L'imperfezione, l'errore, l'inciampo
Cinque giorni
intensi: 15.000 presenze, 82 eventi, 150 ospiti. I dati, che tanto piacciono,
sono interessanti. Ma, come dice Giovanni Allevi, abbandoniamo i numeri e
pensiamo alle persone che hanno partecipato ai laboratori, hanno ascoltato in
perfetto silenzio gli innumerevoli spunti di riflessione che giungevano dai 150
ospiti dislocati in molti luoghi della città.
La prima immagine
che ti regalo, caro lettore e cara lettrice, è quella dei sorrisi che ho
incontrato in questi giorni. Ho incrociato volti noti, volti cari, volti
sconosciuti e su molti ho trovato un sorriso nei loro occhi.
È così raro oggi
incontrare persone sorridenti, abbracciarsi per la gioia di vedersi: la
tristezza, direi il senso della tragicità della vita umana permea ogni nostro
comportamento e pensiero.
Che gioia quindi
ascoltare filosofi, teologi, letterari, scienziati, poetesse, musicisti,
ricercatori spirituali trattare il tema della nostra imperfezione, dei nostri
errori e comprendere che sono proprio i nostri errori a permetterci di
migliorare.
L’errore: quante
volte diciamo di aver sbagliato tutto, di non poter tornare indietro e che quell’errore
ha condizionato tutta la nostra vita? Oppure quante volte abbiamo sbagliato
lavorando e ci è stato fatto pesare? Quando
insegnavo, partivo proprio dagli errori dei miei allievi per aiutarli. I loro
errori erano preziosi, come lo sono tutti o forse quasi tutti. Diciamo che ci
sono errori che sono letali e allora su quelli vorrei ragionare di più.
Quindi questi
incontri sono stati liberatori: l’errore è stato sezionato, analizzato e è
stato assunto a presenza della nostra vita, senza sensi di colpa.
Siamo imperfetti e
desideriamo la perfezione. Anche quella spirituale.
Rispetto alle
pratiche meditative, per tanti di noi difficili, proprio perché richiedono di
stare fermi e in silenzio, in questo mondo in cui il movimento e il rumore sono
le cifre, Gabriele Goria, artista, insegnante di arti marziali e maestro di
vita spirituale, ci invita a considerare che, ogni volta che ci accorgiamo di
esserci distratti durante la meditazione, vuol dire che siamo consapevoli.
Dobbiamo quindi gioire, perché è la ricerca della consapevolezza ciò a cui
tendiamo. Ciò che può apparire come un limite, un inciampo, un motivo per non
meditare è invece una conquista e diventa un motivo per continuare nella
pratica. Non esiste una pratica buona o cattiva, continua il Maestro, ma c’è
solo la pratica che hai fatto e una che non hai fatto.
Non bisogna avere
una idea di come deve andare la pratica: meglio vivere l’imperfezione. La vita
meditativa potrebbe essere considerata inutile, come inutile per molti è l’arte
e la cultura in generale: una perdita di tempo. Eppure, il percorso spirituale
ci permette di entrare in contatto con il non visibile: le cose più vere sono
quelle che non vediamo, per esempio le nostre relazioni.
Paolo Scquizzato,
che ha dialogato con Gabriele Goria al Teatro Gobetti, ha sottolineato che Torino
Spiritualità dimostra, con le sue numerose presenze, che la spiritualità sta a
cuore a molti. Aggiungo che, i molti avrebbero potuto essere molti di più. Io
stessa, recatami al Circolo dei Lettori per prenotare vari incontri, solo quattro
giorni dopo l’inizio delle vendite dei biglietti, ho dovuto rinunciare a molti di
essi a causa del sold out.
Sinceramente ero
delusa: Torino Spiritualità è un evento che aspetto tutto l’anno, è uno dei
motivi per cui a settembre non voglio partire per andare altrove e non trovare
più biglietti per alcuni incontri mi ha deluso, anche perché era successo anche
l’anno scorso (che aveva già contato tredicimila presenze).
La prima cosa che ho
pensato: perché non prenotano spazi più ampi? Non bastano le belle sale del
Circolo dei Lettori per alcuni incontri, o i teatri che ci hanno ospitato. C’è
bisogno del Regio!
L’inaugurazione
avviene solitamente nella Chiesa di San Filippo Neri: l’anno scorso fu
spettacolare, con cinquanta tavolini rotondi, con una lampada al centro e
intorno dieci persone per tavolo. Indimenticabile per il tema trattato, la
morte e per il modo in cui è stato trattato: con delicatezza e rispetto.
Quest’anno, meno scenografico ma ugualmente emozionante, la Chiesa pienissima,
quando mai le Chiese sono piene di questi tempi?
Riprendo il pensiero
di don Paolo: il bisogno di spiritualità dell’uomo contemporaneo è reale,
concreto, tangibile. Non solo Torino spiritualità lo dimostra, ma i corsi di
yoga, quelli di meditazione, il bisogno di ritrovarsi nella natura, a piedi
scalzi o nelle foreste. La Chiesa dovrebbe tenerne conto e forse le Chiese
sarebbero meno vuote.
Io, in fondo alla
Chiesa, con una persona altissima davanti a me, non ho visto il viso di Neva
Papachristou, maestra di Dharma e meditazione in dialogo con Luigi Maria
Epicoco, sacerdote e teologo.
Ho ascoltato in
silenzio, mentre le luci accarezzavano le colonne di marmo rendendole rosse e
magiche.
Budda parla
dell’errore etico come di ciò che non è salutare: l’errore non ci fa stare
bene. Credo che sia vero quasi sempre, tranne per le personalità malate, che
pare non sentano il male. Terribile. Se un individuo non percepisce il dolore
che nasce dal male che agisce, come può rimediare al male stesso? Questo però è
un mio personale pensiero.
Una frase porto con me come un gioiello
prezioso:
la
casa è dove puoi sbagliare, è dove puoi stare nudo, è dove c’è la tua umanità.
So che alcuni di noi
devono ancora trovarla quella casa e l’unica casa in cui so di poter rimanere
nuda è dentro di me.
A seguire
l’immersione sonora guidata da Simone Campa mi ha regalato, come sempre, una
esperienza profonda. Simone Campa, che ho conosciuto molti anni fa a Torino
Spiritualità e che ho intervistato per questo blog, è un musicista, suono
terapeuta e ti consiglio di leggere l’intervista.
Il giorno dopo sono
andata ad ascoltare Guidalberto Bormolini, noto tanatologo.
Il titolo “Ho
ancora tanti errori da commettere, ti prego lasciameli fare” era
decisamente accattivante. Sul palco il curatore di Torino Spiritualità, Armando
Buonaiuto, riconoscibile dai suoi capelli a spazzola e dai suoi modi accoglienti.
Accanto, alla sua destra un uomo con una lunghissima barba bianca e lunghi
capelli grigi, con le maniche arrotolate e una penna per prendere appunti,
Padre Bormolini. Alla sua sinistra un cantautore che pareva cercare i pensieri
nella tasca della sua giacca, Vasco Brondi, una scoperta per me. Insieme, tutti
e tre hanno mostrato come la storia umana viaggia intorno all’errore (non
difficile da credere, a parte i miti e la storia biblica, è la storia
contemporanea che ci mostra con estrema chiarezza il ripetersi degli errori
umani), ma aprendo una finestra:l’intenzione è ciò che conta nel nostro fare,
ognuno dà ciò che non è suo (questo pensiero è da incorniciare sopra il
letto) e quindi se l’intenzione è sana (Budda) è buona (le religioni) non puoi
sbagliare. A noi resta il compito di dare una direzione alla forza che sentiamo
dentro di noi.
Ognuno da ciò che
non è suo: nasciamo nudi ma abbiamo tutto. Nasciamo senza nulla e moriremo
senza nulla. Quello che diamo non è nostro.È semplicemente rivoluzionario. Già
ascoltato da altri maestri, uno fra tanti, James Eruppakkattu, ma non basta
mai, perché tendiamo purtroppo a pensare che ciò che diamo agli altri sia
nostro.
Termino questo breve
percorso, in cui ti ho voluto avvicinare a questo evento torinese che amo, per
invitarti a venire o a partecipare il prossimo anno, oppure ad ascoltare le registrazioni
che trovi sul sito di Torino Spiritualità, con l’ultimo evento di domenica:
Giovanni Allevi e Paolo Scquizzato al Teatro Colosseo: “Lo sguardo dritto
sui fiori mentre cammini nell’inferno”.
Un regalo, un dono
il musicista e compositore Giovanni Allevi. Ha trasformato il dolore della
malattia, la paura della morte in ricchezza per sé e per gli altri. Allevi
soffre di un forte mal di schiena causato dal mieloma che lo ha colpito due
anni fa. Si alza, non riesce a stare fermo, si muove un po', ma sorride, a
volte ride, gioisce nel raccontare la gioia nata dall’inferno della malattia,
della sofferenza.È riconoscente. Qualcosa nuovamente di rivoluzionario, inusuale.
Il regalo più
importante di questi incontri è avere incontrato anime luminose, persone che hanno
saputo scegliere la direzione da dare alla loro vita, hanno scelto l’intenzione.
Sbaglieranno ancora, sono esseri umani, ma sapranno riprendere il loro cammino.
Il regalo più
prezioso del festival è constatare che questi esseri umani esistono veramente.
Ho potuto rincontrare Padre Andrea Schnoller, un Maestro di spiritualità, un
essere luminoso, accanto al quale si sta meravigliosamente bene. Non lo
incontravo dall’inizio della pandemia di Covid: a causa della sua età,
terminati i vincoli e l’epidemia, Padre Andrea non è tornato a visitare i suoi
gruppi di meditanti.
Bello vederlo,
ascoltarlo, ha una voce profonda, baritonale: importante leggere la sua storia
raccontata da altri “Consapevolmente uomo” Gabrielli editore
Quella sfilata di
assassini, ladri, impostori, violenti nella vita privata e in quella pubblica
che tanto male recano agli altri, siano essi individui o tragicamente popoli,
esistono ma non sono la totalità dell’umanità e noi che in loro non ci
riconosciamo, che ci indigniamo, che nel nostro piccolo proviamo a dare una
direzione al nostro fare, non siamo soli.
Importantissimo non
sentirsi soli nel tentativo di vivere la nostra imperfezione nel migliore dei
modi possibili.
Grazie ad Armando
Buonaiuto e a tutti coloro che credono nell’importanza di queste giornate, che
si adoperano per realizzarle, per finanziarle.