venerdì 8 aprile 2016

CAMMINANDO LUNGO LE RIVE DEL PO

Camminando lungo le rive del Po

sei abbracciato dagli alberi,
quelli che si stanno vestendo per la primavera, ancora spogli ma già verdi, di un verde pallido che ricorda i capelli dei bimbi biondi appena nati, una peluria che promette folte chiome al vento,
Quelli che sono in ritardo, che tardano a vestirsi di verde,
Quelli che sono già fioriti,
Quelli che si allungano per raggiungere il fiume, mollemente si adagiano con dolcezza andando verso l'acqua.
Poi ci sono quelli che non ci sono più. 
Di loro rimane a volte un segno, un cippo dove è cresciuta dell'erba, a volte solo un vuoto, a volte il vuoto è lungo metri e metri e diventa desolazione.
Se ti siedi su una panchina a guardare il Po, se sei vicino ad un albero noti come i suoi rami siano braccia tese nell'aria per dare sostegno e riposo agli uccelli, vedi correre uno scoiattolo lungo il trono, vedi la vita che scorre e ne rimani incantata, rapita.
Eppure sei in città, non lontano da lì scorgi la Mole Antonelliana e le file di palazzi che si susseguono per kilometri dentro la città.
Ecco che sei difronte alla riva delle oche, dove qualche anno fa tante oche passeggiavano impettite tra passeggini e sedie a rotelle.
Ne vedo una, forse è un abbaglio, è una sopravvissuta.
All'improvviso tre germani reali si lasciano trascinare dalla corrente del grande fiume italiano, quello che dà la vita a milioni di cittadini che vivono lungo le sue rive.
Sono di nuovo qui e lontano da qui. Osservo l'acqua che scorre e penso a tutti coloro che amano andare controcorrente. Un po' resisti, sei forte, la corrente la governi, poi se nessuno ti è accanto, lo sai che la corrente ti travolgerà, è inevitabile, basta osservare la natura, l'acqua, i pesci, gli uccelli, gli alberi e tutto sarà chiaro.
Sarebbe semplice, se noi uomini non complicassimo sempre tutto.

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