Carissimo/a,
sono tornata!
Siete tantissimi. Quando scorro le statistiche sono stupita che tanti di voi stiano seguendo il mio blog.
Non ho scritto per molto tempo, capita a tutti coloro che scrivono, eppure voi state leggendo i miei vecchi articoli.
Grazie.
Oggi ho deciso di rompere il silenzio e di riprendere con la recensione di un libro per me speciale.
Davide, il mio amico libraio, dice che per alcuni è il libro della vita.
Io non so se ho un libro della vita: ho letto tanti libri e tanti mi hanno regalato sguardi, orizzonti nuovi, profondità sconosciute prima, insomma tanti mi hanno arricchito e sono miei amici.
Quindi non posso dirti che è il libro della mia vita, ma sicuramente che la storia in esso contenuta mi ha catturato.
Qui trovi la mia recensione.
UNA VITA COME TANTE
Il titolo originale è “A Little Life”. Io avrei tradotto Little con
“insignificante”, che è ciò che il protagonista prova, sente di se stesso e
della sua vita.
No, per me la vita che viene
raccontata nel libro non è una vita come tante.
E’ vero che le vite di molti
esseri umani è piena di dolore provocato dagli altri, ma la vita che leggerete
non è proprio come tante.
Un libro che mi mancherà, ora
che ho terminato di leggerlo, anzi mi manca già, anzi questa sera penso che
riprenderò a leggerlo per cercare altri tesori in esso racchiusi.
Un romanzo, come da tempo non
leggevo, ricco come i romanzi dell’800 e attualissimo nei temi.
Fino a pagina 131 la scrittrice racconta la
storia di 4 amici al college, le loro storie familiari, i loro sogni. Giovani
con un passato molto diverso, ma uniti e solidali. Giovani che continueranno ad
essere amici, a condividere i loro successi professionali, a sostenersi nei
momenti bui. Li seguiremo fino all’età adulta. Un avvocato, un attore, un
architetto, uno scultore. A New York.
Emerge in queste prime cento
pagine che uno dei quattro, Jude, ha vissuto una storia atroce, ma è solo da
pag.135 che la storia di questo ragazzo ha iniziato ad occupare totalmente il
mio cuore e la mia mente. A volte anche di notte.
Potrei dirti che è una storia
di violenza sessuale ai danni di un orfano, ma non basta.
Potrei dirti che è la storia
di un orfano, maltrattato, umiliato, picchiato, violentato sia dai monaci, sia
dagli assistenti di un orfanotrofio, sia da un tale dott. Traylor che lo vuole
morto e prova ad ucciderlo, senza riuscirci, ma lasciandogli come ricordo una
sofferenza fisica atroce per tutta la vita alla schiena e alle gambe.
Potrei dirti che è la storia
di un bellissimo ragazzo che non sa di esserlo, perché il corpo non lo sente
suo, perché odia il suo corpo o che è la storia di un avvocato di successo, di
un giovane brillante ed intelligente.
Potrei dirti che è la storia
di un disabile, di un malato, di un autolesionista, di un aspirante suicida.
Ma così non capiresti la forza
della storia, la sua potenza, la sua unicità.
La scrittrice non indulge mai
nella descrizione delle violenze e degli abusi subiti (Jude non riesce a
raccontare nulla di ciò che ha vissuto ), ma insiste sulle conseguenze che
pesano ora dopo ora sulla creatura adulta, amata da amici e insegnanti, ma che
si odia per ciò che è stato costretto a fare e ad essere. Il dolore che sente, si palpa, porta tutti ad aiutarlo, a
stimarlo, ad essergli accanto, anche se nessuno sa veramente cosa Jude abbia
vissuto durante la sua infanzia e adolescenza.
È così come ti ho scritto
sopra, ma è molto di più. E’ una storia di un dolore travolgente e di un amore
che ripara, che aggiusta, che comprende, che accoglie, che abbraccia, che
contiene, che permette di vivere ancora.
È un’altalena continua per il
lettore: si scende negli inferi della brutalità umana e si sale nei vertici di
amori paradisiaci.
E’ una storia di amicizia, di
amicizie, ma anche una storia di un forte amore paterno, percepito da Jude solo
a 51 anni, dopo essere stato adottato a trent’anni, ma non essere riuscito ad
affidarsi prima al padre. Per paura di essere tradito, usato, abusato ancora
una volta.
E’ la storia dei ricordi che
diventano mostri pronti a distruggere.
Jude non si ama e non capisce
perché Harold, William, Malcom, JB, Andy, Richard e altri ancora possano
amarlo.
Lo amano solo perché non sanno chi lui sia veramente, chi sia
stato.
E’ soprattutto la storia di
Jude e di William, di un’amicizia che diventa amore, amore tenero, amore
platonico, amore totale e la vita di Jude finalmente cambia e anche quella del
lettore.
La vita di Jude cambia ma non
per sempre, perché nulla è per sempre, ma per fortuna anche nella vita di un
uomo, che da bambino è stato ripetutamente violentato, può esserci spazio da
grande per la felicità.
Non so se questo sia il
messaggio dell’autrice o è quello che io desidero sia il messaggio possibile:
auguro a tutti coloro che durante l’infanzia hanno subito traumi che hanno
lasciato cicatrici sanguinanti di poter essere felici.
La storia non termina qui, ma
ti consiglio di leggerla, per la
sensibilità con la quale Hanya Yanagihara ha trattato temi attualissimi e per i
suoi personaggi, in particolare Jude e William, indimenticabili.
William, di cui ti ho parlato
pochissimo, è un eroe, un uomo capace di amare incondizionatamente e di dare a
Jude la forza di vivere.
E’ una storia di dolore: così mi
disse il mio amico libraio quando me lo consegnò.
Ed io aggiungo: dolore, sì,
tanto e amore, altrettanto.
Grazie Roberta,
RispondiEliminaPer la tua attenta ed emozionata recensione.
Penso che comprerò il libro.
Baci.
Consuelo