Oggi al cinema Massimo di Torino il
regista Massimiliano de Serio ha presentato il film prodotto con il
fratello gemello“I ricordi del fiume” in distribuzione
nelle sale cinematografiche italiane in questi giorni.
La caratteristica della visione odierna
è stata quella di essere stata realizzata in modo accessibile a
tutti, ovvero anche ai disabili sensoriali.
Il regista si è impegnato a promuovere
la visione di questa produzione in molte sale italiane.
Il progetto che ha reso possibile
sottotitolare tutto il film e avere la possibilità di “vederlo”
con audio-descrizioni in cuffia, si chiama Torino + cultura
accessibile.
Ho sperimentato l'audiodescrizione per
vedere con gli occhi dei ragazzi che hanno lavorato alla
realizzazione del progetto e verificare la validità del lavoro.
Chi descrive, per quanto si sforzi di
essere oggettivo, non può fare a meno di notare alcuni particolari
della scena e tralasciarne altri. Il punto di vista emerge sempre, ma
nel complesso le descrizioni sono state puntuali e precise. Il
documentario era di difficile descrizione, svolgendosi all'interno
del campo rom di Lungo Stura Lazio, una baraccopoli dentro Torino,
rasa al suolo recentemente.
Rendere lo squallore, la povertà, il
caos di oggetti posati ovunque alla rinfusa, il cielo eternamente
plumbeo a rimarcare la tristezza della situazione, gli alberi sempre
spogli, nonostante le riprese siano durate due anni, un bambino
sempre vestito con una cannottiera colorata anche in pieno inverno,
la tenerezza delle giovani mamme, la tristezza delle donne mature, un
campo superaffollato di baracche fatiscenti prima e dopo un ammasso
di pezzi di legno e plastica, fragili involucri di vite precarie,
ecco descrivere tutto questo nei numerosi fotogrammi della cinepresa
alla ricerca del particolare significativo non è stato certo cosa
facile.
Il documentario è sicuramente riuscito
nell'intento di rendere la difficoltà della vita di questi esseri
umani, vicini al traffico e alle luci della città, ma separati da
essa da un modo di vivere totalmente diverso.
L'audiodescrizione è riuscita a
mostrare questa realtà.
Alcuni abitanti del campo ora vivono in
casa, altri sono partiti, altri purtroppo vivono sempre in baracca,
racconta il regista, visibilmente vicino a coloro che sono i
protagonisti del documentario.
Spero che questo sforzo per rendere
accessibile la cultura a tutti non rimanga isolato.
“La cultura è per tutti, è
bellezza, è crescita civile e sociale, è volano dell'occupazione”:
queste sono le parole di Enzo Frammartino dell'Assessorato alla
cultura di Torino.
Personalmente condivido.
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