martedì 26 febbraio 2019

MEDITERRANEO REQUIEM









E poi succede.
Semplicemente.
Di ritrovarti in fila, una fila ordinata che arriva in via Milano, una sera di febbraio, questa sera di febbraio, tiepida, davanti al Duomo di Torino, in attesa del permesso di entrare e capita di sorridere alle persone avanti a te, proprio perché siamo lì, perché siamo simili, perché è evidente che crediamo negli stessi ideali, nello stesso ideale, nell’umanità, nella compassione. Siamo felici di essere in coda, credo che sia la prima volta che io sia felice di essere in fila.
Quando ci danno il permesso di entrare nel Duomo temo per un attimo che la folla ordinata e silenziosa si slabri, si getti in avanti alla ricerca del posto, invece no, la fila entra in Chiesa, nessuno supera l’altro. Un piccolo miracolo in Italia. Ma è solo il primo.
L’evento: in Duomo attori, musicisti e coristi provenienti da tutta l’Italia a proprio spese hanno organizzato un concerto gratuito in memoria dei migranti morti nel Mediterraneo.
Bisogna esserci, i torinesi silenziosi, che in questi mesi stanno sopportando parole e fatti che non condividono, devono diventare visibili.
Così è stato. La Chiesa era stracolma di gente,  molti in piedi e tutti silenziosi ad ascoltare i testi scelti e recitati da Davide Livermore e dagli attori del teatro Baretti e poi il coro nel Requiem di Faurè, accompagnato dal pianoforte di Carlo Caputo, diretti da Fabio Biondi con i solisti Valentina Escobar e Roberto d Candia. 
Mentre le parole e poi la musica riempivano lo spazio vuoto, le immagini di questi anni scorrevano nella mia mente, i barconi naufragati, i morti che galleggiavano, i giubbetti di salvataggio, la pagella cucita nel giubbotto, le bambole che galleggiano.
Teste basse, mani giunte.
Sarebbe stato meglio non dover organizzare una serata in memoria dei morti nel Mediterraneo, sarebbe meglio che nessuno muoia nel Mediterraneo.
Appena distoglievo lo sguardo dal coro, incontravo quello di un’amica, chi maestra appassionata della lettura tanto da diventare una volontaria della lettura ad alta voce, chi accesa sostenitrice del verde pubblico, chi corista come me, chi sconosciuto ma non per questo meno importante, anzi importante perché lì, presente, invece di stare a casa, comodo, sul divano. Tutte persone che nella vita donano energie e tempo  agli altri.

E’ poca cosa, forse anche un po’ chic, ascoltare un concerto in memoria dei naufraghi, ma se ognuno di noi fa ciò che sa fare, chi cantare, chi suonare, chi recitare, chi scolpire, chi disegnare, chi scrivere, chi curare, chi tradurre, chi ascoltare, chi imbiancare, chi cucinare, chi coltivare, chi costruire, chi educare….per il bene altrui, allora questo mondo potrebbe diventare un mondo migliore.
Questa sera per un’ora mi è sembrato possibile.

Grazie.


3 commenti:

  1. Grazie Roberta, di esserci stata e di aver condiviso. Grazie di esserti emozionata.
    Noi lo eravamo tantissimo, increduli e felici...un pubblico così numeroso, gentile e rispettoso ha infuso conforto e speranza in tutti, certamente qualcosa di cui abbiamo bisogno. E veicolare un messaggio di accoglienza e cordoglio attraverso la musica è uno dei nostri privilegi... qualcosa di cui tutti possono godere.
    Un saluto, Alessandra

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  2. Grazie 🙏 a te Roberta per la condivisione di questo evento di commemorazione che attraverso le tue belle parole mi hanno fatto vivere le tue stesse emozioni.... Ma hai ragione tu sarebbe stato ancor più bello se non fosse stato necessario questo evento.... Ma hai ancora più ragione dicendo che la condivione di questa giornata dedicata a chi non ha potuto portare a termine la loro lotta verso la salvezza ci fa superare che qualcosa può cambiare... Anzi deve cambiare e può succedere solo con il nostro intento di farlo succedere... Fatti e non parole..cara Roberta Grazie grazie grazie per avermelo ricordato...
    Paola

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  3. C'ero anch'io. In piedi contro una parete e poi seduta per terra. Forse è servito solo a noi. Ma così è il lutto. Un dolore condiviso per poter continuare a vivere. Però questo includeva nella nostra grande famiglia anche gli altri, i temuti "stranieri" Franca

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