Caro lettore e cara lettrice,
la recensione che segue è
l’ultima del 2022, anno in cui ho letto tanto ma ho recensito poco, perché ho
privilegiato le interviste e la mia vena giornalistica a quella di presunta
critica letteraria.
Questo libro lo devo
recensire, in onore di tutte le donne iraniane che sono morte per mano dei loro
aguzzini, di tutte le donne iraniane che continuano a lottare sfidando la morte
ogni momento, per tutto le donne iraniane che languono nelle carceri, per tutti
gli iraniani che si sono uniti a loro, sono in prigione o morti, per tutte le
donne che nel mondo lottano per vivere libere.
Lo ricevetti in regalo un
Natale di tanti anni fa, da una mia cara amica che visse giovinetta in Iran, il
paese allora era governato dallo Scià. Annabella quando parlava della Persia,
le si illuminavano gli occhi e poi mi mostrava degli oggetti di rara bellezza,
ricordo di quel periodo felice.
Il libro si intitola “Leggere Lolita a Teheran”. La
scrittrice, Azar Nafisi, intreccia la sua vita e quella delle sue giovani
alunne durante gli anni della rivoluzione islamica alla vita delle protagoniste
di famosi romanzi americani, alla ricerca di somiglianze e divergenze.
Le giovani intrappolate nei loro abiti scuri,
che le nascondono al mondo e a loro stesse, condannate a matrimoni combinati e
a subire, inibite in ogni movimento persino la corsa o il canto, sognano
un’altra vita grazie alla dimensione della fantasia, dell’immaginazione, della
letteratura.
“Vivevamo in una cultura che negava qualsiasi valore alle opere
letterarie….il nostro era un Paese dove tutti i gesti, anche quelli privati,
venivano interprati in chiave politica…..non portare la barba, stringere la
mano a persone dell’altro sesso, applaudire erano considerati atteggiamenti
occidentali e quindi decadenti, parte del complotto imperialista per
distruggere la nostra cultura”[1]
Il regime teocratico
affermatosi in Iran odia l’Occidente e bandisce ogni forma e costume che possa
lontanamente riferirsi alla corrotta cultura imperialistica.
Il parallelo tra i due sistemi
politici, la repubblica laica e quella teocratica, corre lungo tutto il libro, un libro letterario, che discetta sulla figura
di Lolita (Nabokov), di Daisy Fay ( Gatsby di Fitzgerald), Catherine Sloper(
Washington Square di James o Elisabeth (Orgoglio e Pregiudizio di Austen)ma in
realtà sottolinea la libertà concessa agli individui nei due sistemi politici e
sociali, alternando la realtà vissuta e la finzione letteraria.
Le donne indicate e altre
ancora di cui tratta l’autrice sono considerate immorali nei loro comportamenti
dagli uomini del regime che assistono alle lezioni e tentano di boicottare le
lezioni universitarie di Azar, mentre le ragazze, silenziose per paura di
ritorsioni, aprono finestre su mondi sconosciuti e si cullano nella speranza di
una vita migliore.
Quando la professoressa Azar
decide di licenziarsi dall’insegnamento accademico, per incompatibilità con i
mille divieti imposti, ritirandosi nella sua casa, organizza un seminario per
poche alunne il giovedì mattina. Tra mille difficoltà le ragazze si presentano
e vivono quella dimensione di libertà intellettuale che nella loro vita reale
non potevano vivere.
“l’arte e la letteratura diventavano così importanti: non erano un
lusso, ma una necessità’’[2]
“In
quel soggiorno ci riscoprimmo esseri umani dotati di vita propria; e poco
importava quanto fosse diventato repressivo lo Stato, quanto ci sentissimo
impaurite ed intimidite; come Lolita tentavamo di fuggire e di creare un nostro
piccolo spazio di liberta”.[3]
Alla fine la scrittrice decide
nel 1997 di abbandonare la sua patria, dopo molti anni di vita sotto il regime
e di vivere negli Usa, nella patria di quegli autori che lei ha insegnato
presso le università di Teheran e ora insegna negli Usa.
Alcune delle sue alunne riusciranno
a raggiungere paesi occidentali e alla fine ciò che rimane è la chiarezza che la
civiltà occidentale, che ha lottato per secoli per arrivare al riconoscimento dei diritti politici,
sociali, umani è un faro per moltissimi esseri umani, molti dei quali
intraprendono viaggi pericolosi pur di vivere liberi.
Quante volte nelle mie lezioni
scolastiche ho ripetuto ai miei giovani alunni queste parole: ragazzi studiate
storia, individuate i modelli in modo da riconoscerli e vivete ponendo
attenzione a tutti i segnali che indicano regressione dei diritti, evidente pericolo
per le libertà.
Azar afferma “poteva esserci di consolazione – e avevamo
veramente voglia di ricordarcelo?- che ciò
era accaduto perché noi glielo avevamo permesso?”[4]
In Iran si muore ogni giorno e si moriva ogni
giorno. E questo succede dal 1979.
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