Tornare in città vuol dire partecipare al movimento culturale
e sociale che solo le città possono offrire, incontrare persone che lasciano segni
nella vita di molti, magari anche nella tua.
Ieri sono andata a festeggiare l’Avvocato e giornalista,
Bruno Segre che oggi 4 settembre ha compiuto 100 anni. Tutti i cittadini sono
invitati alla settimana di festa in suo onore, una settimana per Bruno Segre
dal titolo “Non mi sono arreso”.
Resistente durante la Seconda Guerra Mondiale e resistente
nella vita.
Come insegnante ho avuto l’onore di conoscerlo personalmente,
anche se purtroppo superficialmente e rimasi affascinata dalla forza interiore
di un uomo già molto anziano, che continuava a spendersi per testimoniare ai
giovani la vita durante il Fascismo per coloro che fascisti non erano.
Ieri presso il Centro Sereno Regis si è ricordato il processo
contro il primo obiettore di coscienza laico, Piero Pinna difeso da Bruno Segre,
allora appena trentenne. Oggi ha tanti
capelli, bianchi e luminosi, sopracciglia cespugliose,
orecchie grandi, usa fazzoletti di stoffa, l’abito che indossa
appare più grande del suo corpo, come è normale per un centenario, è perfettamente
lucido e attivo.
Gli storici Sergio Albesano e Marco Labbate hanno disegnato
la storia dell’obiezione di coscienza: il difficile iter di una proposta di
legge che divenne legge effettiva dello Stato solo nel 1972, dopo aver
imprigionato molti giovani che si rifiutavano di imparare ad usare le armi. I
giovani obiettori degli anni ‘50 e ‘60, venivano processati, imprigionati e al
termine del periodo di detenzione erano obbligati a riprendere il servizio
militare dal punto in cui lo avevano interrotto. Quasi sempre si rifiutavano
nuovamente e ricominciava tutto l’iter, per cui molti di loro andarono in
prigione molte volte fino a quando una commissione medica non trovava qualche
malattia utile per riformarli, per timore del clamore dei mass media non certo
per pena verso dei giovani pacifisti il cui unico scopo era quello di escludere
la guerra dalla storia.
Magari ci riuscissimo.
Quando è stato il momento di ascoltare la testimonianza di
Bruno Segre, lui, centenario, si è alzato in piedi. Che splendida abitudine,
così disattesa, che indica rispetto per coloro che ascoltano, che dà rilievo a
colui che parla.
Un altro mondo. Oggi nessuno si alza in piedi.
Ed è un altro mondo quello che ci racconta. L’incontro con
Capitini e la difesa di centinaia di obiettori di coscienza, la maggior parte
testimoni di Geova. Ricorda quando proiettò il film “Non uccidere” alla Gam,
film censurato in Francia e poi anche in Italia.
Nel film del 1961, presentato
alla Mostra di Venezia, si racconta che a Parigi nello stesso giorno, nello stesso
tribunale, si condanna un obiettore di coscienza e si assolve un seminarista
tedesco che ha ucciso un partigiano francese per obbedire agli ordini.
Anche Giorgio la Pira decise di disobbedire e organizzò una
proiezione privata a Firenze del film, spaccando così il mondo cattolico.
Affascinante ascoltare la storia da un testimone autorevole:
la prima marcia della Pace, le posizioni del Psi e del Pci rispetto a questo
tema, il digiuno di Marco Pannella che sdoganò definitivamente il problema, le
posizioni ideali di Ernesto Balducci e Don Lorenzo Milani.
Il tema è ancora attuale perché vi sono Paesi che non
riconoscono l’obiezione di coscienza e vi sono coloro che vorrebbero
reintrodurre la leva obbligatoria in Italia.
Nessun commento:
Posta un commento