L'ultimo libro di
Lidia Ravera è dedicato a tutte le donne e a tutti gli uomini che hanno paura
di invecchiare, ma anche alle donne più libere e agli uomini più originali.
Ho iniziato
a leggere il romanzo per curiosità, ho faticato a leggere i primi capitoli
perché la storia mi appariva piuttosto banale: una docente universitaria in
pensione, separata di fatto, riceve in eredità dal padre un convento a Civita
di Bagnoreggio. Il padre inoltre, ex partigiano, le lascia una notevole
eredità, frutto di giochi in Borsa. La donna decide di ristrutturare il
convento e ospitare i compagni che nel 1978 vivevano in una comune con lei a
Milano.
Man mano che
leggevo, più che la storia in sé e per sé ho apprezzato alcune riflessioni
sulla natura umana nelle varie epoche della vita.
In fondo, la
storia di Costanza, la protagonista, donna eccentrica, come dice la sua amica Anna,
che vive ogni relazione affettiva in
modo egoistico, si intreccia con quella di suo figlio Matteo e di una giovane
inglese, Chelsie, bella, ragazza madre e povera.
La gioventù
rievocata dalla protagonista confrontata con la vecchiaia e con la gioventù
vissuta da Matteo e da Chelsie, sono i temi su cui Lidia Ravera ci invita a
riflettere.
Il progetto
della ristrutturazione del convento è al centro del libro e gli amici che
dovrebbero abitare quel luogo possono essere solo coloro che hanno permesso a
Costanza di uscire dalla “tana della famiglia”…che le hanno permesso di capire
che “compiere quotidianamente il proprio dovere non è tutto….che esiste il
piacere…che si può essere allegri”. Lei vuole ritrovare loro, quel gruppo di
giovani rivoluzionari che le ha insegnato a vivere e invitarli a vivere la
vecchiaia insieme. Il primo ex-compagno, Mauro, la delude al punto che Costanza
decide di rinunciare al progetto. Comprende che la vecchiaia è il momento in
cui la vita diventa povera: “di eventi,
di rapporti, di illusioni”, che serve per disaffezionarci alla vita,
diversamente l’idea di morire ci sarebbe
intollerabile.
Costanza
decide di accettare qualsiasi invito fino alla sera in cui, priva di inviti,
prova un penoso senso di non esistenza, il disagio di chi è costretto a cercare
relazioni per non sentire il vuoto della sua esistenza.
Neanche la
presenza dell’amato figlio, tornato dagli Usa, dopo essersi separato dalla
moglie, riesce a colmare il vuoto.
Matteo, come
tutti coloro che hanno “tutta la vita
davanti, compaiono, scompaiono, piangono, ridono, si accoppiano, si parcheggiano
nella tua vita per il tempo che serve e tu devi accoglierli, sfamarli,
ospitarli. Ma non sei mai un interlocutore. Ti parlano solo se vogliono. Non
rispondono alle tue domande. Non quando gliene poni, magari dopo, quando gli
gira…”
In questo
periodo così travagliato ad illuminarle l’esistenza c’è la giovane e bella Chelsie,
che, venuta a conoscenza del progetto di Costanza, si adopera a cercare
un’amica del vecchio gruppo, Anna.
L’incontro
con Anna, malata terminale, modificherà radicalmente i piani e la storia.
Costanza, aiutata da Anna, stabilisce i contatti con tutti gli ex amici e si
adopera per l’amica fino a quando non scopre che il suo ex marito si è
innamorato.
Per anni Dom
silenziosamente l’ha sostenuta e protetta, ma lei se ne accorge nel momento in
cui lui si innamora di un’altra donna. In quel momento capisce di amarlo
ancora.
Ripercorre
da sola un viaggio condiviso con la sua famiglia, il marito e il figlio, molti
anni prima. Per compierlo, sparisce, lasciando il cellulare a casa. E’ sola e
vuole trovare in sé la forza e il coraggio di proseguire e contemporaneamente
vuole ricordare la sua giovinezza.
Ancora una
volta Dom la troverà e la riporterà a Roma, da dove lei ripartirà per
incontrare Anna nel suo addio al mondo, a Civita di Bagnoreggio, nel convento
non ristrutturato, dove tutti gli amici si sono ritrovati, grazie a Dom, sempre pronto a portare a termine i progetti
di Costanza.
La storia
forse non è particolarmente originale, ma interessanti sono le riflessioni che
via via accompagnano questo viaggio verso la vecchiaia, i ricordi e il tentativo
di distacco da tutto ciò che ti circonda. Simbolico è il luogo prescelto,
Civita di Bagnoreggio, sospesa nel nulla e collegata da un ponte sulla
terraferma.
Il terzo
tempo della vita è un tempo sospeso tra ciò che sei stato fino ad ieri e il
nulla.
Nessun commento:
Posta un commento