sabato 30 ottobre 2021

L'ARMINUTA E MADRES PARALELAS

 

Film sulle madri




Sono tornata a cinema, una delle mie grandi passioni, come già sai, amico, amica lettrice.

Oggi  ho visto in lontananza la fila di persone fuori dal cinema, forse a causa del tempo piovigginoso.

Nei primi giorni autunnali, nella sala cinematografica dove mi piace recarmi e che ha riaperto da poco, vi erano pochissime persone, ora c’è la fila per pagare alla cassa.

Ho visto recentemente due film, entrambi sulla “madre”: l’Arminuta e Madres Paralelas.

La parola madre richiama i culti antichi legati alla Terra, alla fecondità, all’abbondanza e potremmo continuare con accoglienza (la terra accoglie il seme), dono, gratuità (i frutti spontanei della terra), calore, nutrimento.

Una madre “sufficientemente buona”, come scrisse il pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott, “è capace di rispondere ai bisogni del figlio fin dalla nascita” (Sviluppo affettivo e ambiente, pag.68).

Tutti noi siamo figli, tutti noi abbiamo avuto una madre biologica. Non esiste un tema più universale di questo. Una madre ci segna. Ogni donna sa bene, se madre a sua volta, la responsabilità e la gioia di essere mamme.

L’Arminuta è la trasposizione cinematografica di un libro omonimo scritto dalla bravissima scrittrice Donatella di Pietrantoni, di cui scrissi qui.

Il regista Giuseppe Bonito racconta la storia di una adolescente, la “ritornata”, Sofia Fiore, che improvvisamente scopre il disorientamento dell’abbandono e il dolore del tradimento da parte di chi considerava da sempre madre.

Nel momento dell’abbandono da parte di una madre, che madre non sa e non può più essere, ritrova una madre, quella che la abbandonò pochi mesi dopo la nascita a causa dell’estrema povertà in cui viveva.  Questa madre, una bravissima Vanessa Scolera, al  ritorno di sua figlia non è in grado di gesti o parole di amore, di accoglienza, di tenerezza o comprensione, ma solo di sguardi ansiosi e di silenzi.

La giovane sente di essere una bocca in più da sfamare in una famiglia che vive in condizioni di estrema povertà, lei che aveva conosciuto l’agiatezza nella sua precedente vita da figlia. Sa di non essere gradita, di essere di peso.

L’amore, in questo deserto affettivo, sboccia tra lei e la sorellina: diversissime e complici. Adriana, rappresentata da una talentuosa Carlotta De Leonardis, accoglie “la ritornata” nel suo letto,  dove dormono capo e piedi, la cerca quando fugge da casa, l’abbraccia, sono complici di brevi fughe da un mondo angusto.  Tra loro non solo sguardi, ma anche corpi che si toccano, progetti e racconti.

La madre sufficientemente buona è una certezza, un riparo. La ritornata non è più figlia, è sola, da sola deve trovare la forza di essere, negli sguardi trovare se stessa. Non conosciamo il suo nome né nel libro né nel film: una ragazza senza identità, perché non figlia, abbandonata e riabbandonata, non voluta, non sognata. Un pacco, come si definisce lei stessa.

Molto diverso il film di Pedro Almodovar, che da sempre indaga sull’universo femminile.

Due madri, due madri single che vivono le loro storie in una Spagna che si interroga sul periodo franchista, che scava alla ricerca dei corpi dei suoi martiri.

Sono due madri che accolgono, anche se sole, sono madri che amano, piangono, ridono, accanto e per la figlia nata.

Come un archeologo ricerca i segni del passato, così Janis, una bravissima Penelope Cruz, cerca la verità sulla figlia che non le assomiglia e scopre una amara verità.

Due film che consiglio.

 

 


 

Nessun commento:

Posta un commento