenze ancora non sono chiare
- abboccare alla pubblicità
- abboccare alla propaganda
politica, che si avvale di semplificazioni, di persone con poca capacità di
attenzione, memoria,sintesi
Non è un caso che gli informatici
che programmano queste piattaforme siano anche o forse soprattutto psicologi e
applichino le teorie del comportamentismo per arricchirsi.
Non è un caso che qualcuno tra
loro ha deciso di denunciare i rischi che stiamo correndo, come Jaron Lanier in
“10 ragioni per cancellarsi subito dai
social”.
Concludo con una riflessione dell’onorevole
Boccia: la rete è nata per unirci, mentre non siamo mai stati così divisi negli
ultimi anni. Sul web la gente si scatena, offende, deride, attacca, odia.
Mentre ascoltavo le interviste ad
informatici e a scienziati immaginavo un popolo di automi, comandati da slogan,
pronti a tutto. Uomini grigi, senza volto, uomini senza anima, senza memoria.
Uomini senza. Molti scrittori fantascientifici ci hanno allertato da tempo sui
rischi che stiamo correndo.
La vera rivoluzione che stiamo
vivendo è questa, perché sta cambiando il nostro modo di pensare, il modello di
uomo. Accanto a questo, non dobbiamo dimenticarci l’estrema robotizzazione e i
rischi di robot troppo intelligenti.
Scrivo e posto sui social: come
liberarsi? Osservo la mia capacità di attenzione: sono ancora capace di non
distrarmi, però devo allontanare da me il cellulare, devo spegnerlo, se voglio
scrivere o leggere, così come emerge in un esperimento presso l’Università di
san Francisco durante il quale chi aveva vicino il cellulare si distraeva in
continuazione.
Molto altro è stato detto ieri
sera, ti invito, se non hai visto questa puntata, a vederla.
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