venerdì 27 settembre 2019

SCIOPERO PER IL CLIMA












Allora a Torino i giovani ci sono!
Questa è già una notizia. Siamo una delle città con più anziani, i giovani sono scappati all’estero, ma non è vero.
Oggi sono tantissimi, sorridenti, leggeri, colorati, allegri, pieni di vita.
Pacifici.
Che gioia e che emozione ho provato questa mattina ad incamminarmi lungo via Cernaia per raggiungere Piazza Statuto dovrei avrei dovuto incontrare i miei amici.
Arrivavano in gruppo da ogni via.
Ho scritto che avrei dovuto incontrare i miei amici perché eravamo così tanti che in corso san Martino mi sono fermata, mi mancava l’aria, io sono alta come Napoleone, ero letteralmente circondata da giovani con i loro cartelli colorati per mostrare al mondo che loro hanno recepito il grido di Greta, ci sono, sono pronti ai sacrifici necessari per vivere e far vivere la nostra unica casa.
Sicuramente non tutti questi giovani sanno esattamente la situazione attuale e quali scelte dovremo fare per ridurre i danni fatti: sono qui, in piazza, perché è l’unico modo per farsi sentire. Alcuni di loro sono elettori e hanno capito che solo questo conta. Votare e comprare. Usiamo la nostra forza di elettori e di consumatori.
Intanto io allungavo il collo per respirare.
Che emozione incamminarmi verso la manifestazione con un ex alunno e scorgerne altri tra la folla e chissà quanti non ne ho visti e chissà quanti oggi avevano un esame oppure una lezione imperdibile, ma so che il loro cuore batteva con noi, che in formato sardine in scatola, aspettavamo pazienti e speranzosi che il corteo si incamminasse per liberarci da quella scomoda posizione e anche pericolosa.
Io marcio per i miei figli, per i miei nipoti, per i miei alunni, per tutti coloro che hanno il sacrosanto diritto a vivere in un mondo dove si respiri aria profumata, si goda del fresco e dell’ombra degli alberi, dei colori dei fiori, della limpidezza del mare, dell’armonia della Natura nella sua enorme e incomprensibile perfezione, bellezza e mistero.
Io marcio perché voglio un mondo che non rischi il collasso.
Patrizia mi ha raggiunto e insieme a lei ho iniziato a camminare: gli altri adulti presenti erano in parte professori come noi, persone che hanno gettato dei semi e che sono felici di vedere sbocciare dei fiori.
E’ vero, scioperare vuol dire non andare a scuola. Ma siate sinceri: quanti ragazzi siedono sui banchi e sono altrove con la loro mente? Oggi non hanno perso un giorno di scuola, tranquilli, oggi hanno imparato che la partecipazione è il sale della democrazia.
Erano gli anni 70, i magnifici e terribili anni 70, quelli in cui i primi scienziati si riunirono a Roma per annunciare al mondo che era necessario e URGENTE ridurre le emissioni di CO2.
Il libro che lessi da giovane liceale fu “I limiti dello sviluppo” e da qualche parte ho ancora gli appunti che presi.
Fui profondamente impressionata ed fui sicura che presto avrei visto pale eoliche, macchine elettriche, tram, pannelli solari ovunque.
Invece abbiamo comprato condizionatori per il caldo torrido, abbiamo iniziato a viaggiare per un weekend, abbiamo deciso di far viaggiare una carota dalla Sicilia, dove nasce, alla Germania, dove la impacchettano e dalla Germania alla Sicilia, dove la vendono grattugiata.
Noi mangiamo carote grattugiate da altri, carote che viaggiano in aereo.
Cosa mangiamo?
Quanto abbiamo inquinato per la nostra pigrizia?
Abbiamo scelto di comprare abiti nei centri commerciali dove le porte sono sempre aperte e una lama di aria fredda o calda ci rinfresca o ci riscalda a secondo delle stagioni.
Tanto difficile aprire una porta?
Abbiamo scelto di abolire i tram!
Di non potenziare le auto elettriche.
Di criticare coloro che si recano al lavoro in bici, invece di fargli un monumento e ringraziarli.
Impacchettiamo tutto mille volte.
Buttiamo tutto ovunque.
D’inverno non ci bastano 20 gradi.
Contate per favore quanti anni abbiamo perso, per colpa di interessi personali di pochi e per la nostra abitudine alla comodità.
Ciò che proprio non capisco è la rabbia che sento da parte di alcuni adulti verso questo movimento di giovani nato da una ragazza svedese, che ha saputo incanalare le caratteristiche della sua malattia, il bisogno di ritualità per esempio, la fissazione su un aspetto della vita, in una denuncia collettiva.
Solo una persona che ha poco da perdere, perché sofferente, perché esclusa per la sua diversità, solo una persona così può avere la forza per opporsi, per denunciare.
E chi la segue non è “pecora” come amano dire gli immancabili critici, ma coglie la forza che proviene da lei: è giovane e i giovani la seguono.
C’è che dice che la denuncia è compito degli scienziati: vero. Qualcuno li ha ascoltati?
Sono tornata a casa con gli occhi pieni della bellezza dei giovani, seduti ovunque in un centro senza auto, erano in mezzo alla piazza, seduti sul ponte, sulle sue sponde, sui marciapiedi a sognare, a progettare la loro uscita serale, il prossimo appuntamento, cosa raccontare alla mamma e quale giustificazione scrivere al Preside.
Tutto questo è possibile solo se il Pianeta azzurro avrà la sua dose di ossigeno e di anidride carbonica come previsto dall’inizio della Vita.


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