SANGUE
SPORCO
Trasfusioni,
errori e malasanità
Di Giovanni
del Giaccio
Giovanni è
un giornalista del Messaggero ma anche un vicino di casa, di quando torno ad
annusare l’aria che profuma di pini mediterranei e degli odori dei miei genitori.
Non sapevo
che fosse un giornalista indipendente.
E’ stata una
scoperta, casuale: quando ci si incontrava, si parlava di amministratore del
condominio e di problemi legati alle spese comuni.
Poi facebook,
come spesso accade di questi tempi, strani tempi, ti fa scoprire qualcosa in
più delle persone che tu conosci poco. Ho scoperto che avrebbe presentato ad
Anzio un suo libro inchiesta sulla malasanità, in particolare sugli errori
commessi negli anni 80 sulle trasfusioni.
Ce ne sono
pochi in Italia di giornalisti indipendenti, purtroppo e quei pochi faticano a
farsi ascoltare, vengono facilmente esclusi.
Solamente di pochi giorni fa è la notizia che
la giornalista Milena Gabanelli, stimata
da molti italiani , ha dato le dimissioni dalla Rai per la chiara difficoltà di
trovare una collocazione adeguato all’interno del palinsesto Rai.
Non solo ho
letto il libro inchiesta di Del Giaccio, ma ora sono qui che scrivo sul mio
blog delle storie, il mio piccolo spazio lanciato nella rete, il mio modo di
contribuire, come so fare, affinché anche tu lettore venga a conoscenza di
questa utilissima inchiesta.
Il libro può
essere diviso in due parti: nella prima si ripercorre la storia generale delle
trasfusioni di sangue e della legislazione in materia, nella seconda parte si
possono leggere le storie di alcuni politrasfusi, le conseguenze nelle loro
vite, la battaglia legale per avere un risarcimento dovuto.
Delle
numerose storie raccolte da Giovanni ho scelto di raccontarvi brevemente quella
di un cittadino torinese, purtroppo deceduto da poco, Presidente
dell’Associazione politrasfusi italiani, Angelo Magrini, che ha trovato la
forza di testimoniare e di aiutare altre persone. Magrini era nato emofilico,
ma, a seguito di una trasfusione effettuata nel 1991 contrasse l’epatite C,
successivamente si ammalò di un tumore al fegato. E’ stato salvato dai
professori Salizzoni e Rizzetto e ha fatto “della
sua malattia e della battaglia per gli emofiliaci la sua ragione di vita”.
Le persone
infettate dalla malasanità, ricorderete il processo Poggiolini, hanno visto la
loro vita distrutta, mariti che scappano per paura del contagio, precauzioni in
famiglia che rendono la vita difficile, mancanza di lavoro. Insomma, il
danneggiato da trasfusioni infette, viene allontanato spesso dalla società e
diventa due volte vittima del sistema.
Questa
inchiesta ha il merito non solo di ricordarci un dramma, quello del sangue
infetto in Italia, ma anche di segnalarci un problema odierno: quello dei nuovi
farmaci in grado di contrastare l’epatite. Il Prof. Gasparrini afferma che
siamo di fronte a una rivoluzione epocale, perché farmaci così innovativi
arrivano una volta ogni trent’anni.
Ci sono le
coperture finanziarie adeguate e esistono azioni di screening e di censimento
dei pazienti?
Con questa
domanda lascio a te lettore/lettrice il compito di documentarti, perché la
democrazia è reale quando il cittadino si documenta e interroga la politica e
chiede, a chi decide, di orientare le scelte verso il bene comune e sicuramente
debellare l’epatite C ha un costo immediato ma fortissimi risparmi sociali e
personali nel tempo.
Grazie
Giovanni.
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