NOTTE DI STELLE CADENTI
Guardo dallo specchietto retrovisore. Il Monviso appare netto, solenne, in tutta la sua magnificenza, allineato alla catena alpina come un guardiano antico. Eppure, Torino è ormai vicina. Davanti a me, una massa grigia ristagna sulla città. È compatta, densa, opprimente. Superga emerge da quella coltre polverosa come un’isola sospesa, sopra la vita di più di ottocentomila persone che respirano senza vederla. Torno a guardare nello specchietto: il cielo è azzurro, le montagne portano ancora qualche traccia dell’ultima nevicata, l’aria è limpida. Poi lo sguardo torna avanti. Devo guidare. E non posso evitare la sensazione di affondare, consapevolmente, in quell’aria pesante. Attraverso la città. Al Valentino la vita scorre lieve: coppie, famiglie, passi che corrono, corpi che si muovono nella luce. Tutto sembra normale. Fa bene camminare, correre, sedersi su una panchina e parlare del più e del meno. Non fa bene, invece, l’aria che riempie i polmoni, silenziosa e invisibile....