lunedì 3 ottobre 2016

DISTINTI ANIMALI 2




















Il dialogo finale di Torino Spiritualità del 2016 verte sulla domanda cruciale:

quando, perchè e in che modo gli esseri umani hanno smesso di essere solo dei grandi mammiferi?

e si è svolto al Teatro Carignano tra Francesco Cavalli-Sforza e Vito Mancuso con Armando Buonaiuto

Provo a sintetizzare i loro ragionamenti.

Per Francesco Cavalli Sforza (FCS per il prosieguo del post) è errato pensare che noi siamo più evoluti degli altri animali, visto che l'evoluzione si misura in generazioni.
FCS identifica nella liberazione delle mani dell'uomo, che si alza in piedi, il momento cruciale, perchè le mani diventano oggetto della percezione e soggetto del fare e con le mani nasce la tecnologia.
Grazie alla tecnologia l'uomo migliora la sua vita, si moltiplica e si sposta nei vari continenti.
L'uomo diventa perciò tale nel momento in cui inizia a comunicare e a progettare.

Per il teologo Vito Mancuso noi siamo più evoluti degli altri animali in quanto siamo gli unici animali ad essere liberi, noi possiamo liberarci dai bisogni naturali, noi siamo consapevoli e creativi.
L'uno chiama la differenza tra essere umano ed essere animale capacità di progettare, l'altro la chiama consapevolezza e creatività.

Mi pare che le loro posizioni siano molto più vicine di quanto non appaia, anche se il primo ritiene che non siamo i più evoluti e il secondo sì.
Nel corso del dialogo ho sentito riecheggiare dentro di me l'idea freudiana della sublimazione dell'impulso sessuale o aggressivo nell'arte, nella musica, nella letteratura, in altre parole nella creatività e nell'ingegno.
Noi, liberandoci dei nostri bisogni naturali, riusciamo a realizzare opere meravigliose.
Ma noi sappiamo anche distruggere.
Emerge quindi insieme alla libertà l'eterno problema del male, che solo noi uomini sperimentiamo, insieme al dubbio.
Il dialogo ha evidenziato la difficoltà di identificare la distanza o la vicinanza tra noi e gli animali, ma soprattutto la difficoltà di definire l'uomo in sé e per sé.

Ho iniziato il percorso in compagnia di una storia di uomini ciechi, in preda a istinti bestiali pur di sopravvivere. L'unica donna vedente era colei che era solidale e consapevole.
Ho concluso il percorso ascoltando un biologo e un teologo riflettere sulla creatività e sulla consapevolezza, espressioni tipiche dell'essere uomini.

Io aggiungo che noi siamo uomini quando diventiamo consapevoli della Vita di cui il mondo è pervaso e sappiamo fare tesoro di questo sapere per il bene di tutti.
Diversamente diventiamo bestiali, ma non nel senso di simili agli animali, bensì nel senso che noi rinneghiamo la nostra specificità e ci lasciamo andare agli istinti senza la consapevolezza delle nostre potenzialità cresciute a dismisura nel corso dei millenni di storia.


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