martedì 31 marzo 2020

IL MONDO IN UNA STANZA N. 2








Scrivo per comunicarti informazioni che spero siano utili: questo è ciò che posso fare da casa con un pc.
Ci sono in questo momento musicisti, insegnanti di yoga, maestri di meditazione, curatori di musei, pubblicitari, giornalisti e tanti altri che donano il loro tempo e se stessi per aiutare a superare questo evento storico che i nostri nipoti studieranno sui libri di storia, così come noi studiammo altre epidemie storiche:  numero dei morti,  data,  luogo. Sui manuali vi è poco o nulla della sofferenza immane che gli uomini vissero. Per capirlo leggevamo  “La madre di Cecilia” del Manzoni.
Oggi è ancora diverso il dolore del distacco, della solitudine, ma non mi voglio soffermare su questo, perché questo breve articolo ha un solo scopo: darvi delle informazioni utili per stare meglio, per usare al meglio questo tempo apparentemente vuoto, questo tempo sospeso, questa bolla nella quale ci troviamo, nella quale capiamo che nulla sarà come prima ma stentiamo a capire come sarà.
Ecco le prime informazioni, allo scopo di ritrovare la calma interiore, esercitare l’ascolto, provare a sperimentare, per chi non lo ha mai fatto, l’antica arte della meditazione.
Le strade e i maestri sono tanti, io vi propongo ciò che ho sperimentato.

Il mio Maestro di yoga, James Eruppakkattu, tutti i giorni alle ore 17.30 si collega tramite facebook ( cercare la pagina Scuola Yoga Shanti) e conduce la sua lezione  per tutti. Un grande aiuto, fisico, morale, spirituale da un grande Maestro. Io conobbi James nel 2008 e da allora non ho mai interrotto la frequenza delle sue lezioni, dei suoi incontri, dei suoi seminari. Sono a mia volta diventata istruttrice di yoga e ho un gruppo di allievi. 
L'incontro con James migliorò profondamente la mia esistenza: le sue domande, le sue riflessioni, la consapevolezza del corpo, tutto attraversa la pratica dello yoga ha portato enormi benefici nella mia esistenza. Piano piano cambia il modo di percepire se stessi e gli altri, se stessi e il mondo. 
Oggi viviamo un momento di gravissima crisi e di cambiamento: possiamo farci accompagnare nel cambiamento, che è necessario, dal Maestro.





Il musicista biologo Emiliano Toso tutti i giorni si collega su facebook alle ore 18 e suona per noi in diretta. La sua musica a 432hz ha un potere taumaturgico. Viene usata negli ospedali. Cura, lenisce, calma. Vi consiglio vivamente di ascoltarlo in diretta, con il suo pianoforte e le sue spiegazioni scientifiche. Un dono.
Per gli operatori sanitari: cercare su Spotify la playlist dedicati a voi.
Se volete altri chiarimenti io scrissi un articolo sul blog dal titolo "Epigenetica e musica" dopo aver seguito il seminario per operatori della Translational music epotreste scaricare l'ebook Biologia e musica di Emiliano Toso.
Nella foto il nostro abbraccio alla fine del corso.




Daniel Lumera è considerato un riferimento internazionale nella pratica della meditazione. Tutti i giorni si collega alle ore 19 su Facebook e su You Tube e insegna a meditare.  Allievo di Padre Antony Elenjimittam, che fu discepolo diretto di Gandhi. Sono 12 minuti, ascoltatelo. Aiuta chiunque non abbia pratica della meditazione. Cercate www. la cura dell'essere. it, oppure Daniel Lumera 12 minuti.
Anche lui ha creato spazi per gli operatori sanitari.
 Cercate www. la cura dell’essere.it  croce viola.
Buona serata.





venerdì 27 marzo 2020

IL MONDO IN UNA STANZA


 IL MONDO IN UNA STANZA

Premessa
Ho scritto questo articolo dodici giorni fa, qualche decreto del Presidente del Consiglio fa, molto dolore in meno nei cuori, molti morti in meno.
Sono arida in questi giorni, le parole non sono adatte alla situazione, bisogna inventarne di nuove per rendere la tragedia che viviamo, però ho scritto tante volte che ognuno deve dare il proprio contributo, portare il proprio secchio d’acqua ed io so fare questo, scrivere e penso che così posso, forse, dare un piccolissimo contributo a te che stai a casa in isolamento. Forse.




È relativamente semplice scrivere intorno a storie individuali, è difficilissimo scrivere intorno ad una storia che riguarda tutti noi, che ci interroga prepotentemente su temi dai quali tutti noi, ad esclusione dei meditanti, rifuggiamo: il senso della vita, il senso della sofferenza, della solitudine, della malattia e della morte.
La paura.
Niente e nessuno sarà più come prima della comparsa, nella vita di sette miliardi e mezzo di esseri umani, di questo microscopico essere che sta provocando danni, dolore e morte. Forse esisteva anche prima di occupare impropriamente il primo corpo umano, a me non interessa, perché prima di allora, prima di quel maledetto giorno di cui non sapremo mai nulla, prima il mondo girava diversamente.
Non posso dire che girasse bene, no, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, alle sofferenze dovute alla nostra condizione naturale di esseri mortali, si aggiungevano malefatte umane, in un crescendo tale che chiunque fatica a ricordarle tutte. Alcuni hanno cercato  di ripulire la proprio mente dalle falsità, dalle manipolazioni per focalizzarsi su ciò che era terribilmente vero: la madre Terra, la nostra unica casa, che ci alimenta e si sostiene, stava soffrendo e ce lo comunicava tutti i giorni, in un bollettino inquietante.
Incendi di migliaia di km quadrati, scioglimento dei ghiacciai e del permafrost, allagamenti, tifoni, terremoti, eruzioni vulcaniche, invasione di insetti, siccità, e carestie, terre inquinate, polmoni verdi disboscati.
E infine guerre, le maledette guerre, che di naturale non hanno nulla.
Non posso scrivere che  l’Umanità girasse bene, no: milioni di esseri umani si spostavano freneticamente da un luogo all’ altro, per lavoro, per divertimento, per amore, per studio. Le merci si spostavano da un luogo all’ altro, percorrendo migliaia di km per soddisfare le persone che volevano risparmiare pochi soldi, per arricchire industriali alla ricerca di minor costi del lavoro, impoverendo città, riempiendo il mondo di gas di scarico, che ricadevano nei luoghi dove milioni di uomini vivevano intossicati.
Le malattie aumentavano, l’infelicità aumentava, la solitudine aumentava.
Molti altri erano i problemi di cui occuparsi nei giorni precedenti al suo manifestarsi: i diritti umani calpestati nel mondo, la triste vita dei profughi, la democrazia in crisi. Sinceramente c’era solo l’imbarazzo della scelta, ma, ci si riuniva, e non si decideva mai di modificare lo stile di vita.
Negli ultimi mesi due movimenti di giovani mi hanno rallegrato: i giovani di Greta e le sardine.
E poi è arrivato lui.
E dapprima sono stati eliminati i voli dall’Italia verso la Cina e viceversa e siamo andati a prendere gli italiani rimasti a Wuhan, poi gli aeroporti sono stati chiusi, gli aerei sono rimasti a terra e con loro tutti coloro che avevano programmato i viaggi nel mondo.
Poi i confini tra Stati sono stati chiusi, cosa che non accadeva dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Poi i confini tra Regioni, tra città, tra paesi di mare e città, tra paesi di montagna e città. Ognuno a casa sua, ognuno nel proprio comune di residenza, ognuno nella propria casa, anche se solo, anche se malato.
Non arrivano le bombe dal cielo, non sparano i cecchini dalle case: il nemico è invisibile e si può nascondere in chiunque ci avvicini.
Prima conseguenza: diffidiamo dell’altro. E l’altro da noi, che siamo l’altro da sé.
Non posso non pensare a mia madre, nata nel 1912, che ha contratto malattie gravissime, per le quali si moriva: la spagnola del 1919/20 per esempio.
Mia madre è cresciuta in tempi in cui molte medicine e vaccini non esistevano. Mamma si lavava continuamente le mani e mi ha insegnato abitudini che ho conservato e che sono utilissime: “cambiati abiti e scarpe quando torni a casa, lavati subito le mani, non appoggiare su letti o tovaglie oggetti che sono stati all’esterno”.
Fuori e dentro. Era molto chiaro che ciò che proveniva da fuori era per lei potenzialmente pericoloso. Sono cresciuta così. Per mia madre fu una necessità, per me, nata ai tempi degli antibiotici e dei disinfettanti, un obbligo che rischiava di nevrotizzarmi. Pian piano sono guarita e ho allentato questo controllo ed oggi però non fatico ad adeguarmi ai consigli dei medici. Capisco. Siamo difronte ad un virus sconosciuto, nei confronti del quale l’unica difesa è tenerlo lontano da noi.
Lui e gli altri.
Tutti.
Non dobbiamo muoverci. Gli ospedali sono al completo. Non dobbiamo ammalarci. Prima di tutto perché è bello stare bene e poi perché non c’è posto per altri malati e anche questo mi pare un buonissimo motivo.
Le aziende hanno scoperto che la tecnologia può essere usata per lavorare da casa: sì, lo si è sempre detto, ma mai fatto su larga scala.
Ora la maggior parte delle persone che conosco e che lavorano nei servizi, nel famoso terzo settore, insegnanti, informatici, consulenti tutti lavorano da casa.
E così, con la gente ferma a casa, lo smog è diminuito, prima nella regione di Wuhan e poi sulla Pianura Padana.
I cinema, i teatri, i musei, le biblioteche, gli stadi, le palestre, i negozi, le associazioni sono stati chiusi: in altre parole il mondo si è fermato.
No, non è vero: gli agricoltori seminano e raccolgono, per fortuna, alcuni operai lavorano, i medici e gli infermieri lavorano tantissimo. E i commessi dei supermercati e i proprietari del negozio sotto casa, che ora diventa prezioso. Ricordiamocelo quando tutto sarà finito.
Il virus viaggia e se noi siamo i più colpiti nel mondo, nel mondo capite, il virus ha bloccato a casa miliardi di persone.
Piano piano i governi delle altre nazioni sembrano capire che il virus non conosce confini, colore della pelle, stato civile, età: iniziano a prendere analoghe misure e così ci sentiamo sempre più isolati nelle nostre stanze.
Tutto fermo. Stiamo tutti aspettando che lui si stanchi e arretri.
L’attesa. Una dimensione quasi sconosciuta dai giovani di oggi. Se vuoi telefonare a qualcuno, lo fai subito, non aspetti. Se vuoi avvisare, disdire, prenotare, comprare, visitare il tuo conto corrente, lo fai subito, con un app, un click, una password. Tutto e subito.
Ora no. Ora dobbiamo esercitare la pazienza. Scoprire la dimensione dell’attesa.
E la dimensione della distanza fisica, dell’annullamento di gesti consueti, di gesti naturali, animaleschi, toccarsi, accarezzarsi, baciarsi, giocare.
 Non ci baciamo, non ci abbracciamo, non ci incontriamo.
I figli sono lontani dai genitori e i genitori dai figli.
I nipoti dai nonni e i nonni dai nipoti.
L’amico dall’amica.
Chi fino ad oggi ha scelto di essere single, oggi si interroga su questa scelta.
Le coppie che faticavano a convivere, oggi sono costrette alla convivenza forzata.
I figli abituati a non parlare con i genitori, sono costretti in casa.
In questa emergenza anche i ruoli cambiano. Chi ha visto lentamente avverarsi la parità nei lavori di casa, sta scoprendo che nell’emergenza ognuno riprende il ruolo atavico, c’è chi cucina e chi aggiusta cose, c’è chi pulisce e chi sta in divano.
La tecnologia sta sostituendo gli incontri: video telefonate, videoconferenze, video passeggiate per musei, per teatri, video lezioni , di yoga, meditazione, video concerti, lezioni scolastiche in tutta Italia e ora anche nel mondo, a distanza.
Tutto video, grazie al pc, a quella rete di cui vi avrei voluto raccontare, avendo raccolto molti documenti sul tema della continua violazione della privacy, ma oggi, rinuncio alle mie riflessioni, benedico questo mezzo che ci fa sentire tutti vicini, tutti insieme, che ci permette di vedere crescere i nipoti, di parlargli.
Non so te, lettore, ma io ho una giornata attivissima, piena di impegni video e non riesco a fare tutto, anzi temo che questa overdose di stimoli mi privi di questo prezioso momento di riflessione. Attiva e disordinata. Attiva e caotica, come i pensieri e i sentimenti che si susseguono e si scontrano.
Mentre scrivo, mentre penso, continuano a intrecciarsi nei miei pensieri la situazione odierna, oggettivamente grave per la salute di tutti e per le conseguenze economiche che porterà con sé, e i valori che l’uomo potrebbe, se volesse, riscoprire in queste lunghe giornate, la pazienza, l’attesa, la fisicità, il bisogno dell’altro, la preziosità della natura, l’importanza della cultura, la generosità.
I pensieri si intrecciano e so che altri, meglio di me, stanno provando a raccontare questo dramma collettivo. Sono molte le riflessioni che vorrei condividere con te.