DUE DONNE
SPECIALI al Festival Letterario “Scritto misto”
Chi osserva
palazzi dei centri storici può osservare i segni perenni di battaglie del
passato attraverso fori di proiettili o di cannoni.
A Torino,
per esempio, in Piazza San Carlo, che solo a nominarla ormai mi vengono i
brividi dopo i fatti del 3 giugno, un palazzo ha i segni del cannoneggiamento
del 1706.
Ci sono
persone che portano dentro di sé i segni della guerra, le violenze, le
sofferenze, a volte portano dentro di sé delle pallottole, rimaste lì a ricordare
sempre ciò che è la guerra, a volte i segni dell’odio dell’uomo che hanno amato.
Sabato sera ho conosciuto a Laux, in occasione del
Festival Letterario Scritto misto, una donna che porta dentro di sé un
proiettile vero, mai estratto, che ancora non le permette di dormire per il
dolore.
Il ricordo
di ciò che accadde tanti anni fa è sempre con lei.
Una donna
partigiana, una staffetta, come si usava dire, oppure oggi potremmo usare il
termine di ufficiale di collegamento, perché queste donne coraggiose portavano
in bicicletta ordini, armi, esplosivi, cibo, medicine a rischio della loro
vita.
Maria
Airaudo ha superato i 90 anni ma continua a testimoniare ovunque la chiamino,
ai ragazzi nelle scuole oppure alle persone desiderose di ascoltare, come è
successo sabato scorso nella splendida cornice del lago del Laux.
La
testimonianza di Maria Airaudo ha tratteggiato un’epoca: le donne non avevano
alcun diritto, lavoravano fino al momento del parto, così come una sua collega
che partorì in fabbrica tra i telai e fu Maria, appena 13enne a tagliare il
cordone ombelicale memore dell’esempio datole dal padre quando nacque un
vitellino. Partorire in ospedale era un lusso in quegli anni, siccome la
gravidanza non era una malattia, ingiustamente le donne non avevano diritto al
ricovero gratuito, quindi preferivano partorire in casa, con tutte le
conseguenze del caso.
Maria,
seppure giovanissima, decise di aiutare questa mamma e lavorava anche per lei,
facendo girare non 8 ma 16 telai. Si lavorava a cottimo e la mamma aveva
bisogno di denaro per sostenere una numerosa famiglia con un capofamiglia
dedito al bere.
Le donne
della fabbrica scioperarono per ottenere diritti per la giovani mamme e ottennero
una settimana di permesso dopo il parto. Una grande conquista in quegli anni in
cui non esistevano i diritti e dovremmo ascoltare più spesso queste storie per
evitare di vivere in un mondo in cui, mentre si discute di permessi per il
padre, le madri, a causa del lavoro precario, rinnovato di mese in mese, non
hanno più alcun diritto.
Le donne
della sua fabbrica volevano pane e pace, quel po’ di pane a cui avevano diritto
con la tessera non bastava. Avevano fame.
Maria racconta l’eccidio di ventidue uomini a Bagnolo
Piemonte il 30.12.1943. Questa tragedia le permise di scegliere la pericolOsa
vita della staffetta partigiana.
Il sabato precedente
ascoltai Lucia Annibali, che non vorrebbe essere ricordata come vittima della
violenza cieca del suo ex fidanzato, ma che porta sul volto ancora molto bello
i segni di quell’odio.
Una donna
che, dopo aver lottato per sopravvivere nel migliore dei modi, oggi è consulente
presso il Ministero delle pari opportunità per aiutare tutte le altre donne che
come lei soffrono e rischiano, affinché trovino aiuto, consiglio, protezione,
lavoro, ciò di cui hanno bisogno per liberarsi dalla tirannia di un rapporto
sbagliato.
Anche lei,
vittima di violenza, ha usato solo parole di pace, parole di amore. Una sua
riflessione in particolare desidero condividere: le donne che riescono a vivere
questi rapporti estremamente difficili sono donne forti e non deboli, come si
pensa normalmente. Un’indicazione per il futuro: concentrarsi sugli uomini
maltrattanti. Credo che questo compito sia di tutti noi: ogni volta che
sentiamo, vediamo maltrattare un’amica, una sorella, una madre, una figlia,
pensiamo che noi possiamo e dobbiamo essere di aiuto.
Un
particolare ringraziamento all’organizzatrice Deborah Severini, al Duo Battaglini che accompagna gli incontri con la musica e allo sponsor,
l’albergo-ristorante Lago del Laux, per questi incontri con persone che ci
aiutano a riflettere, a ricordare e poi a operare nel mondo in modo più
consapevole.
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