mercoledì 26 ottobre 2016

UOMINI IN GRIGIO

UOMINI IN GRIGIO di Carlo Greppi 





Carlo Greppi, giovane storico, ha inaugurato a mio parere un nuovo genere letterario o forse sta alimentando un nuovo modo di narrare la storia, così come Alessandro Barbero fece nel suo libro del 2010 sulla battaglia di Lepanto, ovvero Barbero unì il rigore dello storico alle tecniche narrative proprie del romanziere. Nel libro di Greppi questa contaminazione di generi è più evidente.
Un modo che mi affascina, mi cattura, mi fa calare completamente nell'epoca descritta, regalandomi suggestioni, riflessioni, emozioni.
Il suo libro non è un saggio storico in senso stretto, pur essendo rigoroso come un saggio per la quantità e qualità di fonti e il sapiente lavoro di lettura e interpretazione delle stesse.
Il suo libro non è un romanzo storico, perché manca la verosimiglianza.
Il suo libro è la narrazione di storie di carnefici e di martiri, di gente comune, di salvatori, o di presunti tali, che vissero i tragici 20 mesi di guerra civile italiana dal '43 al '45.
Le storie sono vere, perché supportate dai documenti analizzati, ovvero i fascicoli dei processi avviati contro i collaborazionisti nei giorni successivi al 25 aprile del 1945.
Il suo libro non è solo per addetti ai lavori, ma per tutti coloro che si appassionano alla storia e Carlo Greppi riesce a far appassionare l* lettor*, che rivive ,attraverso le sue pagine l'atmosfera di Parigi nel giugno del 1940 e quella di Torino dopo l'8 settembre e dopo il 25 aprile.
La sua analisi svela la zona grigia, quella di coloro che vogliono sopravvivere nella tempesta della guerra civile e dell'occupazione nazista e cercano attraverso la delazione e i compromessi a ritagliarsi ore di vita.
Questa puntuale ricostruzione è stata realizzata da un esponente di una nuova generazione di storici, non più interessati a condannare o a esaltare i comportamenti degli uomini, storici non legati a quelle ideologie che divisero gli italiani, ma interessati ad indagare l'animo umano, per trarre un insegnamento da quelle vite, un interesse direi sociologico e antropologico.
Noi, se fossimo vissuti in quei mesi, se avessimo potuto salvare o condannare un nostro vicino di casa, se dalla delazione avessimo tratto beneficio, noi, cosa avremmo fatto?
L'autore ci introduce nella Caserma di Via Asti, sentiamo le urla dei torturati, il tormento dei parenti, camminiamo rasente i muri delle strade per timore di essere catturati dai nazisti o dai repubblichi, ci spostiamo alle Carceri Nuove e assistiamo a sommari processi e fucilazioni.
Siamo testimoni di incontri tesi a salvare la vita dei prigionieri in cambio di denaro, incontriamo gli uomini grigi, Antonio M., l'Avv. Mario dal Fiume, seguiamo la storia di Italo e Regina Momigliano, ebrei italiani che vivevano a Parigi e decisero di scappare in Italia con la falsa speranza di salvarsi, la storia dell'Avv. Bruno Segre, testimone vivente,  di Carlo Pizzorno, fucilato al Martinetto, di Pierino Cerrato, deporato a Dachau, della famiglia Fubini e della famiglia Valabrega e di altri.
Le storie dei carnefici, il federale Giuseppe Solaro e il capo dell'Upi, Gastone Serloreti, si intrecciano nel libro con quelle delle vittime e degli uomini grigi, con tecniche, come già scritto, tipicamente narrative.
Assistiamo al linciaggio dei repubblichini e dei delatori all'indomani della Liberazione,ascoltiamo la difesa dei processati per collaborazionismo e prendiamo atto, sgomenti, che nell'estate del 1946 migliaia di collaborazionisti, delatori, fascisti, sono stati liberati grazie all'amnistia, che, con un colpo di spugna, dichiara estinto il reato.
Un libro da leggere e da regalare, perché finalmente oggi è possibile chiudere un periodo storico di veleni e di dolore, oggi che i maggiori protagonisti di quella storia sono morti.
Questo libro aiuta a comprendere, a non dimenticare, ad interrogarci nel profondo di noi stessi sulla solidarietà concreta e coraggiosa.









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