mercoledì 27 aprile 2016

I RICORDI DEL FIUME


Oggi al cinema Massimo di Torino il regista Massimiliano de Serio ha presentato il film prodotto con il fratello gemello“I ricordi del fiume” in distribuzione nelle sale cinematografiche italiane in questi giorni.
La caratteristica della visione odierna è stata quella di essere stata realizzata in modo accessibile a tutti, ovvero anche ai disabili sensoriali.
Il regista si è impegnato a promuovere la visione di questa produzione in molte sale italiane.

Il progetto che ha reso possibile sottotitolare tutto il film e avere la possibilità di “vederlo” con audio-descrizioni in cuffia, si chiama Torino + cultura accessibile.

Ho sperimentato l'audiodescrizione per vedere con gli occhi dei ragazzi che hanno lavorato alla realizzazione del progetto e verificare la validità del lavoro.

Chi descrive, per quanto si sforzi di essere oggettivo, non può fare a meno di notare alcuni particolari della scena e tralasciarne altri. Il punto di vista emerge sempre, ma nel complesso le descrizioni sono state puntuali e precise. Il documentario era di difficile descrizione, svolgendosi all'interno del campo rom di Lungo Stura Lazio, una baraccopoli dentro Torino, rasa al suolo recentemente.

Rendere lo squallore, la povertà, il caos di oggetti posati ovunque alla rinfusa, il cielo eternamente plumbeo a rimarcare la tristezza della situazione, gli alberi sempre spogli, nonostante le riprese siano durate due anni, un bambino sempre vestito con una cannottiera colorata anche in pieno inverno, la tenerezza delle giovani mamme, la tristezza delle donne mature, un campo superaffollato di baracche fatiscenti prima e dopo un ammasso di pezzi di legno e plastica, fragili involucri di vite precarie, ecco descrivere tutto questo nei numerosi fotogrammi della cinepresa alla ricerca del particolare significativo non è stato certo cosa facile.

Il documentario è sicuramente riuscito nell'intento di rendere la difficoltà della vita di questi esseri umani, vicini al traffico e alle luci della città, ma separati da essa da un modo di vivere totalmente diverso.
L'audiodescrizione è riuscita a mostrare questa realtà.

Alcuni abitanti del campo ora vivono in casa, altri sono partiti, altri purtroppo vivono sempre in baracca, racconta il regista, visibilmente vicino a coloro che sono i protagonisti del documentario.

Spero che questo sforzo per rendere accessibile la cultura a tutti non rimanga isolato.

La cultura è per tutti, è bellezza, è crescita civile e sociale, è volano dell'occupazione”: queste sono le parole di Enzo Frammartino dell'Assessorato alla cultura di Torino.

Personalmente condivido.

martedì 26 aprile 2016

LE CONFESSIONI



Ultimo film di Roberto d'Andò, il cui protagonista, Toni Servillo, è un monaco certosino, famoso per i suoi libri oltreché matematico di formazione.
Il monaco è il protagonista del film, un alieno, un intruso in un mondo del tutto diverso dal suo: un hotel di lusso dove nove ministri dell'Economia e il direttore del Fondo Monetario Internazionale devono prendere decisioni tali da ridisegnare la situazione economica mondiale. Le decisioni vengono prese in base a valori diametralmente opposti a quelle del monaco Roberto Salus (Servillo).
Sullo sfondo fotogrammi di immagini Tv evocano la crisi della Grecia del 2015: disordini nelle piazze.

I silenzi di Servillo, la sua capacità di ascoltare il canto degli uccelli, di capire l'animo umano, di vivere di poco (una noce – il saio – i sandali), di essere uno specchio in cui tutti i convitati sono costretti a specchiarsi, tutto ciò serve a incrinare le certezze di alcuni componenti del summit al fine di cambiare la decisione da prendere.
Più che la storia in sé e per sé, è proprio il ruolo del monaco ciò che evoca nello spettatore molte domande. Lo sguardo di Servillo rimane nella mente, interroga anche noi, anzi interroga forse solo noi.

Il film che ha come obiettivo quello di riflettere sul potere dell'economia sulla politica, procede come un giallo, in cui il sospettato di una morte eccellente è proprio il monaco.

Un film interessante per il tema trattato e per la recitazione di Toni Servillo, che si afferma sempre di più come grande attore del cinema italiano.




sabato 23 aprile 2016

GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO

Risultati immagini per simbolo della giornata del libroLa festa del libro

 



Il libro al centro dell'attenzione dei cittadini è un fatto straordinario.
Letture nelle piazze, nei mercati, nei locali, in metropolitana e sul tram storico fanno sì che colui che legge si senta parte di una comunità.
Qui a Torino negli ultimi trent'anni sono avvenuti dei grandi cambiamenti culturali: trent'anni fa eravamo in pochi a leggere libri per il piacere di farlo, per lo più eravamo considerati strani individui,  un pò inutili.
Dieci anni fa, ottobre 2006 fu inaugurato il Circolo dei lettori di via Bogino.
Che festa, che emozione trovare nelle stanze di Palazzo Graneri della Roccia persone intente ad ascoltare e a leggere.
Sono così orgogliosa di questo Circolo, che, chiunque venga a Torino a trovarmi, viene da me accompagnato a visitare questo gioiello.
In questi dieci anni le attività di lettura ad alta voce sono andate moltiplicandosi in un effetto domino: oltre al Salone del Libro e al Circolo, le librerie, le biblioteche, le scuole hanno fatto a gara ad organizzare eventi legati alla lettura.
Oggi, ancora una volta a Torino si festeggia il libro, come è giusto che sia, compagno dei momenti di solitudine, mezzo insostituibile per riflettere su di noi e per conoscere il mondo e i suoi problemi.
Oggi regaliamo un libro



mercoledì 13 aprile 2016

HUMAN





 

Human è l'ultimo film del fotografo e regista francese Yann Arthus Bertrand.
Ebbi modo di scoprire Bertrand in occasione della sua mostra di foto al Forte di Bard, “Home” , quando rimasi incantata dal contrasto presente nelle sue foto: da una parte paesaggi di una bellezza quasi mistica, dall'altra le realtà antropomorfizzate di una bruttezza indescrivibile.
Ne parlai con i miei allievi, mostrai loro il libro della mostra, mostrai le contraddizioni, tutte opera dell'uomo, che può costruire cattedrali ma anche deturpare in modo devastante la natura, lasciando cicatrici indelebili
In questo ultimo film, che ha richiesto tre anni di lavoro, 110 riprese in 60 paesi, 2020 interviste in 63 lingue, più di 500 ore di filmati aerei, lo spettatore assiste a due ore (versione ridotta) di interviste a uomini e donne di ogni luogo e di ogni condizione, intervallate da terapeutiche immagini di deserti bianchissimi, canyon, altipiani verdeggianti, oceani tempestosi. Le immagini della natura permettono di interrompere il flusso di emozioni nate dagli argomenti trattati nelle interviste e immergersi nella bellezza pacifica o tumultuosa della Natura.
Alternativamente ci si commuove per le difficoltà umane e per la bellezza dei luoghi. Si passa dai primi piani a riprese a tutto campo.
Riflessione ed espansione.
Dentro di sé e fuori di sé, in uno scambio continuo.
Questo film è una carrellata sull'umanità adulta e sui suoi problemi : amore, felicità,lavoro,emigrazione,identità sessuale,disuguaglianza, sofferenza psichica, senso della vita, malattia, morte.
La diversità viene ripresa in ogni volto, in ogni luogo, la somiglianza tra gli uomini traspare nelle risposte alle domande universali.
Da questo film, complesso come complessa è l'esistenza, voglio estrapolare due immagini e una storia.
Le immagini:New York, vista dall'alto di notte, con il susseguirsi regolare delle sue Avenue e dei suoi grattacieli, illuminati e abitati. Uomini, che appaiono delle marionette,lavorano in stanze tutte uguali, piano dopo piano, muovendosi in uno spazio ristretto, sopraelevato, lontano dalla terra e dal cielo.
L'altra immagine è quella di una massa immensa di colorati rifiuti in movimento, un'onda che pare travolgere un giovane che si allontana correndo.
La storia: un giovane viene condannato all'ergastolo per aver ucciso una donna e la sua bambina. Lui era cresciuto pensando che chi ama fa soffrire l'altro, perché così gli aveva insegnato suo padre, che gli infliggeva scosse elettriche per il suo bene, perché gli voleva bene. Ha scoperto tardi come si ama, ricevendo amore dalla mamma e nonna delle donne uccise da lui.
Che cos'è la felicità, chiede il regista ad alcuni intervistati. La felicità, dice una donna, è essere vivi, ora.
Al termine della proiezione avrei voluto ricominciare a vedere tutto, ma proprio tutto dall'inizio.
Uscendo ho espresso questo mio desiderio all'addetto al botteghino del cinema, che mi ha informato di poter vedere tutto il film, in edizione integrale, su you-tube.
Prendetevi del tempo, comodi sulla poltrona, vedrete quanta ricchezza è contenuta nelle immagini e nelle parole.
Un vero tesoro per tutti noi.
Buona visione!














venerdì 8 aprile 2016

CAMMINANDO LUNGO LE RIVE DEL PO

Camminando lungo le rive del Po

sei abbracciato dagli alberi,
quelli che si stanno vestendo per la primavera, ancora spogli ma già verdi, di un verde pallido che ricorda i capelli dei bimbi biondi appena nati, una peluria che promette folte chiome al vento,
Quelli che sono in ritardo, che tardano a vestirsi di verde,
Quelli che sono già fioriti,
Quelli che si allungano per raggiungere il fiume, mollemente si adagiano con dolcezza andando verso l'acqua.
Poi ci sono quelli che non ci sono più. 
Di loro rimane a volte un segno, un cippo dove è cresciuta dell'erba, a volte solo un vuoto, a volte il vuoto è lungo metri e metri e diventa desolazione.
Se ti siedi su una panchina a guardare il Po, se sei vicino ad un albero noti come i suoi rami siano braccia tese nell'aria per dare sostegno e riposo agli uccelli, vedi correre uno scoiattolo lungo il trono, vedi la vita che scorre e ne rimani incantata, rapita.
Eppure sei in città, non lontano da lì scorgi la Mole Antonelliana e le file di palazzi che si susseguono per kilometri dentro la città.
Ecco che sei difronte alla riva delle oche, dove qualche anno fa tante oche passeggiavano impettite tra passeggini e sedie a rotelle.
Ne vedo una, forse è un abbaglio, è una sopravvissuta.
All'improvviso tre germani reali si lasciano trascinare dalla corrente del grande fiume italiano, quello che dà la vita a milioni di cittadini che vivono lungo le sue rive.
Sono di nuovo qui e lontano da qui. Osservo l'acqua che scorre e penso a tutti coloro che amano andare controcorrente. Un po' resisti, sei forte, la corrente la governi, poi se nessuno ti è accanto, lo sai che la corrente ti travolgerà, è inevitabile, basta osservare la natura, l'acqua, i pesci, gli uccelli, gli alberi e tutto sarà chiaro.
Sarebbe semplice, se noi uomini non complicassimo sempre tutto.

giovedì 7 aprile 2016

VAN GOGH ALIVE EXPERIENCE

"Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno"




il mandorlo in fiore realizzato in occasione della nascita di suo nipote, il figlio dell'amato fratello. Una esplosione di gioia e di bellezza

Eccomi, dopo due settimane di aridità, nelle quali il dolore per gli attentati di Bruxelles, seguiti alla morte delle giovani studentesse in Spagna, e alle continue notizie di attentati, di bombardamenti, di morti in molte zone del mondo, mi ha bloccato ogni desiderio di comunicare ai miei affezionati e carissimi amici lettori.
La vita “normale”, quella nella quale si lavora e si impara dall'esperienza, mi è apparsa vuota ed inutile se intorno a me c'è la guerra.
L'immagine più chiara che ho in mente è quella presente in molti film sul nazismo: dei nazisti che festeggiano nella loro villa, poco lontano da uno dei tanti campi di concentramento, dove nello stesso istante si muore di dolore e di fame.
Questa premessa non aiuta sicuramente chi legge a continuare, mi scuso, ma per me è importante.
Nonostante questa idea che ho del mondo, in cui alcuni ballano e brindano ridendo e altri soffrono e muoiono, capisco che ora io appartengo a un momento storico nel quale voglio cercare di svolgere al meglio la parte che mi è stata assegnata, facendo ciò che credo e spero di sapere fare: raccontare, ma soprattutto comunicare.



Visitare la mostra realizzata su Van Gogh con il metodo Sensory 4 è un modo per avvicinarsi all'anima del sublime maestro olandese.
Con il mio primo passo nella palazzina della Promotrice delle Belle Arti al Valentino (Torino), mi sono ritrovata nella famosissima stanza di Van Gogh ad Arles e subito ho sentito di avvicinarmi a lui, alla sua intensa e travolgente sensibilità.


la luce che proviene da fuori alla stanza, che inonda le finistre, socchiuse, l'azzurro delle pareti a me comunica che Vincent in quella stanza ci stava proprio bene! ha detto: "Quanto è bello il giallo, rappresenta il sole". Energia allo stato puro, altro che depressione!


La storia di Van Gogh è per me (non sono una storica dell'arte, ricordatevelo) la storia di un uomo che ha cercato disperatamente se stesso, che ha desiderato sopra ogni cosa di essere accettato e riconosciuto e che alla fine ha desistito per amore, pensando di essere di peso all'amato fratello Theo, anche lui malato e con difficoltà economiche.
Poi possiamo invece raccontare che Van Gogh è stato un pittore olandese misconosciuto in vita, malato di mente che ha posto fine alla sua esistenza uccidendosi. Un pazzo. E' una scelta.
Per me Van Gogh fu un uomo tormentato, certo, ma ricco, fecondo, capace di creare, di anticipare, di comunicare. La sua tensione era quella di trasmettere la ricchezza di emozioni che ribollivano dentro di lui, ma senza mai travolgere l'altro, piuttosto Van Gogh ha sempre scelto di soffrire e mai di far soffrire.
Ha cercato con fatica la sua strada, ma quando l'ha trovata ha scritto:
L'unico momento in cui mi sento vivo è quando dipingo” o “A volte penso che non ci sia niente di più bello che disegnare”.
I contemporanei non l'hanno capito, gli amici lo hanno allontanato, lui sapeva che i suoi quadri un giorno sarebbero valsi più dei colori usati per realizzarli e oggi Van Gogh dopo più di un secolo ha un posto d'onore tra i grandi di tutti i tempi. Aveva ragione lui.
Nelle sale sono stata avvolta dai suoi colori, dai dettagli ingigantiti, dalla musica che accompagnava le varie fasi delle sue opere e della sua vita.
Le immagini parlavano di lui e per lui, del suo mondo, della gente dell'epoca, dei paesaggi, ma anche dei suoi sogni, delle sue visioni, delle sue paure.
Fino ad arrivare a quello che per me è un capolavoro: “La notte stellata”.
Il cielo che ci viene regalato è un concentrato puro di energia.
Il cielo è attraversato da vortici, da movimenti, da luce, tutto estremamente vivo e dinamico, molto lontano dalle immagini poetiche e pittoriche di quiete notti stellate. Possiamo leggere nella notte di Van Gogh tutta la sua sofferenza interiore, ma anche tutta la sua profonda comunione con la forza della natura, quella che lui ha sempre dipinto con maestria, quella dei girasoli, dei campi di grano, delle nature morte, dei fiori, dei boschi.
Per me questo quadro è il manifesto della sua capacità di comprendere le forze della natura, misconosciute a tanti, comprese dagli scienziati e da coloro che sanno ascoltare e vedere. Vi assicuro che l'emozione che si prova è quella della commozione.