venerdì 10 novembre 2017

SANGUE SPORCO








SANGUE SPORCO
Trasfusioni, errori e malasanità
Di Giovanni del Giaccio

Giovanni è un giornalista del Messaggero ma anche un vicino di casa, di quando torno ad annusare l’aria che profuma di pini mediterranei  e degli odori dei miei genitori.
Non sapevo che fosse un giornalista indipendente.
E’ stata una scoperta, casuale: quando ci si incontrava, si parlava di amministratore del condominio e di problemi legati alle spese comuni.
Poi facebook, come spesso accade di questi tempi, strani tempi, ti fa scoprire qualcosa in più delle persone che tu conosci poco. Ho scoperto che avrebbe presentato ad Anzio un suo libro inchiesta sulla malasanità, in particolare sugli errori commessi negli anni 80 sulle trasfusioni.
Ce ne sono pochi in Italia di giornalisti indipendenti, purtroppo e quei pochi faticano a farsi ascoltare, vengono facilmente esclusi.
 Solamente di pochi giorni fa è la notizia che la giornalista Milena Gabanelli,  stimata da molti italiani , ha dato le dimissioni dalla Rai per la chiara difficoltà di trovare una collocazione adeguato all’interno del palinsesto Rai.
Non solo ho letto il libro inchiesta di Del Giaccio, ma ora sono qui che scrivo sul mio blog delle storie, il mio piccolo spazio lanciato nella rete, il mio modo di contribuire, come so fare, affinché anche tu lettore venga a conoscenza di questa utilissima inchiesta.
Il libro può essere diviso in due parti: nella prima si ripercorre la storia generale delle trasfusioni di sangue e della legislazione in materia, nella seconda parte si possono leggere le storie di alcuni politrasfusi, le conseguenze nelle loro vite, la battaglia legale per avere un risarcimento dovuto.
Delle numerose storie raccolte da Giovanni ho scelto di raccontarvi brevemente quella di un cittadino torinese, purtroppo deceduto da poco, Presidente dell’Associazione politrasfusi italiani, Angelo Magrini, che ha trovato la forza di testimoniare e di aiutare altre persone. Magrini era nato emofilico, ma, a seguito di una trasfusione effettuata nel 1991 contrasse l’epatite C, successivamente si ammalò di un tumore al fegato. E’ stato salvato dai professori Salizzoni e Rizzetto e ha fatto “della sua malattia  e della battaglia per gli emofiliaci la sua ragione di vita”.
Le persone infettate dalla malasanità, ricorderete il processo Poggiolini, hanno visto la loro vita distrutta, mariti che scappano per paura del contagio, precauzioni in famiglia che rendono la vita difficile, mancanza di lavoro. Insomma, il danneggiato da trasfusioni infette, viene allontanato spesso dalla società e diventa due volte vittima del sistema.
Questa inchiesta ha il merito non solo di ricordarci un dramma, quello del sangue infetto in Italia, ma anche di segnalarci un problema odierno: quello dei nuovi farmaci in grado di contrastare l’epatite. Il Prof. Gasparrini afferma che siamo di fronte a una rivoluzione epocale, perché farmaci così innovativi arrivano una volta ogni trent’anni.
Ci sono le coperture finanziarie adeguate e esistono azioni di screening e di censimento dei pazienti?
Con questa domanda lascio a te lettore/lettrice il compito di documentarti, perché la democrazia è reale quando il cittadino si documenta e interroga la politica e chiede, a chi decide, di orientare le scelte verso il bene comune e sicuramente debellare l’epatite C ha un costo immediato ma fortissimi risparmi sociali e personali nel tempo.
Grazie Giovanni.



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