lunedì 30 settembre 2019

EMILIANO TOSO


EPIGENETICA E MUSICA

Non c’è limite a quello che ci può insegnare la musica, se siamo disposti a conoscerla nel profondo e a non segregarla al di fuori della nostra sfera intellettuale. La musica è stata confinata per lunghi anni in un regno remoto di piacere e di evasione, partendo dal presupposto che non avesse niente da dire alle nostre aree cerebrali preposte ai pensieri”…”La musica è parte essenziale della fisicità dello spirito umano” Daniel Barenboim
Comprai “La musica è un tutto” del grande direttore d’orchestra argentino perché la musica rientra nei miei interessi e qualche giorno fa ho cercato il libro nella mia libreria, perché sono tornata da tre giorni di musica e non solo musica, molto di più, di cui lettore, lettrice voglio raccontare.
In un luogo magico, Villa Piazzo, sita nel comune di Pettinengo a 10 km da Biella, Villa donata dalla Famiglia Pavia al Comune per farne un luogo di incontri e di pace, oggi  sede dell’associazione Pace e Futuro, nata all’indomani dell’11.09.2001, con lo scopo di progettare e realizzare percorsi di pace, accoglienza e solidarietà, ho seguito il seminario di  Translational  Music.






A condurre il seminario uno scienziato, biologo cellulare con dottorato in Biologia umana, basi molecolari e cellulari dell’Università di Torino.
Per 16 anni ha lavorato come ricercatore e successivamente come Associate Director  del gruppo di biologia molecolare presso la sede di Ivrea della Merck.
Se mi conosci o hai imparato a conoscermi dai miei scritti ti starai chiedendo come mi sia venuto in mente di iscrivermi, pagare e frequentare un corso su un tale argomento scientifico.
Ti confesso che ero preoccupata: ho cercato i manuali di scienze dei miei figli, i miei ovviamente non sono aggiornati (sì, ho conservato qualche manuale del Liceo), ho letto il capitolo sulla cellula e poi ho chiesto ad una mia cara amica, Prof.ssa di biologia presso un Liceo linguistico di Torino, da poco in pensione, di aggiornarmi.
Non ti ho ancora detto il motivo di questa scelta stravagante per un’insegnante di lettere, meno per un’insegnante di yoga, ma al termine del racconto ti sarà chiaro.
Sono entrata giorno dopo giorno nel magnifico mondo della cellula, non ci crederai, lo so, ma al liceo ero affascinata dalla biologia. Cosa ci può essere di più affascinante di studiare la vita, bios? Nulla direi. Tutto il resto è derivazione, l’arte, la letteratura, la filosofia, la tecnologia, la scienza, tutto deriva dal fatto che  qui, su questo pianeta azzurro che Parmisano ci mostra ogni tanto nel suo girovagare nel vuoto, qui e per ora per ciò che sappiamo solo qui, si è sviluppata la vita in miriadi di forme diverse.
Ma la musica?
Emiliano Toso, lo scienziato, non è solo biologo molecolare è anche o forse soprattutto un pianista e compositore a 432 herz. Un terapeuta delle cellule.
L’effetto che la sua musica ha sulle persone, sulle piante e in generale sugli esseri viventi, lo ha convinto a dedicare la sua vita a comporre e contemporaneamente a divulgare le scoperte scientifiche dell’epigenetica.
Insomma si è licenziato dalla Merck! Ci vuole coraggio.
Scrivevo che suona con pianoforti acustici accordati a 432 Hz, perché tale accordatura produce armoniche che risuonano con il battito del cuore e con la doppia elica del DNA.
Sto arrivando al cuore del mio racconto: la translational music produce effetti benefici, terapeutici in chi l’ascolta.
Non è sufficiente accordare il piano e registrare con sistemi speciali, come l’audio Binaurale 3D, è necessario che il pianista ci metta la sua intenzione.
Al Maestro Emiliano Toso non basta l’evidenza dei fatti, i racconti delle persone, lui, ricordatelo, è uno scienziato e quindi per tre giorni ci ha spiegato cosa succede alla nostra cellula, alle nostre cellule quando si ascolta questa musica.
Ci ha mostrato esperimenti, interviste di altri scienziati nel mondo, spiegato le ultime scoperte della biologia molecolare a suffragare l’esperienza dell’uomo comune.
Mi fa girare la testa pensare che noi siamo abitati da 50.000 miliardi di esseri viventi, la cellula, che ogni cellula legge il suo spartito (il suo libretto di istruzioni o DNA, il suo pezzettino), che ogni cellula è in relazione con le altre e crea un uomo e che ogni uomo può essere la cellula dell’umanità.
Mi gira la testa a pensare che questo stia accadendo adesso, accade in continuazione a tutti noi: cellule che nascono, che si sviluppano sapendo esattamente di diventare la cellula del fegato o dell’omero, che muoiono.
Tutto cambia. Non saremo mai gli stessi. Fantastico. Eppure le mie cellule sanno perfettamente cosa fare e quando e come.
Mi fa girare la testa pensare a tutti quegli ormoni che entrano ed escono dalla membrana cellulare, chiedono la fotocopia dell’informazione al nucleo dove c’è il DNA e producono materia.
Come in una fabbrica. E smaltiscono i rifiuti.
Mi da un’enorme speranza aver capito che l’epigenetica ha dimostrato che le nostre cellule, meglio i nostri ormoni, decidono quale spartito leggere e quindi, anche se sappiamo che nel nostro DNA c’è scritto tutto di noi, fattori esterni, tra cui la  Translational Music possono facilitare la lettura di un altro punto dello spartito. Ed essere sani. Forse felici. Sicuramente grati. Di tanta bellezza, magia, perfezione. Insomma della Vita.
Si è scoperto che non solo l’informazione è importante, ma il movimento  e la forma delle proteine diventano fattori fondamentali all’interno della cellula per la sua salute e quindi la nostra. Ciò che succede è che la nostra cellula vibra ed entra in risonanza.
Gli effetti della musica sul corpo sono noti da tempo, sulla riduzione dell’ansia e dello stress, ma oggi, grazie a recenti studi, si usa in sala operatoria o in sala parto, per diminuire per esempio le dosi di anestetico.
Ricordo bene la sentenza di    “Ognuno è artefice del proprio destino” “ Faber est suae quisque fortunae” attribuita a Appio Claudio il Cieco, che oggi trova un riscontro scientifico.
Quanti filosofi, quanti saggi ci hanno indicato la strada e quanto è importante da sempre per noi esseri umani la musica, in tutte le sue forme.
Come non collegarmi al versetto di Giovanni “In principio era il Verbo”, la parola, insomma il suono.
Come non riflettere sul suono usato da tutti i meditanti orientali, l’Om.
E i riti sciamanici di guarigione?
In principio c’è stata una vibrazione? Queste sono mie deduzioni, un biologo molecolare mi ha ascoltato mentre riflettevo ad alta voce sulla potenza dei suoni nella vita dell’umanità. E prima? Il silenzio.

Non più condannati a contrarre quella tal malattia a quella età, così come la prima fase della ricerca sul DNA mostrava con chiarezza, ma, capaci di orientare le scelte.
In altre parole non deleghiamo più la nostra salute alla medicina, ma torniamo ad essere responsabili della nostra vita.
Non è mio compito allegare le ricerche scientifiche, a me basta averti suggerito questo affascinante campo di studio, di indagine, di ricerca, di esperienza, perché ciò che mi ha affascinato di più è stato ascoltare il Maestro Emiliano suonare.
La sua musica mi rimescola completamente.
Ti auguro di incontrarlo, di ascoltarlo.
La fisica quantistica e l’epigenetica stanno rivoluzionando le conoscenze scientifiche, avvicinando, mettendo in relazione l’arte, la filosofia e la scienza.
E’ un fatto epocale. Magico.



venerdì 27 settembre 2019

SCIOPERO PER IL CLIMA












Allora a Torino i giovani ci sono!
Questa è già una notizia. Siamo una delle città con più anziani, i giovani sono scappati all’estero, ma non è vero.
Oggi sono tantissimi, sorridenti, leggeri, colorati, allegri, pieni di vita.
Pacifici.
Che gioia e che emozione ho provato questa mattina ad incamminarmi lungo via Cernaia per raggiungere Piazza Statuto dovrei avrei dovuto incontrare i miei amici.
Arrivavano in gruppo da ogni via.
Ho scritto che avrei dovuto incontrare i miei amici perché eravamo così tanti che in corso san Martino mi sono fermata, mi mancava l’aria, io sono alta come Napoleone, ero letteralmente circondata da giovani con i loro cartelli colorati per mostrare al mondo che loro hanno recepito il grido di Greta, ci sono, sono pronti ai sacrifici necessari per vivere e far vivere la nostra unica casa.
Sicuramente non tutti questi giovani sanno esattamente la situazione attuale e quali scelte dovremo fare per ridurre i danni fatti: sono qui, in piazza, perché è l’unico modo per farsi sentire. Alcuni di loro sono elettori e hanno capito che solo questo conta. Votare e comprare. Usiamo la nostra forza di elettori e di consumatori.
Intanto io allungavo il collo per respirare.
Che emozione incamminarmi verso la manifestazione con un ex alunno e scorgerne altri tra la folla e chissà quanti non ne ho visti e chissà quanti oggi avevano un esame oppure una lezione imperdibile, ma so che il loro cuore batteva con noi, che in formato sardine in scatola, aspettavamo pazienti e speranzosi che il corteo si incamminasse per liberarci da quella scomoda posizione e anche pericolosa.
Io marcio per i miei figli, per i miei nipoti, per i miei alunni, per tutti coloro che hanno il sacrosanto diritto a vivere in un mondo dove si respiri aria profumata, si goda del fresco e dell’ombra degli alberi, dei colori dei fiori, della limpidezza del mare, dell’armonia della Natura nella sua enorme e incomprensibile perfezione, bellezza e mistero.
Io marcio perché voglio un mondo che non rischi il collasso.
Patrizia mi ha raggiunto e insieme a lei ho iniziato a camminare: gli altri adulti presenti erano in parte professori come noi, persone che hanno gettato dei semi e che sono felici di vedere sbocciare dei fiori.
E’ vero, scioperare vuol dire non andare a scuola. Ma siate sinceri: quanti ragazzi siedono sui banchi e sono altrove con la loro mente? Oggi non hanno perso un giorno di scuola, tranquilli, oggi hanno imparato che la partecipazione è il sale della democrazia.
Erano gli anni 70, i magnifici e terribili anni 70, quelli in cui i primi scienziati si riunirono a Roma per annunciare al mondo che era necessario e URGENTE ridurre le emissioni di CO2.
Il libro che lessi da giovane liceale fu “I limiti dello sviluppo” e da qualche parte ho ancora gli appunti che presi.
Fui profondamente impressionata ed fui sicura che presto avrei visto pale eoliche, macchine elettriche, tram, pannelli solari ovunque.
Invece abbiamo comprato condizionatori per il caldo torrido, abbiamo iniziato a viaggiare per un weekend, abbiamo deciso di far viaggiare una carota dalla Sicilia, dove nasce, alla Germania, dove la impacchettano e dalla Germania alla Sicilia, dove la vendono grattugiata.
Noi mangiamo carote grattugiate da altri, carote che viaggiano in aereo.
Cosa mangiamo?
Quanto abbiamo inquinato per la nostra pigrizia?
Abbiamo scelto di comprare abiti nei centri commerciali dove le porte sono sempre aperte e una lama di aria fredda o calda ci rinfresca o ci riscalda a secondo delle stagioni.
Tanto difficile aprire una porta?
Abbiamo scelto di abolire i tram!
Di non potenziare le auto elettriche.
Di criticare coloro che si recano al lavoro in bici, invece di fargli un monumento e ringraziarli.
Impacchettiamo tutto mille volte.
Buttiamo tutto ovunque.
D’inverno non ci bastano 20 gradi.
Contate per favore quanti anni abbiamo perso, per colpa di interessi personali di pochi e per la nostra abitudine alla comodità.
Ciò che proprio non capisco è la rabbia che sento da parte di alcuni adulti verso questo movimento di giovani nato da una ragazza svedese, che ha saputo incanalare le caratteristiche della sua malattia, il bisogno di ritualità per esempio, la fissazione su un aspetto della vita, in una denuncia collettiva.
Solo una persona che ha poco da perdere, perché sofferente, perché esclusa per la sua diversità, solo una persona così può avere la forza per opporsi, per denunciare.
E chi la segue non è “pecora” come amano dire gli immancabili critici, ma coglie la forza che proviene da lei: è giovane e i giovani la seguono.
C’è che dice che la denuncia è compito degli scienziati: vero. Qualcuno li ha ascoltati?
Sono tornata a casa con gli occhi pieni della bellezza dei giovani, seduti ovunque in un centro senza auto, erano in mezzo alla piazza, seduti sul ponte, sulle sue sponde, sui marciapiedi a sognare, a progettare la loro uscita serale, il prossimo appuntamento, cosa raccontare alla mamma e quale giustificazione scrivere al Preside.
Tutto questo è possibile solo se il Pianeta azzurro avrà la sua dose di ossigeno e di anidride carbonica come previsto dall’inizio della Vita.


martedì 3 settembre 2019

VINCENZO:UN ESEMPIO



Eccomi! Ho tanta voglia di raccontare.
Oggi una storia vera.

Alcuni anni fa, sulla spiaggia  del Tirrenino, ad Anzio, amena località turistica a sud della capitale, soggiornai nelle ore della calura sotto un ombrellone posizionato vicino a quello di una coppia che presto imparai a conoscere e ad apprezzare.
Lei giovane e comunicativa, lui atletico e sensibile ai problemi altrui, con la naturale  propensione alla comprensione e all'empatia.

Innamoratissimo di Anzio, non c'era giorno che non mi ripetesse che quasi quasi valeva la pena trasferirsi a vivere ad Anzio, il posto più  bello del mondo. Un po’ esagerato, lo so, considerando anche il fatto che il soggetto in questione aveva viaggiato parecchio, come mi raccontò.
Abituato a questa spiaggia fin da bambino, quando sua nonna, Filibeck, lo accoglieva durante l'estate.
Sull'etichetta dell’ombrellone c'è  ancora il cognome della nonna, famiglia famosa nel luogo di vacanza dei romani, alla cui famiglia è persino intitolata una strada cittadina.
Il fatto è  che il nostro nuovo amico, Vincenzo, è  affetto fin da bambino dalla retinite pigmentosa e anno dopo anno, con il peggioramento della malattia ha dovuto modificare la sua  vita.
In realtà  Vincenzo sprigiona una tale vitalità e una voglia di vivere tutto, proprio tutto quello che gli è  consentito dalla malattia e dalla legge, che la sua  vita è  più  ricca di quella di alcuni di noi, cosiddetti normali.
Per iniziare è  un portento con gli ausili informatici: messaggia, ascolta audio libri, ricerca su internet, grazie ai progressi della scienza e della tecnica, di cui lui è  padrone, usando la sua voce al posto dei polpastrelli. Non nego di avergli chiesto aiuto in più  di una occasione, ottenendolo.
Stargli vicino è  un piacere: non si lamenta e non chiede aiuto. È fiero di sé e grato verso i suoi genitori per quello che hanno fatto per lui, per avergli dato coraggio, infuso autonomia, consegnato il regalo più  grande: l'autostima.
Mi racconta che la gente si preoccupa perché  non conosce la realtà: è  l'ignoranza che fa nascere le paure. Come dargli torto?
Mi parla di tutti gli altri sensi di cui ciascuno di noi è dotato, ma ai quali diamo meno importanza: la cecità li acuisce, aiutandolo ad orientarsi.
Non nascondo che io stessa, a volte sono tentata di aiutarlo, quando si muove sulla spiaggia tappezzata di lettini messi nelle posizioni più  fantasiose, che non permettono ai piedi di trovare spazi di deambulazione. Ogni tanto cade, inciampa, sbatte, ma sempre con le spalle aperte, il petto in fuori, la testa alta, lo sguardo fiero di chi non si fa fermare dagli ostacoli che incontra per via.
Un esempio, uno stimolo per la determinazione e il coraggio che ha.
Perché vivere necessita di coraggio, sempre, per chiunque e quando qualcosa non va, quando il nostro meraviglioso corpo ha qualche dolore, qualche malattia, spesso ci sentiamo persi.
Noi non siamo il nostro    corpo, direi, ascoltando Vincenzo.
A volte ci dimentichiamo di questa verità.
Un giorno gli ho chiesto  se gli manchi qualche cosa. La risposta è  stata che gli manca la possibilità di guidare la macchina e di andare in bici per il senso di libertà che questi mezzi ti regalano.
Mi raccontò di quando andava in barca a vela e addirittura partecipò alle regate con i vedenti: la boa non la vedeva, il vento lo sentiva sulla pelle e l’oscillazione della barca la percepiva con il corpo e anche io, mentre mi descriveva quelle esperienze, sentivo il vento sulla pelle e il rullio della barca nel mio corpo.
Ama viaggiare, perché  sente gli odori e i rumori dei luoghi dove è  stato e tutto questo gli restituisce l'identità  del luogo.

Oggi è  campione nazionale dei non vedenti dei balli standard e dei latini americani. Balla con sicurezza, l'ho visto, è  fantastico. Guida, con sicurezza, la compagna di ballo, non vedente anch’essa.
Supporta come volontario uno psichiatra nella conduzione di gruppi di auto muto aiuto presso la scuola di santo Alessio: è stato scelto perché  infonde agli altri forza con il suo esempio.

Ha un sito internet, www.vincenzoluigimilanesi.it , ha scritto  due libri: “Retinite pigmentosa”, “Sessualità e affettività”.
 Ha partecipato a diverse trasmissioni radiofoniche e televisive, quali, Telethon 2002 e “Siamo noi” su Tv2000.

Vive una normale vita di coppia, si è  sposato con Fabiola un anno fa, è  accompagnato da un bellissimo cane guida  che si chiama Berta.

Per Vincenzo la paura aiuta a vivere, ma non deve impedirci di vivere la vita nel migliore dei modi possibili.

Grazie Vincenzo.

Allego una poesia, scritta dal pronipote di Trilussa, sul "posto più bello del mondo".