sabato 6 maggio 2017

TRE STORIE DI DONNE



In questi ultimi mesi ho visto tre film usciti verso la fine del 2016 che hanno in comune storie di donne.
I tre film sono: 7 minuti di Michele Placido, Libere, disobbedienti, innamorate di Maysaloun Hamoud, Il diritto di contare di Theodore Melfi.
Questa sera ho voglia di raccontarti un filo rosso che mi sembra leghi insieme storie completamente diverse, ambientate in epoche e realtà dissimili.



7 minuti.
Il film di Michele Placido trae ispirazione da una vertenza sindacale avvenuta realmente in Francia nel 2012. Nel film siamo in Italia e il consiglio di fabbrica, composto da 11 donne, deve decidere sulla proposta della nuova proprietaria di ridurre la pausa pranzo di 7 minuti.
Cosa sono 7 minuti?
Poca cosa, sicuramente, se accettare significa conservare il lavoro in una società dove tutte le fabbriche hanno chiuso o stanno chiudendo.
Apparentemente poca cosa rispetto alla paura di perdere il lavoro.
Se invece si pensa che quei sette minuti individuali sono 900 ore di lavoro  non retribuito al mese, si capisce che sono posti di lavoro in meno.
Se si pensa che negli anni 80 la pausa era di 45' e poi è scesa e 30’ e poi a 15’ e ora la proposta è di avere una pausa di 8’, forse si capisce che la posta in gioco è altra.
E’ la paura a giocare il ruolo da protagonista,  le operaie non hanno altra scelta che accettare. La crisi economica globale, le fabbriche che chiudono, i mariti disoccupati, dieci di loro hanno già deciso, si accetta e invece no, sollecitate da una bravissima Ottavio Piccolo, iniziano a discutere, a litigare, a dividersi, poi,  piano piano capiscono che ogni scelta riguarda non solo se stesse e il piccolo mondo a cui si appartiene, ma tutti, perché il loro rifiuto ad accettare questa condizione può diventare esempio così come la loro possibile resa alle richieste della proprietà, perché di 7 m in 7 minuti i lavoratori perdono tutti i diritti, così come sta avvenendo ovunque.
Ritornare ad essere solidali, avere coraggio, comprendere le conseguenze delle decisioni, non accontentarsi, tornare a sognare, questo è ciò che voglio ricordare di questo film.
Perché la realtà è che oggi lavorare, anche se sottopagati e sfruttati è una fortuna e in virtù di questo tutti accettano tutto.
La realtà è che il lavoratore, ma che dico, il cittadino si sente molto solo.




IL DIRITTO DI CONTARE
Tre donne, tre donne nere, tre donne intelligenti e colte, tre donne assunte alla NASA negli anni 60 per contare, tre donne che riescono a superare la diffidenza, l’ostilità verso di loro, donne, nere e intelligenti, insomma la summa di tutto ciò che è di ostacolo al successo!
Una storia vera che fa bene al cuore conoscere: tre donne che riescono a contare nella vita, ad avere successo.
Il film racconta una storia alla maggior parte delle persone e comunque a me, sconosciuta.
I tempi sono quelli della corsa allo spazio da parte di Urss e Usa, ovvero anni 60. Il luogo:  Virginia.
La matematica afroamericana Katherine Johnson tracciò, nonostante tutte le difficoltà incontrate perché donna, nera e intelligente, le traiettorie per il programma Mercury e per la missione Apollo 11. Nel film la sua storia si intreccia con quella di sue due colleghe, la supervisore Doroty Vaughan e la prima ing.afroamericana Mary Jackson.
Se non lo hai visto, caro lettore e cara lettrice, ti consiglio di vederlo.



Libere, disobbedienti, innamorate
In Between, titolo originale del film, si narra la storia di tre giovani donne palestinesi in una vivace Tel Aviv, ai giorni d’oggi.
Tre donne molto diverse tra loro, chi spregiudicata e libera, chi legata alle tradizioni, ma tutte e tre unite dalla solidarietà nella speranza di emanciparsi dagli schemi imposti dalle loro tradizione.



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