Questa volta non ti
propongo una semplice recensione, un commento ad un libro che molti conoscono e
apprezzano.
Leggo volentieri i
romanzi distopici perché in realtà trovo che le osservazioni, le
riflessioni, che gli autori inseriscono
nella narrazione di Stati dittatoriali inesistenti, siano spesso verosimili,
spesso realistiche, spesso anticipatrici del mondo che verrà.
I romanzi distopici li
paragono ai romanzi di fantascienza: gli autori inseriscono ciò che già sta
accadendo in una narrazione fantastica.
Sta a noi cogliere i
messaggi che gli scrittori veicolano nelle loro storie e conservarle nella
memoria con cura.
Chi non ricorda il rogo
dei libri in “Fahrenheit 451” di Ray
Bradbury?
Chi non ricorda il Grande
Fratello che tutto e tutti controlla nel mondo di G. Orwell in “1984”? Impossibile amare, impossibile
ricordare, la propaganda è martellante così come capillare è l’ignoranza, le
parole assumono altri significati nella neolingua per cui “la guerra è pace e
la libertà è schiavitù” e le torture atroci portano i due amanti, W.Smith e
Julia a tradirsi reciprocamente.
Chi non ricorda i
bambini del” Mondo Nuovo” di A.
Huxley a cui venivano date scosse elettriche ogni volta che allungavano le
manine per accarezzare un fiore o toccare un libro? Com’è un mondo senza fiori
e senza storie?
Se tu lettore, lettrice non hai letto neanche uno di questi tre classici del genere distopico, ti consiglio di farlo al più presto.
Leggete questo passo
tratto dai “Testamenti”:
“Da anni, ormai, quel mio Paese svanito era entrato in una
spirale discendente. Le alluvioni, gli incendi, i tornado, gli uragani, i
periodi di siccità, la scarsità di acqua, i terremoti. Troppo di questo, troppo
poco di quello. Le infrastrutture in decadimento – perché nessuno aveva
smantellato quei reattori nucleari prima che fosse troppo tardi? Il fiasco
dell’economia, la disoccupazione, il tasso di natalità in declino.
La gente era spaventata. Poi iniziò ad arrabbiarsi.
L’assenza di soluzioni praticabili. La ricerca di un capro
espiatorio….
Non ti convinci che il cielo sta crollando, finché non te
ne cade un pezzo addosso.” Pag. 84
Leggevo e le analogie alla
realtà erano evidenti.
Non è proprio ciò che
sta accadendo? I cambiamenti climatici e l’inizio tiepido del tentativo di
diminuire i gas tossici entro il 2050, ma chi si è dimenticato di smantellare
le armi nucleari? Ed ecco che, in una pausa della pandemia, qui in Europa,
mentre si cercava di riorganizzare l’economia, l’occupazione, si tornava a
progettare e a legiferare, ecco che torna l’incubo della guerra nucleare,
quella totale, quella che annienta migliaia, milioni di esseri umani, animali e
la vegetazione, insomma la vita.
Ho letto, ascoltato i
pareri degli uni e degli altri, ho ascoltato i discorsi di Putin ai Russi e di Zelensky
agli Ucraini, i discorsi dei leader europei e i commenti dei commentatori.
Non vi credo.
Putin fa riferimento al
1939, evoca i gruppi neonazisti ucraini e ritiene di dover intervenire per
evitare ciò che accadde dopo il 1939. Putin invita i soldati ucraini a disertare.
Putin sta salvando l’Ucraina. La vuole demilitarizzata per il suo bene e
denazistizzata. Un salvatore che uccide coloro che dice di salvare. Putin deve
proteggere i russi che abitano in Ucraina. Putin ha assicurato di bombardare
solo obiettivi militari. La sua non è una guerra, è un intervento strategico.
“La guerra è pace e la
libertà è schiavitù”.
Anche Zelensky e la
maggior parte dei leader mondiali fanno riferimento al 1939, all’occupazione
dei territori abitati dalla popolazione di lingua tedesca, territori annessi a
cui seguì l’ occupazione militare della Polonia e lo scoppio della Seconda
Guerra Mondiale .Quindi chiede alle nazioni europee di intervenire
militarmente, per proteggere la democrazia, sapendo benissimo che un intervento
armato da parte della Nato provocherebbe la Terza Guerra Mondiale.
Sono parole.
Putin ha occupato
militarmente l’Ucraina, accerchiata, 63 km di carri armati fuori Kiev, la
capitale, sta radendo al suolo città e obbligando donne e bambini a diventare
profughi: due milioni e mezzo di profughi in 17 giorni di guerra. La Polonia
prima di tutti e poi i vari paesi europei stanno accogliendo i profughi. Nulla
sarà come prima.
I soldati ucraini non
disertano: combattono. Alcuni ucraini all’estero, sono partiti per combattere.
Anche donne. Anziane. Incapaci di sparare. Capaci di resistere.
I reporter mostrano
donne e uomini riempire centinaia di bottiglie di vetro con polistirolo e
liquido infiammabile e altri uomini riempire di sabbia sacchi e sacchi per
impedire l’avanzata. Gli ucraini non disertano, resistono. Nelle metropolitane,
nelle cantine si rifugiano. Scarseggia tutto. Davide contro Golia. Oggi sulla
Stampa la foto di una bambina con leccalecca e fucile seduta sul davanzale
della finestra.
In Russia la
comunicazione è controllata, gli inviati dei quotidiani stranieri sono dovuti
ripartire, le sanzioni dell’U.E. e di altre Nazioni stanno fortemente
indebolendo l’economia. I dissidenti sono in prigione, ma non solo quelli
storici, anche chi ha manifestato per la pace, compresi i bambini. Si parla di decine di migliaia, ma difficile
saperlo con precisione.
I morti in battaglia e
i morti a causa dei bombardamenti: non so la cifra, anche uno solo sarebbe
troppo, ma sono molti di più.
E che dire degli incubi e dei traumi dei
sopravvissuti che dureranno per anni dopo la fine della guerra. Ma quando
finirà?
Bisognerà ricostruire
ponti, case, scuole, ospedali, strade, industrie. Bisognerà arare campi
distrutti, chiedere perdono per le vite strappate, curare ferite profonde.
Non avevamo bisogno di
altro dolore.
Sono fatti. Di queste
terribili ore.
Leggevo il romanzo: donne che raccontano il regno liberticida di
Gilead, con il totale controllo degli individui, l’oppressione totale delle
donne, (questo romanzo è il seguito del Racconto dell’ancella), la paura, le
atroci punizioni, la noia di una vita senza cultura (gli abitanti non sanno
leggere e scrivere, tranne le Zie e i Comandanti), l’impossibilità di partire e
conoscere altri luoghi, la disinformazione e, quando interrompevo la lettura e
tornavo alla nostra quotidianità, di questo terribile marzo del 2022, ecco, nel chiudere il romanzo, che è
finzione e nel tornare nella realtà, non riuscivo a cogliere alcuna differenza,
alcun confine. Eppure discernere è importante.
La scrittrice canadese
nel “Racconto dell’Ancella” ci racconta l’oppressione della donna in un regime
teocratico e totalitario (quanta realtà nel romanzo distopico, sono situazioni
che realmente sono accadute e accadono nel mondo), mentre nei “Testamenti” ci
descrive come la stessa donna fondatrice riuscirà a distruggere Gilead (una
speranza e un sogno).
Vorrei vedere le donne
al tavolo delle trattative diplomatiche. Voglio sognare che in questo momento
una donna stia tramando come Zia Lydia per annientare chi distrugge, chi non sa
amare.
Non è vero che è tutta
una questione di potere, è tutta una questione di amore.
L’amore per i propri
figli, l’amore per la vita, la profonda conoscenza e consapevolezza di quanto
sia difficile, lento e faticoso crescere e quando facile e veloce distruggere:
la guerra azzera il futuro, lo rende incerto.
L’amore delle mamme
russe e ucraine per i loro figli e mariti: vorrei che vincessero loro e non i
padri che sono onorati del coraggio e del senso del dovere dei propri figli.
Mi chiedo come abbiamo
potuto in tre settimane ritornare alla divisione di genere: gli uomini
combattono e le donne con i figli in salvo. Ragionamenti, asterischi, canzoni,
mostre, foto, congressi, convegni, film ed eccoci alla solita storia di sempre.
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