sabato 23 novembre 2024

IL MUSEO EGIZIO DI TORINO COMPIE DUECENTO ANNI

 

 

ogni 20 minuti



una piccolissima parte della collezione



esempio di geroglifico

le nuove sale



in onore di Drovetti

La statua di Seti II proviene da Karnak, alta più di 5 metri.
Nel nuovo allestimento si può osservare in tutta la sua magnificenza

sala dei Re

A Torino in questo periodo si festeggia molto e devo dire che la cosa mi piace veramente tanto. Forse il mio è un tentativo di non pensare a tutti i guai nei quali ci siamo cacciati come specie, l’homo sapiens sapiens, o semplicemente è un modo sano per vivere giorno per giorno quello che c’è, apprezzando la cultura, lo sport, la vita.

Dopo le serate trascorse a seguire le traiettorie delle micidiali palle da tennis lanciate a duecento km l’ora da Jannik Sinner, comodamente seduta sul divano, perché il costo dei biglietti era proibitivo per me, esultando come tutti gli italiani per le sue vittorie, la città ha terminato i festeggiamenti per le APT Finals e ha iniziato a festeggiare i due secoli di vita del Museo Egizio.

Sono nata e ho vissuto l’infanzia e l’adolescenza nella città più bella del mondo: chi mi legge, lo sa, chi non mi conosce dirò solo che è la città eterna, e questa parola dice proprio tutto, non devo aggiungere nulla.

Un privilegio imparare a camminare guardando i pini maestosi di Villa Borghese o di Villa Ada, muovermi in bicicletta in una Roma della fine degli anni ’60, con poche macchine, studiare storia nella città che è un Museo a cielo aperto, innamorarmi dentro un palcoscenico. Ecco, la consapevolezza della fortuna che avevo avuto è arrivata poco prima del mio trasferimento a Torino.

Sarà forse per questo che io vivo lo spazio cittadino e quello che in questo spazio accade con estrema consapevolezza e partecipazione.

Mi lamento a volte che ci siano troppi eventi contemporaneamente, impedendomi, di fatto, di viverli o creandomi una sorta di blocco, che mi porta ad allontanarmi dalla bulimia che nasce dal consumo degli eventi stessi.

Mi spiego meglio sul termine bulimia. Se vedo un film e in questi giorni a Torino per esempio c’è il Torino Film festival, se il film è storico, torno a casa e desidero approfondire, cercare, leggere per comprendere meglio i fatti narrati nel film, dal punto di vista del regista.

Se ascolto una presentazione di un libro, quasi sicuramente lo comprerò . Non è sicuro che lo leggerò. Questo accade perché i libri che sto leggendo e ho in programma di leggere sono tanti rispetto al tempo che gli dedico. Quindi, se concentro troppi eventi, non posso poi approfondire e quindi non ho fatto altro che  fare indigestione, quasi fossi bulimica, di cultura, che però non diventerà una piccola parte di me, non avendo avuto il tempo di digerirla.

Torno però al luogo in cui vivo: mi piace molto partecipare, ascoltare la città, la sua direzione, il suo umore, le menti che la progettano per cambiarla. In una città delle dimensioni di Torino forse è possibile ascoltare la città e dopo aver perso la possibilità di vivere Roma nel migliore dei modi possibile, allora provo qui, nella città abbracciata dalle Alpi e che in questi giorni è vestita dai colori più belli.

Una di queste menti che progettano per Torino è sicuramente quella del Direttore del Museo Egizio: Christian Greco.

Che piacere vederlo circondato dai fan: non solo gli sportivi o gli attori, anche i direttori dei Musei regalano autografi. Bello vederlo sorridere camminando per le sale, invase dai cittadini: sicuro di sé, soddisfatto, com’è giusto che sia, semplice, della semplicità di chi fa bene ciò che deve. Autore della grande festa a cui ho assistito.

Dopo la visita di Mercoledì 20. 11 u.s. del Presidente Mattarella al Museo Egizio di Torino per la festa dei duecento anni del Museo, dopo la visita del Direttore del Museo del Cairo e di alti funzionari egiziani, ecco che giovedì mattina mi presento io!

Non potevo mancare, assolutamente. Non c’erano i corazzieri, neanche guardie, nessuno a ricevermi, ad esclusione dei controllori dei biglietti.

L’accoglienza però devo dire che è stata magnifica: una volta controllati i biglietti on line, gratuiti, ho camminato per sale e piani senza nessun ulteriore controllo. Si tratta di due chilometri e mezzo dentro uno splendido palazzo del Seicento che ospita l’Accademia delle Scienze. Ogni venti minuti una o un egittologo si prodigavano a spiegare a tutti i presenti le meraviglie della scrittura egizia o della lavorazione della terracotta o della composizione dei colori e via così per stanze e piani.

Per i duecento anni dalla Fondazione del Museo, ci sono stati dei notevoli cambiamenti.

Il nuovo allestimento mi piace tantissimo. E’ vivo. Sintetizzo per farti sorridere: in un museo dove si trovano le mummie, che io scriva che è vivo penso possa incuriosire. Sono state inaugurate delle sale nuove, altre sono state modificate. Nuovi reperti sono stati portati alla luce dai magazzini. Nel Museo ci sono circa 40.000 pezzi, tra papiri, statue, vasi, oggetti di uso comune, sarcofaghi, mummie, tombe, gioielli, villaggi e altro ancora.

Per chi non lo sapesse tutto questo inizia grazie alla ricca collezione di Bernardino Drovetti, venduta al Re Carlo Felice per 400 mila lire, una cifra molto cospicua nel 1824.

Alla collezione Drovetti seguirà quella dovuta agli scavi della prima missione archeologica italiana guidata da Schiapparelli, direttore del Museo fino al 1928.

Ascoltando l’egittologa nella galleria della Scrittura, ho immaginato il divertimento di chi decifra i geroglifici. L’egiziano poteva scrivere da destra a sinistra ma anche da sinistra a destra, in linea e in colonna, poteva iniziare anche da metà rigo. Caos puro. Mi sono immaginata alle prese con un papiro. Panico. Unica regola dello scriba era di iniziare dall’alto. Insomma un rebus. I geroglifici uniscono segni ideografici a segni fonetici. Non esistono le vocali. Ho imparato a riconoscere qualche ideogramma.  Poche informazioni, ma già di per sé estremamente interessanti al punto da farmi osservare la scrittura in un modo totalmente diverso.  

Ho anche visitato le tre sale adibite alla Materia, ovvero ai materiali usati dagli Egizi: il legno, anche se in Egitto non ci sono alberi, i pigmenti colorati, la terracotta e la pietra.

Le esposizioni sono corredate da brevi video che approfondiscono e incuriosiscono, sono chiare e permettono una libera fruizione del materiale, per conoscere meglio la civiltà custodita.

Lo ripeto, si tratta di un allestimento che restituisce la civiltà egizia nella sua interezza.

Lo sapevi lettore e lettrice che il primo sciopero della storia è documentato da un papiro e si svolse nel Villaggio di Deir El Medina?

Se vuoi sapere com’erano pagati gli operai e gli artigiani del villaggio o come veniva dipinto un sarcofago o ancora quale legno si usava e per cosa o quali erano le formule contenute nel libro dei Morti per salvarsi l’anima, ti consiglio una visita, anzi più di una, perché la storia contenuta è così ricca che in una sola visita non è possibile coglierla.

Infine una piccola considerazione: le eterne domande dell'uomo, da dove vengo, chi sono, dove andrò, inquietavano gli Egizi quanto noi. 

Buon percorso. Visita anche il sito del Museo: puoi effettuare una visita virtuale. La galleria dei Re è stata totalmente modificata rispetto al video che ancora è visibile sul sito on line e che riguarda l’allestimento di Dante Ferretti del 2005.

 

 

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