Quest’anno il titolo della XIV edizione di Torino
Spiritualità mi è subito piaciuto, "Preferisco di no". Ho ascoltato la presentazione del
programma e ho deciso che volevo proprio immergermi per alcuni giorni in questo
mondo nel quale si incrociano i punti di vista, le idee, i progetti di artisti,
teologici, filosofi, poeti, scrittori, musicisti, psicoanalisti, sportivi e
chissà quanti altri da me non incontrati e nominati, intorno ad un avverbio
monosillabico potente: NO.
Difficilissimo scegliere tra i 131 eventi, tra cui ne cito alcuni: Massimo Recalcati,
Enzo Bianchi, Vito Mancuso, il parroco di Aleppo, la giornalista Hamira Hass,e moltissimi altri (156 ospiti).
Ho scelto di frequentare dei laboratori, per sperimentare l’arte
del dire di no, che spesso per eccesso di buona educazione e gentilezza, per
paura del conflitto, si è tentati di contenere. Attraverso la musica, il gesto
e la scrittura ho potuto riflettere sui No della mia vita, ma di questo non
scriverò. Nominerò però un giovane scrittore per ragazzi, Daniele Aristarco, curatore di un laboratorio, scrittore che non conoscevo e che apprezzo per lo sforzo di portare con le sue storie di
resistenti, di ribelli, la speranza nelle giovani generazioni che dire di no,
avendo un progetto, un no pacifico, non solo è possibile ma è auspicabile.
Già, ma” no” a cosa?
Cosa evoca a te lettrice/lettore il no? Prova ad immaginare
ora, mentre leggi, qualcuno che ti dica “ No”. Cosa provi?
Il No spesso evoca violenza, emarginazione, barriere e quindi
rabbia, evoca divieto, impedimento ma possiamo pensare al No come consapevolezza, come netta
posizione nei confronti del conformismo, dell’indifferenza, come rifiuto di un’ingiustizia.
Proviamo a pensare ai No nelle religioni.
Gesù si è opposto a regole ataviche che riteneva
profondamente ingiuste.
Quindi il No potrebbe essere un atto molto coraggioso,
controcorrente, rivoluzionario.
Pensiamo ai No delle
regole presenti in tutte le religioni: Non uccidere,(l’esempio è una mia idea)
per esempio, è una regola, un divieto, che “ci abbraccia” come direbbe Asha Phillips, perché ci permette di
prenderci cura di noi stessi e degli altri. Una definizione che ho trovato
affascinante, come non pensare ai No che diciamo come genitori ai nostri figli
per prenderci cura di loro quando pensiamo che un comportamento sia rischioso.
Il No è una pausa, diventa una parola gentile. Così, all’interno
della Chiesa di San Filippo Neri, abbiamo potuto riflettere con Asha su un modo
di declinare il no, un no gentile.
Subito dopo, al Carignano, Gino Strada ci ha ricordato che
quest’anno cade il 70esimo anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’uomo,
documento che è un chiaro No alla barbarie perpetrata durante la II Guerra
Mondiale. Però, i principi racchiusi
nella Carta sono ancora disattesi: dal 1945 si contano 259 guerre. Dire No alla
guerra può essere considerata un’utopia, come nel 1700 poteva sembrare un’utopia
l’abolizione della schiavitù. L’uomo è progredito nella scienza e nella
tecnica, ma non nell’etica. L’individuo può dire No a tutto questo: Gino Strada
lo ha detto operando come medico chirurgo nelle zone di guerra. Emergency in 25
anni ha curato 9milioni di esseri umani. Una testimonianza preziosa, un modo
coraggioso di non ignorare la sofferenza e di portare a tutti le cure. Una
storia che conosco bene, quando insegnavo raccontavo ai miei alunni la storia
di Emergency, ma non mi stanco mai di ascoltare Gino Strada.
Ho voluto poi incontrare il Dott. Berrino, autore di diversi
libri che mirano a sviluppare la consapevolezza dell’importanza del cibo per la salute dell’uomo. Qui i no che si
debbono dire sono ad alcuni cibi, alla fretta, alla sedentarietà. Con lui Daniel
Lumera: entrambi propongono di dire no alle cattive abitudini e di trovare il
coraggio del cambiamento.
Ho ascoltato Corrado Pensa, maestro di meditazione Vipassana,
tracciare in una lezione la sintesi chiara e completa del buddismo: il no
questa volta è un no alla sofferenza e un sì ad un cammino che ci conduca alla
felicità.
La strada è più semplice di quello che si possa pensare,
bisogna avere costanza e pazienza e presto si possono notare i cambiamenti
nella propria vita.
Ogni relatore ha donato la propria diretta esperienza con rispetto verso noi ascoltatori. Tutti hanno
dimostrato con la loro vita che se coniughi la conoscenza con la virtù (fatti non foste per viver come bruti, ma per
seguir virtute e conoscenza) il risultato della tua vita è grandioso,
diventi un costruttore di pace, un portatore di pace.
Ho concluso la mia carrellata sugli incontri di 4 su 5 giorni
di Torino Spiritualità con Guccini attraverso i personaggi mai allineati delle
sue canzoni, che sono poesie, ricche di figure retoriche e rime, come ha
spiegato Gabriella Fenocchio.
Torino spiritualità è molto di più: offre l'opportunità di praticare yoga per due giorni, di incontrare monaci buddisti e praticare con loro, di camminare per sentieri contromano alla ricerca di storie di umana resistenza al male.
Sono più ricca oggi, dopo quattro giorni di ascolto e di
laboratori, sono ricca di spunti, sono ricca di riflessioni, ricca di nuovi
libri da leggere, di nuove domande e nuovi dubbi.
Grazie al curatore di Torino spiritualità, Armando Buonaiuto
per l’argomento scelto e per i testimoni invitati.
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