La lettera del Gruppo di
Firenze del 4.02.2017 indirizzata al Parlamento e al Governo italiano e
pubblicata sul blog del Gruppo, ha suscitato molte reazioni.
Ho voglia di commentarla anche
io, che per anni ho insegnato con passione italiano nella Scuola Secondaria di
Primo grado, perché ritengo che finalmente si possa aprire un dibattito su un
problema che mi è molto caro.
Nel rispetto di ogni
disciplina, io tratterò dell'insegnamento dell'italiano, perché questo è
l'oggetto della lettera in questione.
La premessa contenuta nella
lettera dei 600 è la seguente:
È chiaro
ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi
scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Da
tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro
studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in
terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcuni atenei hanno persino
attivato corsi di recupero di lingua italiana.
Indubbiamente è una
considerazione generica, come hanno scritto molti commentatori, sarebbe stato
preferibile corredare tale affermazione con dati scientifici, ricerche,
risultati dei test Invalsi o Pisa, ma il problema denunciato corrisponde a ciò
che ogni insegnante di italiano di qualsiasi ordine di scuola conosce molto
bene.
Oggi la scuola italiana è
frequentata da giovani molto capaci, pochi e giovani poco preparati, molti.
Inoltre, noi docenti non
possiamo più raccontare che chi studia, chi è meritevole, chi si sacrifica
oggi, potrà aspirare ad un lavoro qualificato, domani.
Quale lavoro? Con quale
contratto? In quale paese del mondo? A quale prezzo personale?
E' sotto gli occhi di tutti il
dato allarmante della disoccupazione giovanile italiana e dei giovani che si
sono trasferiti all'estero nel 2015.
Interessa veramente ai nostri
governanti la formazione umana?
I nostri allievi ci ricordano
che ciò che conta oggi è conoscere bene la lingua inglese, l'italiano lo
capiscono e questo basta loro.
Il gruppo di Firenze propone
tre linee di intervento:
–
una revisione
delle Indicazioni Nazionali (ex- programmi)
–
l'introduzione di
verifiche nazionali periodiche (dettati – riassunti ecc)
–
la partecipazione
dei docenti della scuola in entrata alle verifiche in uscita.
Temo che i colleghi firmatari
della lettera non abbiano ben chiaro cosa succeda realmente a scuola.
Proverò, senza violare alcun
segreto, a cui noi docenti siamo tenuti per deontologia professionale, a
spiegare cosa accade nei nostri consigli di classe, quando si valuta
collegialmente un* alunn* e poi proverò a fare io, modestamente, delle
proposte.
Nella scuola secondaria di
primo grado gli insegnanti possono essere 9 ma anche 12 (Riforma Gelmini,
riduzione delle ore di italiano, rivoluzione nella distribuzione delle
cattedre).
Ognuno valuta il rendimento
nella propria disciplina e al termine della terza media, il voto finale è
rappresentato dalla media matematica di tutti i voti. E' facile quindi
raggiungere la sufficienza e accedere all'esame con il voto di consiglio.
Il gruppo dei 600 propone
delle verifiche nazionali periodiche.
Io propongo di ripristinare
gli esami alle elementari.
Propongo uno studio sulla
conoscenza dell'italiano tra i ragazzi che hanno affrontato tutti gli esami,
grado per grado e tra quelli che invece sono sempre stati certi di essere
promossi. E' il secondo gruppo che sta frequentando l'università.
Io propongo di ripristinare
gli esami a settembre. Essere rimandato a settembre è molto diverso dal debito.
A settembre si poteva essere bocciati.
Accanto a questo ritorno al
passato, propongo di allestire molti laboratori manuali per tutti quei ragazzi
che non sono portati per lo studio astratto.
Noi dobbiamo dare a tutti le
stesse possibilità, questo è un nostro dovere imprescindibile, ma dobbiamo
anche riconoscere i talenti di ciascuno e non pretendere che tutti abbiano gli
stessi talenti. Ciascuno a scuola deve poter sperimentare se stesso, ma se
l'intelligenza esercitata a scuola è solo quella logico-verbale e astratta, coloro
che hanno altre intelligenze proveranno solo frustrazione, rabbia, impotenza,
delusione e saranno delle mine vaganti per la classe, per la scuola, per la
società. Non dico nulla di nuovo, lo so, peccato che in questi anni abbiamo
visto chiudere uno ad uno i laboratori di cucina, di falegnameria, di ceramica
in nome della mancanza dei docenti, delle compresenze necessarie, della
sicurezza (poi però cadono i soffitti).
Lo Stato italiano ha voluto
risparmiare sull'istruzione e questi sono i risultati. Le varie “riforme” hanno
eliminato compresenze, hanno diminuito le ore di docenza di italiano, hanno
bloccato i contratti, hanno aumentato il numero degli allievi e con loro i
problemi, hanno aumentato gli anni di lavoro, permettendo che persone di più di
60 anni affrontino ogni giorno gruppi classe di giovani pieni di energia e a
volte di rabbia.
Nessuno pensi che io propongo
scuole/lavoro, ghetti o cose del genere.
Io cerco di essere realista e
in questi anni ho assistito alla promozione, non per mia volontà, di giovani
che non solo non avevano competenze linguistiche o matematiche, ma non avevano
sviluppato neanche altre competenze. Questi ragazzi vengono licenziati e
destinati al fallimento.
La scuola in questo caso
fallisce il suo compito primario, che è quello di permettere a ciascuno di
diventare cittadini responsabili, di essere autonomi e di dare il proprio
contributo alla società.
I professori firmatari della
lettera propongono la presenza di colleghi alle verifiche in uscita: è chiaro
che i docenti si siano offesi.
Non credo che sia la soluzione
al problema, credo invece che dovremmo tutti imparare a lodare i maestri e i
professori della scuola secondaria, perché dalla stima e dal nostro rispetto
può nascere la stima dei ragazzi, elemento fondamentale per l'apprendimento.
Ultimo consiglio dei 600 è
quello di modificare le Indicazioni Nazionali.
Io ho sempre letto le
Indicazioni Nazionali ai miei allievi, le ho fotocopiate e date in lettura alle
famiglie.
Le indicazioni nazionali sono
estremamente ambiziose, tratteggiano un profilo di un cittadino colto e
responsabile in uscita al termine degli otto anni.
E' chiaro che, essendo
indicazioni e non programmi vi è libertà.
Non credo però che siano le
Indicazioni Nazionali a dover essere riscritte, credo che si debbano pagare
adeguatamente gli insegnanti per il loro importante lavoro, del quale ci si
accorge solo qualche volta.
Capire che il nostro lavoro,
se svolto nel modo migliore, richiede molte ore, tutte quelle necessarie a
leggere scritture indecifrabili, testi incoerenti e scorretti e a insegnare a
ciascuno a ricostruire il testo e con esso il pensiero, in modo coerente e
logico.
Il linguaggio è ciò che ci
contraddistingue come specie, è ciò che ci rende unici nell'Universo, almeno
rispetto alle conoscenze odierne, quindi proviamo a prestare la dovuta
attenzione a coloro che formano le giovani menti.
Ripartiamo da qui.
Ho lavorato in un Istituto Comprensivo
e ho molta stima dei miei colleghi che insegnano nella scuola primaria.
I miei migliori alunni sono
prima di tutto stati i migliori alunni dei miei colleghi maestri e poi lo sono
stati dei miei colleghi alle superiori.
Il problema è che è vero anche
il contrario: i bambini con lacune ortografiche, lessicali, con difficoltà a
comprendere un testo, a riassumerlo sono diventati ragazzi e hanno conservato
gelosamente quelle difficoltà, ignorando ogni mio personale tentativo o di
altri colleghi, ovviamente, di correzione dell'errore, di motivazione alla
lettura, di motivazione alla cultura in generale.
Il problema vero è che non si può insegnare a
chi non vuole imparare e questo vale per ogni insegnante, di ogni ordine di
scuola. Se accanto a questa banale verità, l'insegnante è considerato l'unico
responsabile dell'apprendimento del singolo allievo, ovvero deve dimostrare di
aver provato ogni mezzo per interessare, stimolare, aiutare l'apprendimento,
senza considerare la responsabilità dell'alliev* e della sua famiglia, se i
dirigenti scolastici sono valutati su dati quantitativi, allora è chiaro a tutti che il singolo
insegnante rischia di essere isolato e illuso nel suo quotidiano sforzo di
insegnare a chi non solo non vuole ma è anche sostenuto dal contesto.
Per chi volesse saperne di più
http://gruppodifirenze.blogspot.it/
http://www.minimaetmoralia.it/wp/lo-sviluppo-un-paese-passa-leducazione-linguistica-la-lettera-dei-600-la-nostalgia-scuola-classista/
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